Il fiuto per la grande letteratura

Difficile poter dissentire con Ernest Hemingway, Osvaldo Soriano e Raymond Chandler, eppure tra gatti e cani, Gianfranco Calligarich sa come esprimere la sua preferenza.

E non banalmente per fedeltà, orientamento o intelligibilità: “Comprare un pezzo di pane bianco senza sale e mangiarlo insieme”. Un sentimento di comunione che solo con un cane si può avere.

Per questo motivo nel suo ultimo romanzo, Passeggiate con i cani (Bompiani 2023, pp.120), prendendo esempio dall’esperimento di condivisione, lo scrittore rende partecipe il lettore della sua biografia. Un percorso ricostruito seguendo l’istinto e le ombre delle zampe che guidano verso nord, nella città che va spegnendosi, allacciando arrivi e partenze, fermate forzate e conclusioni inaspettate.

Ma lontano dal voler interessare con ammiccanti cedimenti alla privacy, Calligarich sposta il comodo baricentro del memoir, assentandosi dal racconto in prima persona, per tracciare le linee di congiunzione tra questo mondo animale e la letteratura: “non poteva non ammettere che l’amico più vicino che aveva avuto durante la stesura del romanzo era stato un cane”.

Un bestiario in cui a ogni epoca della vita dello scrittore corrisponde un animale diverso, anticipando e presagendo lo scarto successivo. Se il pastore tedesco Martin Eden, fuggendo, fiuta e legge nello scrittore un desiderio di cambiamento che non è ancora capace di vedere, il “fulvo bastardo” Pecos Bill riconoscerà l’esigenza della regolarità e della solitudine che solo la stesura di un romanzo può richiedere.

Con ogni esemplare Calligarich stabilisce un rapporto intercambiabile, da vasi comunicanti, lasciando sempre sospesa la tensione della domanda: quanto cane c’è nello scrittore e quanta scrittura scorra nelle zampe di chi gli è accanto. Annusa persone, biglietti, sigarette, tra Gauloises, Marlboro e tabacchi inglesi, e come un randagio sa adattarsi al caso e agli imprevisti che la vita da giornalista sa apparecchiare anche ai più cauti.

Dell’invisibile mondo di fantasmi e ricordi, percepisce la presenza: qualcosa che non è più, ma non è passato, puntando l’impercettibile, abbagliando e scodinzolando a tutto un universo non calcolato dagli esseri umani comuni.

Compito dello scrittore è tracciare nuove forme per chi non riesce a vedere. Un catalogo di redazioni, camere arredate, porti deserti, di mestieri ormai ingoiati dal digitale – linotipisti ma anche Grandi Sceneggiatori –  macchine da scrivere, jukebox e fornelli a gas.

Ma soprattutto un amaro bilancio di perdite e di amici. Dalla grande scrittrice che aveva creduto nel suo esordio – Natalia Ginzburg – alle estati trascorse in Sicilia in compagnia di San Martin. E un amore perduto che per rammarico e dolore non può arrendersi alla scomparsa, costringendosi a una continua ricerca nella notte delle strade deserte, convinto di poter ancora distinguere un segnale, una traccia.

Calligarich trasferisce tra le pagine l’inquietudine e la cura della sua inchiesta. Da segugio, scarta di lato il superfluo, l’elucubrazione morbosa dei perché e dei se per concentrarsi sui luoghi, le tante “tane” e case, da cui ripartire per continuare la corsa verso il recupero della memoria.

In lunghe frasi senza sosta, imita il ritmo del passo accelerato di un cane alla ricerca dei suoi padroni, i ricordi da cui non riesce ad allontanarsi, per ricostruire un tragitto, una vita, di incontri e separazioni, emigrazioni e rientri improvvisi. E se nell’Odissea Argo muore identificando immediatamente Ulisse, dopo un lungo distacco, lo scrittore si abbandona alla bellezza di aver ritrovato le persone e i momenti essenziali, continuando una passeggiata affidata al nord dei suoi cani.

Passeggiate con i cani può essere letto, da sostantivo o imperativo, come una doppia destinazione: la catalogazione accurata delle tappe fondamentali di uno scrittore, un memoir che non si perde nel ridondante ego di una personalità, tra giornalismo e televisione, e un invito al lettore: recuperare il tempo perduto, affidandosi alla guida di chi da millenni dimostra di avere un buon fiuto: i cani e la grande letteratura.