Gene Gnocchi a teatro in cerca (per finta) di voti

Un nuovo partito si aggira per l’Italia. Lo ha fondato un comico. Qual è la notizia, visto che già altri ci hanno pensato? Che il nuovo partito si basa sul Nulla (ma anche qui, a voler essere cinici: dov’è la notizia?).

Gene Gnocchi è il fondatore del Movimento del Nulla. Lo ha lanciato durante l’ultima campagna elettorale, in settembre, quando “ci siamo accorti che chiunque faceva promesse, tipo un milione di dentiere a tutti… Ma poi: chi le mantiene? Così, abbiamo presentato sui social il nostro slogan: ‘Noi non manteniamo le promesse, ma ve lo diciamo prima’. In risposta, ho ricevuto tanti post, che dicevano: ‘Se vi presentate, io vi voto’”.

Non si è presentato, ma ha iniziato a preparare uno spettacolo. E adesso Il Movimento del nulla arriva nei teatri. In scena, come in un comizio, Gene affronta i diversi temi dell’attualità, sparando a zero perché solo azzerando tutto si può “dare ai giovani la possibilità di ricostruire ex novo, senza slogan né preconcetti o frasi fatte”.

68 anni il 1^ marzo, una storia cominciata con il cabaret dello Zelig, proseguita in televisione (da Emilio, alla conduzione di Mai dire goal, trent’anni esatti fa). Dove – teatro a parte – oggi è impegnato su doppio fronte: la tv di Quarta repubblica, in cui garantisce incursioni comiche nella seriosità del talk, il giornalismo del Rompipallone, la rubrica che tiene sulla Gazzetta dello Sport.

C’è però un’altra cosa che Gnocchi non ha mai smesso di fare, da quando ancora si chiamava Eugenio Ghiozzi e frequentava il liceo classico a Fidenza: scrivere. E infatti, dal 1989 a oggi, ha pubblicato 14 libri.

L’ultimo si intitola Tennispedia, ed è dedicato a uno sport di cui lei stesso ha detto di non sapere niente. Nel prossimo di che cosa parlerà?

È un romanzo, ancora senza titolo, che dovrebbe uscire nella seconda metà dell’anno per La nave di Teseo. Una storia, non letteratura umoristica.

Una novità per lei, autore di titoli come Sai che la Ventura dal vivo è quasi il doppio? o di Cosa fare a Faenza quando sei morto?

No, io scrivo anche cose serie. Ho pubblicato un libro di poesie per Einaudi, uno di racconti per Garzanti che era tutto meno che umoristico.

Scrivere le dà più soddisfazione del resto?

È l’inizio della mia attività, ogni giorno butto giù qualcosa: da lì nasce tutto. Poi, non so se diventerà un monologo teatrale, una battuta, un racconto… Oppure uno spunto per il Rompipallone. La scrittura è la base di tutto.

Come scrive?

A mano. Con una penna speciale, una Uni-Ball Vision Elite che sul foglio va benissimo, scorre che è una meraviglia. Ne ho prese un po’ di scatole, adesso però è fuori produzione e non si trova più. Ma io non posso usare che quelle.

Quindi, quando si esauriranno lei smetterà di scrivere.

Di sicuro, con un’altra penna non ce la faccio.

Non ci credo. Uno che da sedici anni riesce a riempire quotidianamente una rubrica come quella che ha sulla Gazzetta non può smettere.

È che oggi lo sport tira fuori tanti di quegli spunti, c’è la Juve, il caso Zaniolo… Il problema però è che il calcio si è imbruttito parecchio, dal punto di vista sia della gestione sia della qualità. Per vedere delle belle partite in Italia ormai si fa fatica, ci sono sempre meno talenti perché il gioco è sempre più tattico, fisico, le giocate si vedono sempre meno. E questo mi dispiace, essendo stato un trequartista.

Il trequartista più anziano mai tesserato: il Parma la ingaggiò con il numero 52, ossia la sua età allora.

Sì, il più vecchio del mondo.

Però non ha giocato neanche una partita allora. Adesso invece se la gioca con la politica. Davvero non aspira a diventare il nuovo Beppe Grillo?

Assolutamente no, io sono il contrario. Il nostro obiettivo è la desertificazione dell’essere.

Reminiscenze dei suoi studi di filosofia?

È la politica del Nulla: attraverso iniziative e riforme che vogliamo portare avanti si arriverà all’azzeramento totale. E da lì si riparte.