La “Storia della filosofia” di Piero Di Giovanni

Cominciamo con una battuta di Roger Nimier, pseudonimo del francese Roger de la Perrière  (1925 -1962), esponente della École des hussards, fiero avversario dei romanzi impegnati e dell’influenza di Sartre. Eccola: “La filosofia è come la Russia, piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi”.

Che dire? Per rispondere è bene conoscerne la storia e non confondere i suoi protagonisti con quelli che oggi sono chiamati filosofi. Ormai, grazie ai talk show, tutti riescono a essere definiti tali, anche se si occupano di cose che nulla c’entrano con il pensiero.

Occorre aggiungere che nel secolo scorso – ci limitiamo all’Italia – sono state pubblicate numerose storie della filosofia di notevole ampiezza. A cominciare da quella di Guido de Ruggiero, in 13 volumi, iniziata nel 1918 e terminata un trentennio più tardi; o da quelle di Paolo E. Lamanna e Nicola Abbagnano.

In molti ricordano le vaste imprese coordinate da Ludovico Geymonat (dal 1970) o da Mario Dal Pra (dal 1975), che si arricchirono di aggiornamenti. All’inizio di questo secolo è da ricordare la Storia della filosofia di Giovanni Reale e Dario Antiseri, realizzata in diverse edizioni. Ve n’era anche una venduta con un quotidiano negli anni d’oro dei cosiddetti “collaterali”.

Ci limiteremo ad altre due opere per chiudere questa carrellata: c’è una Storia del pensiero occidentale pubblicata da Marzorati in 6 volumi e scritta da diversi accademici, uscita negli anni ’70; e c’è una Storia della filosofia occidentale in 7 volumi, a cura di Giuseppe Cambiano, Luca Fonnesu e Massimo Mori, edita da il Mulino nel secondo decennio di questo secolo.

Tale breve rassegna era per ricordare che non mancano opere capaci di esporre con il giusto spazio filosofi e idee. Tuttavia crediamo che le storie del pensiero non siano mai abbastanza e il continuo confronto le migliora, rendendole più complete.

Per questi e per altri motivi, è bene tener presente un’opera realizzata da una sola persona in quattro volumi, uscita da Franco Angeli. L’autore è Piero Di Giovanni, professore a Palermo. La sua Storia della filosofia, cominciata nel 2009 e terminata nel 2018, ha avuto quest’anno una nuova edizione.

L’autore l’ha pubblicata iniziando con il volume dedicato al periodo attuale, ma qui la presentiamo seguendo l’ordine cronologico. Il primo tomo è sull’età classica: si va dal VII secolo a. C. al II d. C. (pp. 542, euro 37). Il secondo, chiamato Età nuova, tratta dal III al XIII secolo (pp. 454, euro 32). Il terzo affronta il periodo moderno, dal XIV al XVIII secolo (pp. 586, euro 37); l’ultimo, il quarto, analizza il pensiero dall’Ottocento ai nostri giorni (pp. 834, euro 42).

Sono più di 2400 pagine ricche d’informazioni, con schede bibliografiche utili e attente alle esigenze del lettore. Un lavoro notevole e ricco di esposizioni che offre non pochi motivi di riflessione.

Innanzitutto: il secondo volume, Età nuova, è una storia della filosofia medievale che comincia dal Neo-platonismo e termina con la Scolastica. Mille anni che in molti manuali diventano un’aggiunta al grande momento greco, anche se il periodo presenta figure quali Agostino, Scoto Eriugena, Anselmo d’Aosta o Tommaso d’Aquino. È sovente trattato come appendice. In realtà, in tale millennio si forma il pensiero cristiano, insieme a numerose idee laiche, e il tutto confluirà nel mondo moderno e contemporaneo.

Il quarto tomo, sulla contemporaneità, dedica la giusta attenzione in un ampio capitolo a I nuovi saperi. Dalla biologia alla genetica, dall’ecologia all’eco-filosofia, dalla sociologia all’antropologia, Di Giovanni espone con equilibrio le ultime tendenze senza farsi sopraffare da una contemporaneità che sovente nulla ha da condividere con la filosofia. L’autore, insomma, tiene la barra dritta e non si lascia incantare da chi vorrebbe soltanto una storia scientifica o tecnologica del pensiero a scapito del rimanente.

Ci sono numerose altre osservazioni che l’opera meriterebbe, a cominciare dalle parti dedicate al mondo antico. Empedocle e Anassagora sono catalogati come “Pluralisti”, l’”Umanesimo socratico” ha anche uno spazio per Menedemo e la Scuola di Eretria.

Con questo filosofo e con alcune sue battute, che Di Giovanni riprende da Diogene Laerzio, che le ha conservate, chiudiamo. Si legge: “Usava questo ragionamento per fare domande: ‘Ciò che è diverso da una cosa è un’altra cosa rispetto a quella cosa?’. ‘Sì’. ‘L’utile è un’altra cosa rispetto al bene?’ ‘Sì’. ‘Dunque il bene non è utile’”.