Il passato e gli infiniti futuri di Lucio Dalla

La sua parola preferita era “domani“. Una voce sempre tenuta stretta e scritta nei testi delle canzoni e nelle interviste. Gli infiniti futuri che avrebbero percorso gli uomini di una nuova era, immaginati e desiderati nel suo ottimismo.

Eppure, Lucio Dalla, è stato anche l’uomo degli innumerevoli ieri, di un passato raccontato e magico, reinterpretato e arcaico. Il periodo più lontano, non solo nel tempo ma anche nella memoria del pubblico, quello lontano dai grandi palchi, al servizio del jazz e dell’ascolto dei passanti, pieno di incertezze e dubbi, un periodo riportato in luce da Pietro Marcello nel documentario Per Lucio ora disponibile su Nexo+.

Più uno sguardo alle fondamenta del cantautore che un racconto biografico, più un viaggio nella poetica che un resoconto delle tappe in ordine cronologico, anche perché viene da domandarsi: che senso avrebbe un documentario formato Wikipedia sulla vita del bugiardo che quasi superò Federico Fellini?

Per Lucio – grazie al dialogo tra gli amici di sempre, Umberto Righi detto Tobia, manager e sostegno fin dall’esordio e il filosofo Stefano Bonaga –  lascia intravedere con discrezione la sua soggettiva da panoramica sul mondo, allargando l’obiettivo sulla società italiana degli anni Sessanta, già orfana della cultura contadina e ormai schiava delle dinamiche di consumo.

Umberto Righi detto Tobia, manager e amico di Dalla, e il filosofo Stefano Bonaga

Una parabola che scorre parallela all’evoluzione dell’artista: da bambino prodigio a clarinettista, dalla collaborazione – scuola con il poeta Roberto Roversi all’emancipazione definitiva con grado di cantautore. Un percorso tortuoso come una Mille Miglia vinta da Tazio Nuvolari: fango e curve, solitudine, accelerazione e rischio di sbandare.

Eppure al netto del tragitto artistico, ciò che interessa indagare a Pietro Marcello, non solo è il periodo di anonimato e l’inconsueto, catturato nella faccia e negli occhi della maschera Lucio Dalla, ma anche il confronto continuo, dagli operai ai passanti, registrato nelle immagini dell’Istituto Luce, e dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico: è il rapporto di curiosità verso il prossimo e il pensiero, la politica e il cambiamento che Lucio Dalla costruisce dalle interviste alle canzoni.

Pietro-Marcello (foto di Francesca Erricchiello)

Non è un caso che proprio il titolo del film, Per Lucio, sia il segnale di un ribaltamento perfettamente riuscito dell’idea di documentario nel cinema italiano. Se la maggior parte dei prodotti in questo settore su musica e cantautori, si preoccupa di stabilire un contatto didattico – televisivo, mai culturale ma divulgativo con carrellate di testimonianze, per attrarre il grande pubblico ed accontentarsi per accontentare una richiesta di biografia più che di poetica, il film di Pietro Marcello abbraccia un’ambizione diversa per diventare tributo all’eccezionalità di Lucio Dalla.

Quasi a voler ribadire che prima delle scalate in classifica e i successi internazionali, c’è sempre stato l’uomo che preferiva discutere con gli ultimi e conoscere gli emarginati, che costruiva testi in forma d’autostrade collegando le stelle del cielo e i cani delle vie del mondo, che sperava che la forma canzone continuasse a parlare di attualità, anche per intervistare l’avvocato Agnelli; l’artista che all’occorrenza era attore, pagliaccio ma anche drammaturgo in uno sguardo, e che ricordava ai capitani di non smettere di pensare ai marinai, soprattutto quelli a cui manca pane e vino, e che non ha mai mancato di ribadire quanto il mondo dovesse impegnarsi per costruire la pace.

Non un’assenza di conflitto per reciproca minaccia, ma un’intesa bilaterale, la creazione di un dialogo per smantellare l’idea stessa di chi e di cosa sia l’avversario.L’Unione Sovietica è un nemico?” chiede Dalla a Bettino Craxi in una conversazione politica sugli euromissili con Renato Guttuso, Giorgio Strehler, Alberto Arbasino e Alberto Ronchey: il cantautore aveva capito prima di molti che senza eliminare il dualismo buoni e cattivi, pace sarebbe rimasta solo una parola. Tanto che in questi giorni, mentre l’Europa attraversa un’ora buia – si spera non come quella di Winston Churchill – si avverte la mancanza di Dalla in panama bianco e pianoforte, che rassicura e spera, cantando: “Aspettiamo che ritorni la luce /Di sentire una voce / Aspettiamo senza avere paura, domani”.

Per Lucio di Pietro Marcello è un documentario che si propone di andare oltre la superficie, rinunciando a tutti i territori della riservatezza che diventano gossip, ma anche a date e dati, copie vendute e posti a sedere, tutto esaurito e premi. Un film che diventa taccuino analogico per montaggio di immagini, che mette da parte l’empirico per abbandonarsi alla ricerca e costruzione del verso, naufragando nelle profondità del mare, per ricordarci che è da qui che “discendiamo tutti”.