Jurassic Act

«I think it’s unconstitutional to set myself up as a censor».

 Una notte con Vostro Onore (First Monday in October) è un film del 1981 diretto da Ronald Neame e interpretato da Jill Clayburgh e da quel mostro di Walter Matthau.

«Mi dica, lei crede sinceramente che il film La Nuda Ninfomane sia arte?

Certo, perché no? Chi può dire che non lo è? E poi, cos’è l’Arte? Non lo sanno gli artisti, figuriamoci gli avvocati».

Matthau interpreta un vecchio giudice della Corte Suprema contrario a qualsiasi forma di censura e la Clayburgh la prima donna nominata nell’Alta Corte: lei, alla censura, ci crede eccome (va notato che Matthau la chiama giudichessa e lei si offende, vuole essere chiamata giudice, a dimostrazione che il patriarcato non ne azzecca una). Il film va avanti così, con dialoghi spettacolari (E’ pericolosa! Quella donna è assolutamente pericolosa! Gli uomini di questa Corte devono rimanere uniti. In fondo siamo rimasti solo in otto, contro tutta quella donna), fino a un happy ending poco credibile e molto consolatorio. Ma va bene così: chiunque ami le cose belle non può che essere grato al cielo per un paio d’ore di Matthau. Fatto sta che, alla fine, se sboccia un amore, la censura resta eccome. In America. Da noi, invece, la censura non c’è più, o almeno così sembra. La sua abolizione (almeno sulla carta, almeno in Italia), sarebbe un’ottima notizia, se non fosse il sospetto che la cosiddetta abolizione sia legata non tanto a un principio minimo di decenza, quanto alla sua sostanziale inutilità.

In parole povere, stiamo abolendo i dinosauri soltanto perché ormai si sono estinti.

La censura aveva un senso quando a fare i film erano Monicelli e De Sica, e quando i censori avevano un’idea di come volevano che il nostro paese diventasse: questo, perché c’era il serio pericolo che diventasse qualcosa di diverso da quello che aveva in mente, ad esempio, Andreotti, che attaccava a viso aperto l’autore di Umberto D.:

«Se è vero che il male si può combattere anche mettendone duramente a nudo gli aspetti più crudi è pur vero che se nel mondo si sarà indotti, erroneamente, a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del secolo ventesimo, De Sica avrà reso un pessimo servigio alla sua patria…che è anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita legislazione».

Appunto, allora c’era il pericolo che i dinosauri raccontassero l’esistenza di una società diversa da quella di Don Bosco e del Forlanini, ma oggi? A cosa servirebbe la censura, oggi? Se il suo scopo è stroncare quello che rappresenta la morale pubblica, a niente. Perché la morale pubblica è molto più avanti della censura, è molto più feroce del giovane Andreotti, C’è bisogno di censurare Kevin Spacey, la cui meravigliosa carriera è stata distrutta da uno scandaletto? O Woody Allen, ridotto a doversi difendere fuori dai tribunali che l’hanno assolto? O, per restare più modestamente in casa nostra, Fausto Brizzi, che si è visto addirittura cancellare il nome dai manifesti dei suoi film, salvo poi vedere archiviate le accuse contro di lui? La morale pubblica si è ormai convertita a un sacrestanesimo feroce, roba da far impallidire i vecchi democristiani: cosa se ne farebbe della censura?

Che bisogno ci sarebbe, oggi, di censurare Elio Petri? O meglio, ci sarebbe, se esistesse la possibilità di un Elio Petri regista, che è come i dinosauri: non c’è più. I film si fanno se ci sono i soldi, e i soldi si fanno vendendo i film alle televisioni, o facendosi produrre dai colossi dello streaming, come è successo a Scorsese. Ma Scorsese è un mostro sacro, viaggia per conto suo, e soprattutto, è l’ultimo Scorsese che nascerà. Abbiamo lentamente avvelenato i pozzi ai quali i dinosauri si abbeveravano, e adesso facciamo finta di abolirli. Che bisogno hai di censurare un film, un libro, una serie tv, se è tutto stato pre-approvato, predigerito da una morale travestita da audience? Hai bisogno di Andreotti quando, invece di giudicare la modestissima poesia di Amanda Gorman, puoi semplicemente lasciar fare ai fanatici che impongono sesso e colore della pelle del traduttore?

Che bisogno hai di un Bernardo Gui, se sono tutti Bernardo Gui?