Le spy story hanno vissuto la loro epoca d’oro grazie a narratori eccezionali come Ian Fleming, Graham Greene o John le Carré. Oggi il genere sembra vivere una fase di appannamento. Vediamo se è vero con una discesa libera tra i capolavori dei maestri di ieri e quelli dei loro discepoli
C’era una volta l’agente segreto.
Non solo il Verloc di Joseph Conrad, l’uomo dalla doppia vita che agli inizi del Novecento si trova a indagare, lacerato tra dovere e amore per la famiglia, sull’attentato all’Osservatorio di Greenwich. Ma tutti quelli che sono arrivati dopo.
Personaggi di un genere letterario fortunato, ispirati alla realtà e prosperati grazie a due guerre (mondiali), a un’altra guerra (fredda) a muri da abbattere, dogane da attraversare, ponti da valicare, segreti da carpire, treni per Istanbul o Salonicco da prenotare, missioni confidenziali, svariati protocolli (i quarti da tenere sott’occhio) e a tutto ciò che ne è conseguito.
Erano uomini indistruttibili, che, anche se ti amavano, erano capaci di ucciderti senza rimorso e, se necessario, di vivere due volte, facendo i mestieri più disparati per coprire le loro tracce: americani tranquilli, consoli onorari, sarti di Panama. Stavano al caldo all’Avana, oppure venivano dal freddo, spesso dalla Russia, a volte con amore quando non preferivano rimanere in casa, stando attenti a non passare da Gorky Park, perché lì ti può capitare di tutto. E se necessario prendevano nomi di animali minacciosi – tigri, falchi, draghi, sciacalli – o ridicoli come la talpa (anche se poi in realtà non aveva nulla a che vedere con lo scavatore miope dei fumetti…).
Ma oggi, le spy story, quel genere reso immortale in letteratura da giganti del passato a grandi vecchi di oggi, come Fleming, Greene, Le Carré, Forsyth, Leighton o Ludlum, esiste ancora?
Sì, direte voi, certo che esiste. Ce ne sono – uh, se ce ne sono – di grandi scrittori di spy story anche oggi.
Il nocciolo della questione, però, è un altro. E so già che non posso ammetterlo senza nessuna conseguenza
Se pensate a una spia, una di quelle che vi hanno fatto sognare o vi hanno tenuto svegli la notte, che inseguivano, guidavano contromano, correvano sul campo, saltavano dagli elicotteri, si tuffavano nelle cascate (talvolta di diamanti), sparavano con pistole d’oro o in vendita. Ecco se pensate a uno di questi uomini indistruttibili che facevano sempre la cosa giusta e salvavano donne bellissime, chi vi viene in mente per primo?
Ovvio, lui: Bond, James Bond
E poi probabilmente Bourne, Jason Bourne
E chissà, come terzo uomo magari Ryan, Jack Ryan
Ma dopo?
C’è ancora qualcuno capace di inventarsi personaggi di questo calibro?
Ammettetelo, fate fatica a dire un nome.
Perché la verità è che se si parla di thriller o noir che dir si voglia, ce ne sono un’infinità.
Ma di spie?
Se non proprio l’ultima, è una verità delicata quella che vorremmo mettere in luce con questa provocazione.
Non è che è finito il mestiere prima ancora che il genere letterario? O che quel mestiere è diventato tanto sporco e orribile da non meritare di essere raccontato? Sia chiaro, non che prima gli agenti segreti fossero dei missionari: erano pur sempre dei ladri (nella migliore delle ipotesi) assassini e vendicatori (nella intermedia) o attentatori autorizzati (nella peggiore). Eppure avevano un fascino.
Oggi, semplicemente, quel fascino non esiste più, il fattore umano ha lasciato il posto alla tecnologia. Magari perché la realtà in quanto a crudeltà supera la fantasia. E forse anche perché non ci sono gli ambienti di un tempo.
Oggi i russi, che in ogni spy story che si rispetti stavano sulla Piazza Rossa a vendere colbacchi e matrioske imbottite di microfilm, comprano le squadre di calcio londinesi.
Né esiste più il muro. Da quando Berlino, già teatro di giochi e funerali, è tornata una, ha inghiottito centinaia di storie possibili. E se la si vuole utilizzare come sfondo, bisogna fare un salto indietro nel tempo, anche solo con una lettera.
E se da un lato è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che la neve cada sott’acqua, dall’altro converrete che la fine delle ostilità ha portato a una pace insopportabile per chi si dilettava nella lettura di quelle avventure.
Con riluttanza, confesso di essere un fondamentalista quando si tratta di spionaggio letterario. Nessun giardiniere, per quanto tenace, potrebbe abbattere le mie convinzioni. Resto un simpatizzante della vecchia guardia, anche se non vanno dimenticati i Pulitzer di oggi. E non chiamatemi un traditore tipo, l’uomo dentro di me ne soffrirebbe.
E comunque, anche se lo pensate, non ditelo a nessuno.
Non fate la spia.
P.S. Questo articolo che vi sarà potuto sembrare scritto con uno stile un po’ demenziale – e che parte dall’assunto “non ci sono più gli scrittori di spy story di una volta – è in realtà diventato un gioco. Nel pezzo ci sono una quarantina abbondante di titoli di classici del genere, molti di ieri, qualcuno più recente. Opere di Graham Greene, Ian Fleming, John le Carré, Tom Clancy, Robert Ludlum, Frederick Forsyth, Len Deighton, Martin Cruz Smith, Moshin Hamid, Thanh Nguyen, Ken Follett, Ian McEwan. Oltre all’Agente segreto di Joseph Conrad, citato in aperture: il “papà” di tutti loro. Se vi va, potete provare a scovarli e ad abbinarli all’autore giusto. Ma meglio ancora sarebbe che, dopo aver scoperto il titolo, nel caso non lo aveste già fatto, vi leggeste il libro. Tutti lo meritano. E questo non è un segreto.
Ecco i titoli nascosti
Joseph Conrad
L’agente Segreto
Graham Greene
L’uomo dentro di me
Il treno d’Istanbul
Una pistola in vendita
Missione confidenziale
Il nocciolo della questione
Il terzo uomo
Un americano tranquillo
Il nostro agente all’Avana
Il console onorario
Il fattore umano
John le Carré
La spia che venne dal freddo
La talpa
La casa Russia
La pace insopportabile
Il sarto di Panama
Il giardiniere tenace
Il nostro traditore tipo
Una verità delicata
La spia corre sul campo
Ian Fleming
Vivi e lascia morire
Una cascata di diamanti
A 007, dalla Russia con amore
La spia che mi amava
Si vive solo due volte
L’uomo dalla pistola d’oro
Robert Ludlum
L’ultima verità
Il treno di Salonicco
Le illusioni dello Scorpione
Il ritorno dello sciacallo
Tom Clancy
La mossa del Drago
Il giorno del falco
Senza rimorso
I denti della tigre
Frederick Forsyth
Il giorno dello sciacallo
Il quarto protocollo
Nessuna conseguenza
Il vendicatore
Len Deighton
Neve sott’acqua
Funerale a Berlino
Gioco a Berlino
Ken Follett
La cruna dell’ago
Ian McEwan
Lettera a Berlino
Martin Cruz Smith
Gorky Park
Thanh Nguyen
Il simpatizzante
Moshin Hamid
Il fondamentalista riluttante