Riflessi d’arte sull’acqua

La sera, infine, scivoliamo in un lago. I pensieri si aprono come fiori di carta; e nell’acqua il mio corpo si disfa come un’alga, mentre mi dissolvo, divento lago. Questo cratere dove la notte mi accoglie è stato prima un vulcano: lo so perché vivere vuol dire essere ardenti. Sono io che ogni giorno, con il mio fuoco, scavo questa buca.  Se si riempie, è nel momento della sera in cui ci cado dentro. Il lago esiste solo quando perdo coscienza”.

Questo è l’incipit del breve scritto Lago composto dallo scrittore francese Yannik Haenel appositamente per la mostra Un Lac Inconnu, che il 20 aprile ha inaugurato non solo la riapertura di Villa Heleneum a Castagnola – Lugano, ma anche l’inizio del dialogo della Bally Foundation, che nella villa luganese ha trovato la sua nuova casa, con il territorio, con l’arte e la creatività.

I visitatori della mostra possono ascoltare la lettura del breve brano aprendo un’anta in uno dei corridoi di passaggio all’interno dell’esposizione: tutto suggerisce l’idea di un viaggio che raccoglie emozioni, suggestioni e riflessioni, confrontandosi con il paesaggio circostante che nelle acque profonde del Ceresio ha uno dei suoi maggiori protagonisti.

A dirigere la Bally Foundation è Vittoria Matarrese, che per la mostra inaugurale ha scelto di ispirarsi proprio al lago in cui Villa Heleneum sembra immersa, con i suoi gradini che scendono nell’acqua e il giardino mediterraneo (sempre aperto al pubblico) che crea una sinfonia di colori con la complicità della luce e dello specchio d’acqua.

La mostra è una riflessione filosofica sull’inconscio, una riflessione poetica sul paesaggio e su quello che succede dentro di noi. Per me è stato amore a prima vista con il lago di Lugano, ho realizzato la prima mostra sul lago perché non mi sembrava possibile parlare d’altro” ha spiegato la direttrice della Fondazione Bally.

Il titolo si ispira al lago sconosciuto di cui parla Marcel Proust ne Il tempo ritrovato, quel lago sconosciuto rivelatore di un paesaggio interiore. “Ho visto le fondamenta dell’edificio trarre la loro forza vitale dall’acqua. Da quell’istante fu chiaro per me che questo luogo aveva il potere di generare un paesaggio interiore, una realtà forgiata nella memoria di ciascuno” ha dichiarato Matarrese.

Sono 22 gli artisti internazionali protagonisti di questo racconto poetico, che con la propria sensibilità indagano il rapporto con il paesaggio, con l’acqua e con la natura. Alcune opere sono state realizzate appositamente per l’esposizione, mentre altre provengono da prestigiose collezioni internazionali.

A proposito di fusione tra la villa e il paesaggio circostante, Mathias Bensimon ha realizzato un affresco all’esterno della villa, sfruttando una cappella esterna che si affaccia proprio sul lago. Le pennellate suggeriscono l’idea dell’acqua che arriva fino all’interno dell’edificio, con sfumature studiate sulla base della luce e delle tonalità del blu.

Oliver Beer, Resonance Painting

Il colore blu è protagonista anche delle due tele di Oliver Beer, anch’esse realizzate per questa mostra. L’artista inglese dà forma materica ai suoni con la sua serie di Resonance Paintings: in questo caso con l’ausilio di microfoni subacquei ha catturato i suoni del lago di Lugano, riprodotti poi da un altoparlante che l’artista posiziona sotto la tela cosparsa di pigmenti blu, che si sparpagliano sulla tela disegnando il ritmo dei suoni, per poi essere fissati dall’artista.

Haim Steinbach, Close your eyes

In dialogo con l’esterno è l’opera di Haim Steinbach, Close your eyes. L’invito dell’artista israeliano fa da tramite tra il paesaggio esterno e l’ampia vetrata che caratterizza il piano terra dell’edificio: il visitatore è pronto a partire per il suo viaggio interiore, eppure il dialogo con il paesaggio è un elemento imprescindibile del cammino.

I riflessi dell’installazione trasparente di Mel O’Callaghan conducono chi li guarda a interrogarsi sui riflessi e sulla contemplazione delle immagini, che cambiano con le variazioni di luce e colore del paesaggio esterno.

Nelle tonalità del nero e grigio, ma non per questo meno espressiva, è l’opera esposta di Hélène Muheim. Si tratta di tre quadri realizzati con ombretto, polvere di grafite e inchiostro che raffigurano un paesaggio con le sue radici: le montagne e il bosco affondano nel terreno, diventano radici che una volta capovolte disegnano un nuovo paesaggio.

Emilija Škarnulytė, Sunken Cities

L’opera più immersiva della mostra è senza dubbio il lavoro di Emilija Škarnulytė, artista lituana che si esprime con documentari e installazioni. Nella mostra è presente il video Sunken Cities, dove l’artista, indossando una muta con coda di sirena, si immerge nelle acque della costa nord-occidentale del Golfo di Napoli, accompagnando lo spettatore tra le rovine di una città sommersa, conducendolo attraverso l’emozione a riflessioni sulla vita e sull’ecologia.

Vita che può essere simbolicamente tutta raccolta in una rete da pesca, come nell’opera dell’artista svizzera Ligia Dias, che ispirandosi ad Antoni Gaudì ha creato una rete sospesa a cui sono aggrappati oggetti, preziosi, simboli e ricordi di una vita sommersa da riportare a galla.

Ligia Dias, Antoni

In tutta la mostra c’è soltanto un’opera figurativa del lago di Lugano. Si tratta della fotografia di Costant Puyo, leader della corrente del pittorialismo, che in quest’immagine ritrae il lago e Lugano con la prospettiva di uno dei moli del lungolago. L’immagine, stata scattata tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, proviene dal Museo d’Orsay di Parigi e descrive un paesaggio quasi onirico seppure reale, con la nebbia che stempera la realtà verso un paesaggio immaginato.

Molte altre opere importanti arricchiscono l’esposizione, che sarà fino al 24 settembre a Villa Heleneum, in via Cortivo 24 a Castagonola. Villa che è essa stessa un’opera da ammirare, restituita nella sua bellezza alla città di Lugano. “Abbiamo intrapreso un notevole lavoro per far rivivere questo luogo e la fase preparatoria del progetto ha segnato tappe importanti per la sua realizzazione, come la firma del contratto con il Comune di Lugano nel novembre 2021, che ringrazio in particolare per la fiducia e la visione condivisa, e la pre-apertura dell’11 novembre scorso, accolta con grande entusiasmo” ha dichiarato Nicolas Girotto, amministratore delegato Bally e presidente della Fondazione Bally.

L’inizio della storia della Villa risale agli anni trenta, quando la ballerina parigina e mecenate di artisti Hélène Bieber decide di investire nel progetto della creazione di un salotto culturale in Canton Ticino.

Il progetto viene affidato all’architetto Hugo Dunkel, che costruisce una villa in stile Liberty, ispirandosi al Petit Trianon di Maria Antonietta. Purtroppo la crisi economica degli anni trenta e la seconda guerra mondiale fanno naufragare il progetto, ma l’idea di un polo culturale e centro artistico è stata ripresa a quasi un secolo di distanza dalla Fondazione Bally.

Ecco: sulla superficie del lago si depositano le stelle che compongono l’ebrezza del cielo. Si scivola verso di essa con il sorriso della madreperla. Non si placa la sete quando si nuota nell’acqua interiore della notte. Si bevono le luci che galleggiano sulla mente e si apre all’oblio che inebria. Non ci siamo più per nessuno. Le bolle sorridono in superficie. Nient’altro. Siamo diventati il lago, fino al prossimo risveglio” termina il breve scritto Lago di Yannick Haenel.