L’Odissea a colori del Teatro del Corvo

Ha animato la Pu-pazza parata, una parata di pupazzi che il 26 aprile ha annunciato – una sorta di anteprima – il Mompracem Festival.

La parata “Pu-pazza parata” che ha aperto il festival

Poi, il 4 maggio, torna in scena all’Asilo Ciani con la sua Odissea di burattini e pupazzi. Lo spettacolo sarà preceduto da un laboratorio in cui i bambini si impegneranno nella costruzione di un burattino “omerico”, che prenderà forma a partire da un calzino.

Damiano Giambelli è uno dei due componenti, assieme alla compagna Cristina Disciacciati, del Teatro del Corvo.

Nato più di trent’anni fa a Milano, il duo non ha mai smesso di occuparsi di burattini e pupazzi, portando gli spettacoli in giro per festival e paesi.

Questa volta con Cristina e Damiano c’è anche Steve Angarthal, autore delle musiche dal vivo che accompagnano l’Odissea e chitarrista, affiancato dal bassista Angelo Perini.

Spiega Giambelli: “Questa dell’Odissea non è una semplice colonna sonora, ma una musica molto intrecciata con la storia, che commenta in modo deciso. In passato avevamo già collaborato con un’orchestra da camera, ma questa è la prima volta che la partitura è scritta apposta per lo spettacolo. In più, si tratta di musica dal vivo, e quindi il pubblico  vede i musicisti e vede come è cucinata la storia anche musicalmente”.

Quante delle tante avventure di Ulisse entrano nello spettacolo?

“Quasi tutte. Le scene principali sono rappresentate con burattini e pupazzi. Per altre usiamo l’escamotage del cantastorie: io divento narratore e racconto all’esterno del teatrino ciò che succede, mentre scorrono alcuni quadri dipinti”.

Come sono manovrati i pupazzi?

“Ci sono burattini a guanto e pupazzi un po’ più grandi. Le Sirene sono a bastone e volano, come nel mito originale. Polifemo è il più alto, sui due metri, e ingoia un burattino marinaio di Ulisse”.

Li costruisce lei?

“Facciamo tutto noi: siamo burattinai classici, falegnami, scenografi, sarti. Qui usiamo una tecnica mista: gli umani sono burattini realizzati con cartone a vista, gli dei richiamano le statue greche più lisce, con movimento a bacchetta, i semidei sono una via di mezzo. Noi lavoriamo molto con il cartone quando dobbiamo costruire personaggi di grandi dimensioni, in questo caso abbiamo trasferito la tecnica un po’ più in piccolo”.

Oltre agli dei tradizionali, è stata annunciata anche una dea inedita…

“Siamo in fase di lavorazione, per ora ha un nome simbolico: la Dea del ritorno a casa, l’idea del personaggio è uscita tempo fa durante un laboratorio”.

Come funzionano i laboratori?

“Invitiamo i bambini a creare burattini a partire da una calza. Li chiamiamo ‘calzini della Maga Circe’, perché lei trasforma le persone in animali”.

Lei e Cristina fate tutto da soli: deve essere molto faticoso realizzare un intero spettacolo in due.

“Abbastanza, stai sempre con le braccia in alto e nel frattempo devi anche dare le voci, dosare la respirazione. Noi siamo entrambi scenografi ma abbiamo sempre fatto questo genere di teatro. E adesso ci piace molto partecipare al Mompracem, perché non è il solito festival teatrale ma è più legato alla  letteratura e alle sue storie”.