La stella senza tramonto – inedito di Alessandro Rivali

Si isolò come un padre del deserto,

per ritrovare la prima chiamata:

calcò antichi sentieri di gesso.

Iniziò a costeggiare canali,

strade affioranti dalla marea,

evitando il vaiolo delle capitali.

Vennero quartieri contaminati,

Pryp’jat’ fasciata da radiazioni,

i cerchi che segnavano Milano.

Ricordò il calvario di Grossman,

l’agonia sulle catene d’Armenia:

stremato dal cancro si chiedeva

se oltre la frontiera di Caino

avrebbe rivisto l’Orsa in cielo

e i meli imbiancare in aprile.

Vide molte croci senza nome,

ferri nella crosta congelata:

Stat crucis dum volvitur orbis.

Frati cantavano in stagni gelati,

si nutrivano di cielo per osmosi,

cullavano farfalle sulle mani.

Abitavano solitudini e deserti

e intercedevano per i demoni

che versavano piombo nelle vene.

I miti chiedevano una fine in luce

e la rugiada della Maddalena,

avvinta al suo sposo nel giardino.

L’eternità sul palmo della mano

e la stella del mattino, la stella

che mai conosce il tramonto.