Il peccato originale di Eshkol Nevo

Una passione per la musica l’ha sempre dichiarata. “Se devo avere una fantasia è diventare musicista”, ci aveva detto Eshkol Nevo l’ultima volta che è stato in Italia, ospite della Milanesiana 2021.

E infatti.

Nel primo dei racconti che compongono Le vie dell’Eden (uscito di recente per Neri Pozza, traduzione di Raffaella Scardi) il protagonista Omri suonava in una band, nel secondo Schubert e i King Crimson sono il leitmotiv che accompagna il dottor Caro, nel terzo la donna che racconta in prima persona incontra “una deejay che è Dio (…) in effetti è logico, chi controlla la colonna sonora controlla il mondo”.

Il nuovo libro di Eshkol Nevo

Dalle note ai numeri il passo è breve. E Nevo deve qualche vena matematica deve averla. A partire dalla Simmetria dei desideri, titolo “geometrico” che fonde la forza dei sentimenti con quella della struttura. Mentre nei Tre piani l’autore costruisce un’architettura narrativa che simboleggia (anche: il piacere della scrittura non si perde mai per strada) i livelli freudiani di Ego-Es-Super-Io.

Len suo ultimo li, come il precedente, è formato da tre parti. Tre racconti che non sono collegati direttamente, ma si lanciano sparuti rimandi: il medico protagonista di uno appare di sfuggita anche nel seguente, il viaggio sudamericano intorno a cui si costruisce il primo affiora en passant nel secondo…

Se la struttura è come sempre solida, la scrittura stavolta è come se in parte risentisse dell’effetto lockdown, essendo stato scritto in pieno periodo Covid. Così, sulla strada dell’Eden il piacere si lega indissolubilmente alla morte e, nel racconto, c’è in qualche modo un più di drammatico ma anche di melò rispetto al passato.

Vero è che Eshkol Nevo è autore “caldo”, intrigato – raccontava qualche mese fa – dalla “vulnerabilità di chi non sempre appare vulnerabile al primo sguardo, come se ci fosse una fessura da cui emerge il vero cuore. Può succedere in un film, un libro o anche nella vita di scoprire all’improvviso la fragilità di una persona (…) Io con l’età faccio tesoro della mia vulnerabilità e la metto nei libri, nelle ferite dei miei personaggi”.

Ferite profonde, quelle dei racconti. Un incidente (ma è solo un incidente?) che porta alla morte di un giovane marito. Un anziano medico accusato di aver molestato una specializzanda. Una donna che fronteggia la scomparsa del marito: l’uomo si è allontanato durante una passeggiata e nessuno ne ha più saputo nulla, punto di partenza di moltissima letteratura e cinema, dai Bambini nel tempo di Ian McEwan alla Scomparsa di Patò di Camilleri, a Sotto la sabbia di François Ozon.

La potenza delle storie sta nel fatto che per i protagonisti è difficile, se non impossibile, scegliere di difendersi e di proteggersi. C’è sempre una colpa che grava sulle loro spalle, e la colpa è un concetto indissolubilmente legato a quell’Eden da cui l’uomo e la donna furono cacciati.

La cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio

Quindi anche quando un test del Dna o la testimonianza di un uomo incontrato per caso (che non per caso, invece, è  uno scrittore italiano: Eshkol per l’Italia ha un grande amore, ricambiato, tanto che Tre piani ha venduto più da noi che in Israele) potrebbe scagionarli, i personaggi sono titubanti, si sottraggono o sono tentati dal farlo.

Nell’Ultima intervista, il bel libro in cui ha giocato fra realtà e finzione, immaginando di rispondere a lettori e giornalisti che lo interrogano sulle questioni più disparate, Nevo a un certo punto scrive: “Nelle storie, a differenza che nei temi a scuola, non c’è un vero e proprio argomento, piuttosto una domanda che intriga l’autore (…) Di solito alla fine non si trova nessuna risposta”. Una buona sfida per i lettori delle Vie dell’Eden.