Rascelon: storia e farsa per Napoleone

Napoleon Napoleon Napoleon
so’ forte e fiero col mio grande cappellon
tutti i cuori delle donne li conquisto col cannon
Napoleon Napoleon Napoleon!

 

C’è un motivo se, tra tutti i Napoleoni del grande e del piccolo schermo il mio preferito, dopo tanti anni, resta Renato Rascel: non solo perché ancora oggi, se lo vedo vestito da corazziere o se lo sento cantare Care salme, state calme (da Alleluja brava gente, di Garinei e Giovannini, 1970) mi fa ridere quasi come Totò. Perché, come Totò, Rascel era capace di portare il dramma dell’uomo (aveva sempre, fateci caso, gli occhi tristi) nelle sue scenette: e a Totò lo accomunava il gusto della parola pallottoliata in bocca. Quando si mostra col suo elmo da corazziere e ammicca al pubblico dicendo vèdano, signori e poi arivèdano è sublime nella sua semplicità e trasforma un’esclamazione da imbonitore da fiera in una esibizione di glottologia.

Napoleon Napoleon Napoleon
per inviare a Giuseppina un panetton
a Milano sono entrato senza il rombo del cannon!

 

Ma, dicevamo, perché cavolo preferisco Rascel a Marlon Brando, a Charles Boyer, a Rod Steiger? Prima di tutto perché io credo che gli attori bravi e soprattutto molto amati (come succede a me, per esempio, con Steiger), non debbano mai interpretare personaggi storici: basti pensare, appunto a Steiger in Mussolini ultimo atto (Carlo Lizzani, 1974) o a Bruno Ganz che fa Hitler (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, di Oliver Hirschbiegel, 2014). Non lo devono fare e basta, perché io agli attori mi affeziono e poi va a finire che non riesco a trovare antipatici neanche Hitler e Mussolini. Cioè, ci riesco eccome, ma non mi va di doverci riuscire, se capite cosa voglio dire. La verità è che io amo i filmoni storici, ma mi fanno sentire inadeguato; sto lì, ad ogni scena, a chiedermi se quello che sta succedendo sullo schermo è realmente accaduto o se si tratta di una drammatizzazione. E siccome non lo so, va a finire che mi sento ogni minuto più ignorante, e che li hai fatti a fare gli esami di Storia all’Università, ciuccione che non sei altro, mi confondo, mi odio e alla fine mi guardo un film di Totò. O, nel caso di Napoleone, quello in cui lo interpreta, appunto, Renato Rascel (Napoleone, di Carlo Borghesio, 1951, sceneggiatura di Monicelli, Steno, Benvenuti, Faelo, musiche di Nino Rota).

Con un’armata d’occasion
senza scarpe, senza calzon
venni in Piemonte a villeggiar
ma la guerra mi toccò far!

 

Il problema è che la Storia è una cosa seria. Quando ero piccolo io, e a scuola si andava solo col Sussidiario e Il Libro Di Lettura, la Storia era, tutto sommato, abbastanza semplice. Prendiamo i Romani. Per quello che ne sapevamo noi, tutta la storia dell’Impero Romano si poteva agevolmente riassumere in una serie di fattarielli: Muzio Scevola che mette la mano nel braciere, Attilio Regolo che viene buttato giù da una collina in una botte irta di chiodi, il Ratto delle Sabine -che poi avremmo ritrovato in Sette spose per sette fratelli (di Stanley Donen, 1954), sentendoci coltissimi- e infine gli Orazi e i Curiazi, che non sapevamo mai bene chi fossero gli uni e chi gli altri, ma insomma si menavano e tanto bastava. Insomma, per anni abbiamo studiato, più che la Storia, l’aneddotica. Ecco perché diffido dei fattarielli, e diffido dei film, a meno che non si tratti di parodie dichiarate.

Vinsi a Deguo e quante botte
distribuimmo a Montenotte
poi la pace di Cherasco un bel giorno si firmò
Il Piemonte in mutande restò lì e l’armata si rivestì…

 

La verità è che la Storia non è le storie: il filmone con l’attorone e il registone ti fa credere di saperne qualcosa, alla fine, ma non fa che titillare la tua pigrizia: ah sì, Napoleone così e cosà, e invece magari Napoleone era anche così e cosà, ma tu sai solo così e cosà, e il guaio è che te lo fai bastare. Ecco perché mi piace Rascel che balla come un deficiente insieme a Pierre Cambronne, interpretato da Raimondo Vianello: perché sai che non è vero, sai che è una cosa fatta per ridere. Solo che ti dice chiaramente che se vuoi capire qualcosa di Napoleone non lo devi chiedere a Rascel, ma ai libri. E così magari scopri, come è successo a molti di noi, vittime di anni di fattarielli, che i libri, quando vogliono, sono divertenti quanto Rascel.

Napoleon Napoleon Napoleon
non mi riesce di giocare allo scopon
mi so’ fatto un solitario ma che splendida invenzion
Napoleon Napoleon Napoleon!