I tre moschettieri da Giorgio Manganelli ai Manga

La tentazione sarebbe di far parlare solo lui. Lui: Giorgio Manganelli, scrittore che sul cesello delle parole, gli arabeschi linguistici e i paradossi umoristici ha dipanato tutta la propria storia autoriale.

È Manganelli che firma (nel 1965, edizione Einaudi) l’introduzione dei Tre moschettieri: quanto di più lontano dal suo stile si possa immaginare. Ma leggere quelle poche pagine è una bella esperienza, una chiave per entrare nel mondo di Alexandre Dumas e per capire perché quella storia nata come romanzo a puntate a metà Ottocento continua ad affascinarci.

Il manga ufficiale (Gallucci) del film tratto dal romanzo di Dumas

Tuttora: è appena arrivato nelle nostre sale il film I tre moschettieri – D’Artagnan di Martin Boorboulon, e in contemporanea escono una riedizione del libro e una sua versione manga.

Ecco quindi un primo assaggio di Manganelli: “Da centovent’anni questo libro che Dumas pubblicò nel 1844 (…), questo libro scritto di furia, rifatto su una prima copia in parte di altra mano, questo falso romanzo storico gremito di dimenticanze, di anacronismi, di astuzie da prestigiatore, di villane ed eleganti manomissioni, questo gioco di società corre di lettore in lettore, ed è fonte inesauribile di indecorosa letizia”.

Una “indecorosa letizia” che – passando a una indecorosa prima persona – ho provato anch’io quando da bambina mi fu data la versione moschettiera della Scala d’oro, vecchia collana Utet in cui il romanzo “narrato da Riccardo Balsamo Crivelli” raccontava le gesta di D’Artagnan e amici.

Con alcuni “aggiustamenti” per l’infanzia, soprattutto in ambito di moralità sessuale. E infatti Constance da moglie di Bonacieux ne diventa figlia, così che il guascone possa amarla senza intralci alla morale pubblica, mentre la vera storia della perfida Milady è sapientemente edulcorata.

La scala d’oro faceva insomma un po’ l’opposto di ciò che succede oggi nel film, dove le donne – in sintonia con i tempi e il politicamente corretto, cui contribuisce anche l’ingresso di una personaggio ivoriano – assumono nella pellicola un ruolo decisamente più importante di quello che riconosceva loro il romanzo.

Anche se…

Torna Manganelli: “Man mano che Milady si insinua nel racconto, questo subisce una lenta trasformazione: acquista un fervore patologico (…) Tutti, dai moschettieri al duca di Buckingham, le si dispongono attorno, secondo i diversi gradi di una condizione servile, anche quando la contrastano; tutti, senza ecezione, non sono che la sua periferia (…) Dobbiamo a lei se I tre moschettieri non sono uno dei tanti libri di avventure che ‘finiscono bene’. Inventando Milady, affidandosi a costei, alla sua sinistra genialità, Dumas si è vietato la facile complicità con il lettore, l’equivoca lusinga del narratore amichevole. Il risultato è un libro in cui il divertimento ha non solo le qualità asciutte e severe dello stile, ma la sua dignità”. Qui si comincia allora a capire perché il luciferino Manganelli, autore di Hilarotragoedia dalla dichiarata vocazione per la perfidia letteraria, abbia firmato l’introduzione a un romanzo all’apparenza così lontano.

Un libro da cui poi tanti hanno tratto ciò che volevano. Nel mondo dei fumetti, con Braccio di ferro, con le parodie di Disney, adesso con il manga illustrato dal francese Cédric Tchao e scritto dall’autore franco tunisino Néjib.

Nel quale volume Athos, Aramis, Porthos ma soprattutto D’Artagnan si presentano con i tratti classici del genere – occhioni sgranati, nasetti a punta e smorfie post adolescenziali – e sono impegnati soprattuto in grandi scene d’azione, duelli di spade “Kling Kling”, urla e salti.

Accompagnati inoltre nel finale da alcune schede in cui si raccontano gli “Eroi veri, eroi di carta”, chi erano i reali coinvolti, chi era davvero D’Artagnan: un piccolo utile riassunto per dire che la storia non è solo gran divertimento, ma ha a che vedere anche con la Storia.

Vincent Cassel nel ruolo di Athos

Quanto invece al cinema, dove da Gene Kelly a Favino passando per Leo DiCaprio, moltissimi attori di tutto il mondo si sono cimentati, nella nuova versione non è un caso che al più affascinante degli interpreti, Vincent Cassel, sia stata affidata la parte di Athos.

È vero che non avrebbe avuto comunque l’età per fare il giovane guascone (lo interpreta François Civil), ma resta il fatto che dei quattro amici che lottarono per la Regina è l’antico uomo di Milady quello che più rimane nel cuore. Dai tempi della Scala d’oro in poi.