Il paradiso può attendere. I bambini no.
Nicola Brunialti ha 50 anni e nella prima parte della sua vita ha scritto pubblicità. C’è anche il suo nome dietro gli undici anni di Paolo Bonolis e Luca Laurenti nel Paradiso di Lavazza. Sempre lui, ha firmato gli spot Tim con Christian De Sica e i Telecom con Diego Abatantuono.
Poi – “In fin dei conti il mestiere è sempre lo stesso: scrivere” – si è dedicato alla tv, firmando programmi come Chi ha incastrato Peter Pan? e Ciao Darwin. Ha scritto una canzone per Renato Zero e una – Abbi cura di me, presentata a Sanremo 2019 – con Simone Cristicchi, assieme al quale ha fatto anche lo spettacolo teatrale Manuale di volo per uomo, dove il cantante/attore interpreta un quarantenne rimasto bambino.
Nonostante le tante attività “da grande”, lo sguardo infantile evidentemente lo ha sempre un po’ accompagnato. E così, dopo un paio di romanzi per adulti, Brunialti a un certo punto ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura per ragazzi.
Poco tempo fa, ha partecipato alla presentazione del Mondo di Leo, serie animata prodotta da Rai Kids e dedicata ai bambini con disturbi dello spettro autistico. Suoi sono i testi, accompagnati dalle illustrazioni di Dario Piana che, da regista, ha frequentato anche lui il mondo della pubblicità oltre che del cinema.
Leo è un bambino con autismo che “vede il mondo in un modo tutto suo”, scrive Brunialti nel libro presentato assieme alla serie. Per poi aggiungere, presentandolo: “Io so cosa vuol dire non corrispondere alle aspettative della società”.

In che modo non corrisponde? “Sono nato con un difetto di fabbrica”.
Il “difetto di fabbrica” sono due rotule sbagliate, otto operazioni, protesi da cambiare regolarmente, 42 anni di fisioterapia. È questo che Nicola racconta quando va nelle scuole, dove “incontro migliaia di ragazzi, delle elementari e delle medie: è la parte interessante di questo mestiere”. Loro, quelli che lo scrittore definisce “adulti bassi, con una propria dignità”, lo chiamano “Zio Nicolone” e ascoltano le sue storie: episodi divertenti che impacchettano “temi molto seri”.
Quali temi?
Parlo di bullismo, di quanto è difficile accettare se stessi in un mondo che ci vuole tutti perfetti. Racconto che sono stato bullizzato e anch’io sono stato un orrendo bullo.
Perché bullizzava gli altri?
Quando non fai pace con i tuoi difetti, ti concentri su quelli degli altri. Io – alle medie e ancor più al liceo – tormentavo i miei compagni sul loro aspetto fisico: ero infelice di me stesso e questa infelicità l’appiccicavo a qualcun altro. Perché loro dovevano essere contenti di se stessi?
Come trasforma queste esperienze nei suoi libri?
In Alicia faccia di mostro ho messo una bambina con una cicatrice sul viso: tutti la considerano un mostro, poi lei invece scopre che i veri mostri sono altri. Sammy sparaballe dice bugie che si avverano, racconta quanto è faticoso quando non ci sentiamo all’altezza delle aspettative degli altri. Saturnino, l’alieno venuto dalla Terra si deve spostare su un altro pianeta e a scuola è l’unico rosa in mezzo a compagni verdi, come chi arriva in classe da lontano ed è come se venisse da un altro pianeta.
Racconta anche storie di adolescenti?
In Estate mostruosa, attraverso due gemelli che a 12 anni diventano alti tre metri, ho parlato di ragazzi che nell’adolescenza si trovano un corpo che cambia. Nelle scuole mi raccontano la paura di chiedere ai genitori, i quali – forse per pudore – a loro volta non parlano, il corpo è un grande tabù. Così, i ragazzi si trovano ad affrontare un cambiamento mostruoso, a cui non sanno dare risposta, e credono che succeda solo a loro.
Qual è l’ultimo libro che ha pubblicato?
Vacanze bestiali, è uscito a novembre e parla di ecologia. Protagonista è un ragazzino di città a cui fa schifo la campagna. Però eredita una fattoria. Il punto di vista è quello degli animali, che raccontano ciò che non va. Nelle scuole vedo che per molti bambini la gallina ha la forma di un petto di pollo, il maiale è una salsiccia: dal vivo pochissimi hanno visto un animale che non sia un cane o un gatto.
Come decide il tema di cui occuparsi?
Dagli incontri nelle scuole capisco quali sono le cose interessanti in quel momento. Ci facciamo lunghe chiacchierate, che finiscono a volte anche con pianti. Comincio sempre raccontando la mia fatica di vivere con il difetto di fabbrica, quanto mi sono sentito sbagliato, senza fare alcuna morale. A questo punto si fidano, mi dicono quanto è faticosa la loro, di vita. Capita pure che insieme risolviamo qualche problema.
Per esempio?
Una volta mi è capitato un bullo tremendo, che poi si è messo a piangere davanti a tutti scusandosi. Allora, ho fatto dire a ognuno dei compagni una cosa positiva su di lui, lui è stato felice e ha smesso di bullizzarli.
Maestri e professori assistono?
Sì, anche la psicologa della scuola. E si sorprendono perché riesco a far dire cose che loro non scoprono in anni.
Secondo lei, la letteratura per ragazzi vive un buon momento?
Si pubblica troppo, come anche in quella per adulti. C’è una ricerca del best seller, titoli più furbi che interessanti, e c’è il problema del marketing: si punta tutto su un certo titolo, così se non lo hai letto finisci fuori dal gruppo, non sai di cosa parlare. Il risultato è un tempo vuoto, come il videogioco, da subire passivamente. Nei libri ognuno di noi dovrebbe trovare qualcosa che lo aiuti a crescere, ma per alcuni è più interessante il portafoglio dei ragazzi.
Sono un target “redditizio”?
È la famiglia che li porta in libreria e sceglie di spendere nell’acquisto. Ma considerando che, secondo l’Istat, nel 2021 il 60% degli italiani non ha letto neanche un libro in un anno…
Gli insegnanti sanno che cosa consigliare?
Alcuni sono straordinari. Altri propongono ancora Cuore o Il giornalino di Gian Burrasca. Ma questo significa allontanare il bambino dalla lettura.
Poi c’è Harry Potter.
Ci sono momenti in cui lo leggono tanti, altri meno. Adesso è di nuovo in voga. Io sono un grande harrypotteriano, mi piace da pazzi quel tipo di storia.
Le illustrazioni sono importanti?
Servono soprattutto per quei ragazzi che non sono lettori e si spaventano davanti a un libro tutto di parole: se ci trovano dentro disegni, sono più disponibili. Però i miei lettori mi chiedono sempre più pagine, Vacanze bestiali ne ha 320.
Nei suoi libri preferisce la lingua degli adulti o quella dei ragazzi?
Per Doctor Darkweb. Fuga dal telefonino, storia di 5 ragazzini risucchiati dallo smartphone, mi sono fatto consigliare dai figli degli amici e un personaggio usa espressioni come ‘mi hai killato’, ‘ti ho hackerato’. Ma è scelta funzionale, non lo faccio per creare simpatia nei miei confronti. Certo, magari invece di scrivere ‘ho preso una cotta’ metto ‘ha avuto una crush’, perché mi sa che ‘cotta’ non lo capirebbero.
Ha più lettori o lettrici?
Le ragazzine, come le madri, sono più invogliate alla lettura. Ma è verso la fine delle elementari che si crea un gap formidabile fra maschi e femmine, che non si colmerà mai più. Io però provo a invogliare anche i ragazzi: non è vero che non amano leggere, è che non hanno ancora trovato il libro giusto.
Da ex copywriter: la pubblicità le è servita per scrivere libri per ragazzi?
Da pazzi. Mi ha insegnato a essere conciso, senza sbrodolare. E a farmi venire le idee, a guardare il mondo da punti di vista diversi. Nella pubblicità per vendere devi dire qualcosa di nuovo, anche su prodotti ormai abusati, come un detersivo o un caffè.
Siamo a Natale, c’è la corsa agli acquisti. Uno slogan per far regalare libri?
Il libro è un regalo molto utile perché fa crescere. Oggi i bambini sono circondati da adulti che li ascoltano poco. Invece, nei libri trovano un pezzetto di se stessi. quello che non riuscite a chiedere ai grandi lo trovate nei libri”. Proviamoci alla Woody Allen: “Libri. Tutto quello che avreste voluto sapere (ma non avete mai osato chiedere)”.