Se i film drammatici rovinano i sorrisi per i selfie

Non bastano più tour organizzati, capitali della cultura e serate degustazione: da quando il turismo è diventato settore trainante di una parte dell’economia italiana, le città hanno cominciato a diventare scenografie per una vacanza perfetta.

Più sfondo per un selfie in coppia che monumento storico. Cambiati i menu con crudi di pesce, aumentati i tavoli all’aperto e pedonalizzati interi centri, ora l’onda di rinnovamento investe le linee guida delle direzioni artistiche.

È di Ester Bonafede, sovrintendente della fondazione Taormina Arte, l’annuncio di selezionare solo “film positivi” per il prossimo Film Fest: “Taormina è un luogo di vacanza nel quale la gente viene a rilassarsi. Noi vogliamo che le persone vadano via da Teatro Antico più serene di quando sono entrate. Non è una discriminante ma una scelta: tutto quello che verrà proiettato risponderà a questo criterio”.

Dichiarazioni da cui Woody Allen potrebbe scrivere scene da aggiungere al suo La dea dell’amore (1995), girato nello stesso teatro greco: Sofocle rimproverato da un direttore artistico per la famiglia disfunzionale di Edipo, o Euripide messo al bando per le nevrosi ossessive legate alla maternità di Medea.

Il teatro greco di Taormina

Come un nuovo piano regolatore esteso a orari, abitudini e vita, è il turismo di massa a dettare legge negli spazi urbani, con imperativo categorico di divertirsi.

La promessa delle amministrazioni – non più comunali, regionali ma proiettate nell’ordine di un villaggio all inclusive – non contempla più l’impegno gravoso dell’arte, né tanto meno riempire il “vuoto” dell’estate con interessi vincolanti, ma l’obbligo di godersi la vacanza.

Senza pensare. Come scriveva David Foster Wallace nel saggio/reportage di una settimana in crociera nei Caraibi, Una cosa divertente che non farò mai più, “La pubblicità vi promette che sarete in grado – finalmente, almeno per una volta – di rilassarvi e divertirvi, perché non avrete altra scelta se non quella di divertirvi”.

Così il territorio, scavo archeologico tesoro paesaggistico centro storico, è ridimensionato a immagine di sfondo. Protagonista è il turista, che come un divo delle commedie romantiche, cambia, pagina dopo pagina del proprio storyboard, ambientazione delle avventure, personaggi di contorno.

Gli assessori alla cultura sorridono complici e aspettano, ricordano il personale di bordo descritto da Wallace: Cordialità, Celerità e Servilismo; non è importante interrogarsi sul contenuto, è il contenitore, “la splendida cornice” come ripetono gli uffici stampa, il punto di interesse. Essenziale è registrare il nuovo picco di presenze, per la qualità dell’offerta sarà per la prossima volta.

Un’attenzione scenografica simile ai progetti del sindaco di Stromboli, interpretato da Antonio Neiwiller in Caro diario (1993) di Nanni Moretti. Nell’episodio Isole la quotidianità del territorio non basta, occorre che la vacanza diventi cinema, così da creare un’Italia diversa, in cui è “tutto nuovo”, con le musiche commissionate a Ennio Morricone da diffondere su tutta l’isola e la fotografia a cura di Vittorio Storaro per la luce e i tramonti.

Un’immagine del film “Caro Diario” di Nanni Moretti

L’unico film che interessa non è quello da proiettare nelle piazze, come da tradizione del cinema sotto le stelle, da rassegne culturali aperte a tutti, inaugurate dalle amministrazioni di Maurizio Valenzi o Renato Nicolini, ma solo quello da realizzare e portare a casa, il girato da rivedere nei giorni di pioggia autunnali o che il collega dall’ufficio commenterà sui social con: invidia. L’effimero è diventato definitivamente stagionale.

E se le grandi produzioni cinematografiche da anni apparecchiano commedie e drammi famigliari in centri storici innaturali – in cui basta girare l’angolo per trovare parcheggio, pulizia da salotto e palazzi ducali sempre accessibili – costruendo una narrazione inverosimile dei luoghi e mostrando una cartolina invidiabile per gli spettatori tra trasformare in clienti di b&b, con la preferenza dei “film positivi” viene da interrogarsi su quale sarà il prossimo passo per assecondare il turismo e le sue risorse: selezionare solo opere in rosso carminio così da fare pendant con il verde degli oliveti o intere rassegne di cinema muto per non disturbare le serate di karaoke tra gli scavi archeologici.

E i film? Un dettaglio trascurabile, l’importante è che rispettino la mission aziendale: benessere per gli occhi e rilassamento facciale, una maschera di bellezza idratante, antietà e anti-stress. E per chi non si adatta, peggio per lui.

La colpa è dei film che non si propongono solo di intrattenere ma di raccontare, sempre di meno, come i poveri che Massimo Troisi, ironizzando, non trovava a Taormina durante la XXVII rassegna internazionale di cinema. “Prendete i vostri figli e venite un mese a Taormina e poi vedete se vi divertite o no”. Perché lamentarsi quando c’è la possibilità di rilassarsi?

Solo “film positivi” senza drammi o passioni forti, senza turbamenti e con molte risate, magari con colori pastello per non affaticare troppo lo sguardo: insomma una festa con “Helmut Berger in mutande”, o se preferite “un elefante bianco per una cena esotica”, come suggerisce l’organizzatrice di eventi di Panarea, sempre in Caro diario: “idee, creatività, atmosfere, contatti”.

L’unica possibilità sarà scappare: come Moretti e Carpentieri, mettetevi in salvo sul primo traghetto.