La fotografia emotiva di Robert Doisneau

Riuscire a raccontare l’umanità tutta restandosene fermo nel quartiere attorno al proprio atelier di Parigi: Robert Doisneau (1912-1994), gigante della fotografia del Novecento, era un campione degli scatti di “prossimità”, tutti profondamente umani, eppure tutti così diversi gli uni dagli altri.

L’enfer (1952)

Per ammirare la sua arte bisogna andare al Museo Diocesano di Milano perché qui, fino al prossimo 15 ottobre, si snoda un’antologia in 150 scatti che racconta il genio dell’artista francese.

Oltre cento scatti

Cura la mostra Gabriel Bauret, profondo conoscitore dell’opera di Doisneau, che anche per questa occasione ha potuto contare sulla collaborazione delle figlie del fotografo, curatrici dell’Atelier a Montrouge, nella periferia di Parigi, dove ci sono ancora oggi migliaia di negativi scattati da Doisneau nella sua lunga e fortunata carriera.

Proprio “la consulenza” delle figlie ha permesso di redigere un accurato apparato didascalico a questa mostra milanese, un viaggio in oltre cento scatti di medie dimensioni, tutti in bianco e nero, davanti ai quali si rimane incantati.

L’information scolaire (1956)

Considerato insieme a Henri Cartier-Bresson uno dei padri della fotografia umanista e del fotogiornalismo di strada, di Robert Doisneau vediamo al Museo Diocesano di Milano i lavori più belli dedicati al mondo dell’infanzia, quelli più legati al mondo sentimentale ma anche sezioni più impegnate, relative al complesso mondo del lavoro e alla Ville Lumiere ritratta nei difficili anni della guerra, dell’occupazione e poi della liberazione.

La mostra nei Chiostri

Si può visitare questa mostra – allestita in un’ampia sala rettangolare, che si affaccia sui deliziosi Chiostri di Sant’Eustorgio (che in questi mesi più caldi saranno aperti e visitabili, come la mostra, anche fino alle 22.30) – scegliendo di procedere verso destra o verso sinistra: l’esposizione si presenta infatti come una gradevole passeggiata lungo la Senna.

Ora vediamo una ragazza seduta sull’argine con la macchina da scrivere sulle ginocchia, ora un signore che sbricia di soppiatto un pittore che sta dipingendo un nudo su una tela di un cavalletto dirimpetto al fiume, ora una coppia che cammina tenendosi per mano, ora dei bambini che si fanno i dispetti.

Fox terrier a pont des Arts (1953)

Vediamo cani, gatti, uccelli; vediamo donne intente a correre al lavoro o a farsi belle davanti alle vetrine, uomini che si ammazzano di fatica e altri che bevono e fumano nei bar: davanti ai nostri occhi contemporanei passa uno spaccato di profonda umanità. Ci sono poi anche i divertenti ritratti dedicati agli amici artisti attorno alla cerchia di Doisneau: da Picasso a Giacometti e Prévert.

Il documentario dedicato al fotografo

In mezzo al percorso espositivo, in una saletta a parte, merita una sosta la proiezione della pellicola, realizzata nel 2016 dalla nipote del fotografo, Clémentine Deroudille, Robert Doisneau, le révolté du merveilluex, la lente della meraglie, che riassume la vita di un uomo che ha affiancato le pubblicazioni sui grandi giornali dell’epoca al duro lavoro in fabbrica, alla Renault, senza dimenticare l’impegno per testimoniare gli orrori della guerra durante l’occupazione nazista dei Parigi e la capacità di immortalare la gioia e la rinascita del Dopoguerra, in una Ville Lumiere che l’artista contribuisce a rendere leggendaria.

Lo scatto più famoso

E se adesso vi chiedete se in questa mostra milanese compare anche la fotografia più iconica – il celeberrimo Le baiser de l’Hotel de Ville, del 1950, prodotto e riprodotto ovunque, su t-shirt, magneti, manifesti, borse, quello scatto che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre la gente attorno a lei cammina trafelata e distratta, ebbene lo scatto c’è, eccome.

Lo troverete a metà del percorso espositivo, sul lato destro della sala, e poi – su gigantografia – al termine della mostra. È uno scatto spontaneo? Niente affatto. Pur essendo un campione della fotografia di strada, bravissimo a cogliere l’espressione giusta nell’istante azzeccato, Robert Doisneau era anche abilissimo a ricreare dei “set” in cui costruiva le sue fotografie con l’intenzione di voler rappresentare un sentimento, un’emozione.

In questo caso, la coppia di giovani che si baciano era composta da due modelli, chiamati dal fotografo a posare per lui. Erano però una coppia anche nella vita, e proprio per questo il bacio ci appare così appassionato e naturale.

Finì subito sulla rivista Life e divenne un’icona dell’amour fou e della gioia di vivere di Parigi.