Omicidio a Easttown, l’albicocco al curaro

«Non solo attrice: per la prima volta Kate Winslet compare non solo come interprete, ma anche come executive producer. Leggenda vuole (in realtà l’ha detto lei stessa) che, quando ricevette lo script, rimase così colpita da stare sveglia tutta la notte a leggerlo e che ci abbia messo solo due giorni a dire “Sì, voglio essere Mare Sheehan!!” Per calarsi al meglio nella parte, per circa un mese Winslet ha vissuto nella zona in cui è ambientata la serie, cioè dalle parti di Coatesville, Aston, e Drexel Hill. Che dedizione!»

Oh dunque. Io non ho nulla contro l’enfasi, giuro. Anzi, mi piace, ogni tanto, se accompagnata da un sincero e genuino entusiasmo: però c’è la questione acquaiuolo. Mi spiego. I napoletani, in un famoso proverbio, consigliano di non chiedere mai all’acquaiuolo se la sua acqua è fresca: ti risponderà come la neve! , anche se è una brodaglia. E ammetterete con me che non possiamo fargliene una colpa, al simpatico gestore del chioschetto. Cosa mai dovrebbe risponderti? E se lo sentiamo strillare in strada magnificando freschezza e purezza del suo prodotto, anche lì, sta solo facendo il suo mestiere, e in fin dei conti è solo uno come noi, come tanti, che deve vedere dove andare a far giorno per mettere un piatto in tavola: quindi, lo comprendiamo e lo perdoniamo. Ora, a meno che gli uffici stampa di Sky non siano interamente composti da poveri ambulanti, questa regola, a loro, non si applica. Perché c’è un punto (detto di scuorno) in cui ti devi fermare a riflettere. Vediamo perché. Punto primo. Chiunque abbia visto Omicidio a Easttown sa perfettamente che se qualcuno, leggendo il copione, si metta a strillare (come si evince dal doppio punto esclamativo, roba da far invidia ai fratelli Caponi): Sì, voglio essere Mare Sheehan!!, o non ha letto bene oppure è stata vittima di un colpo di sole. Perché, ve lo anticipo, se avete letto appena due o tre gialletti di quelli tipo il famoso Albicocco al curaro, vi accorgete che Omicidio a Easttown è una robetta appena passabile, di quelle che insomma vanno benissimo con una birretta e due popcorn. Da qui a chiamarlo giallo, onestamente, ce ne passa: non arrivo al punto di dire che è come i gialli italiani che vanno per la maggiore adesso, roba buona giusto per il Commissario Winchester e per Ralphuccio, ma insomma abbiamo visto di meglio anche facendo zapping tra un fratello di Parascandolo e l’altro, tra TeleGiugliano e TeleCasavatore.

Secondo punto: Per calarsi al meglio nella parte, per circa un mese Winslet ha vissuto nella zona in cui è ambientata la serie, cioè dalle parti di Coatesville, Aston, e Drexel Hill. Ora, uno si immagina che Coatesville, Aston, e Drexel Hill (la virgola in più è in omaggio) siano posti inospitali, selvaggi, frequentati da autoctoni armati di machete. E invece sono pacifiche cittadine della Pennsylvania, dove il massimo che può capitare a una come Kate Winslet è di non trovare del sushi come quello che mangia a casa sua. Non contenti di aver descritto dei pacifici sobborghi come inferni in terra, il testo, con assoluto sprezzo del ridicolo, commenta: Che dedizione!, stavolta però, forse in un rigurgito di buon gusto, con un solo punto esclamativo. E mi immagino gli storici del cinema appuntarsi la dedizione di questo gigante della recitazione per metterla al pari di De Niro, che per Toro scatenato impara a boxare e poi mette su trenta chili, o a Dustin Hoffman che nel Maratoneta si cala talmente nella parte da cominciare a odiare Laurence Olivier (che, giustamente, gli dice: giovanotto, perché non prova a recitare?), o a Daniel Day Lewis che va a vivere per mesi nei boschi per rendere omaggio a James Fenimore Cooper. Ultima noterella. Il testo ci fa notare che Kate Winslet compare non solo come interprete, ma anche come executive producer. Si badi, non produttore esecutivo, che fa tanto cafone, ma come executive producer, che come tutti sanno è tutt’altra cosa. E poi chiariamo: lei non legge il copione, che è roba da borgatari, lei legge lo script. Ora, se anche, e dico se anche, Omicidio a Easttown fosse appena qualcosa in più di una cosarella vista e stravista, già varrebbe la pena saltarla a piè pari solo per questo maledetto inglese meneghino d’accatto: ma non lo è. Si tratta di un gialletto ben confezionato ma pieno di difetti, tutto qui. Ultime cose. Guy Pearce, che è un attore fenomenale, sprecato in un ruolo che pare uno dei fidanzati buoni maltrattati da quella cretina di Carrie Bradshaw. E poi lei, quella che è anche executive producer (Ma come fa a far tutto?). Recita così così, ma piace da matti perché è imbolsita e struccata, in base alla pelosissima regola non solo, ma soprattutto italiana, che una donna recita bene solo se si imbruttisce. Si vede che non hanno mai visto quel capolavoro di attrice di Annette Bening surclassare, in tacco dodici e Chanel, gente come Kevin Spacey e Warren Beatty. Ma si sa, qui da noi, una donna più è bruttarella e più è brava.

Omicidio a Easttown, se proprio vi volete applicare, lo trovate su Sky. Anzi, SU SKY!!!!!!!!!!!!!!