Quello che sostiene (Fernando) Pereira

Sostiene (Fernando) Pereira che una figlia di sette anni e uno di cinque non sono una buona scusa per ficar em casa.

Sostiene Pereira che un vero fotografo scatta solo con Canon. Al massimo Leica.

Sostiene Pereira che a 35 anni si può ancora, anzi, si deve girare il mondo.

Sostiene Pereira che non è vero che assomiglia a Freddie Mercury, ma Radio Ga Ga e Another one bites the dust sono duas grandes canções, ma solo perché noi non conosciamo Chico Fininho di Rui Veloso e Ritmo de vida degli Opinião Pública.

Sostiene Pereira che sarebbe partito lo stesso, anche se fosse ancora casado con Joanna.

Sostiene Pereira che no, quell’elastico rosso che porta sempre al braccio non è di Joanna.

Sostiene Pereira che il segreto dei mari sono i fiumi, e troppo spesso ce lo scordiamo.

Sostiene Pereira che il Portogallo senza Salazar era un paradiso, e certi giorni d’estate al tramonto, se si siede dove l’Amstel incontra il mare, e i canali si allargano, Amsterdam gli ricorda Chaves.

Anche se a Chaves si pesca, mentre sostiene Pereira che ad Amsterdam è meglio di no. A meno che tu non voglia tirar su latas de cerveja tutto il tempo.

Sostiene Pereira che il periodo migliore per pescare sul Tâmega siano i primi di marzo, quando la primavera è alle porte e le trote sono più grandi di un filho.

Sostiene Pereira che da qualche parte deve ancora essere conservata la foto di una trota di un metro.

Sostiene Pereira che all’inizio non era sicuro di essere un guerriero dell’arcobaleno, ma da quando Marelle e Paul non disegnano altro che arcobaleni e o seu papá sopra pensa di esserlo diventato.

Sostiene Pereira che ama Marelle, e vorrebbe fare un viaggio con lei e Paul per mostrargli dove è nato ora che non è più sulla lista dei disertori. Forse quando saranno più grandi.

Sostiene Pereira che la sua strada l’ha trovata sul fiume. Sognando l’Oceano. E che sua madre odiava le carpe che gli regalavano i pescatori. Troppe spine.

Sostiene Pereira che uccidere pesci con una canna di bambù e un filo è una cosa, ma fargli esplodere una bomba atomica tra le pinne è un’altra. E che i francesi sono dei fottuti cabrões.

A proposito, secondo Pereira, è quasi certo che Salazar abbia dei parenti in Francia.

Sostiene Pereira che alle Isole Marshall ha conosciuto davvero la morte. E avrebbe rinunciato volentieri a tutti i soldi che gli ha dato l’Associated Press per quelle foto se fosse servito a fermare gli esperimenti degli Estados Unidos.

Sostiene Pereira che se ci fosse stata una Rainbow Warrior negli anni Cinquanta tutte quelle persone ora vivrebbero felici davanti all’Oceano Pacifico. E lui avrebbe potuto fotografare crianças felizes.

Sostiene Pereira che Peter ha ragione quando dice che siamo qui per fare in modo che quello che ha fatto Eisenhower alle Isole Marshall non succeda di nuovo.

Pereira sostiene anche che la birra di Auckland faccia davvero schifo. E che la prossima volta che salirà a bordo nel suo sacco ci metterà solo birre e rullini.

Sostiene Pereira che in barca si va per mare, e almeno la sera soprattutto noi giovani ci dovremmo aventurar ainda mais na vila.

Per questo ogni sera Fernando fa un giro in città. Anche soltanto per andare a comprare le sigarette su Quay Street.

Sostiene Pereira che in Nuova Zelanda ci siano più pecore che esseri umani. Che dovrebbe essere così in tutti i posti del mondo.

E che tanto per cambiare magari gli altri posti potrebbero avere più panda, koala, elefanti, o armadilli che esseri umani.

Sostiene Pereira che stasera resterà a beber cerveja con noi jovens velhos per festeggiare insieme il compleanno di Stewe.

Sostiene Pereira che c’è chi lava i piatti della festa e chi ride e racconta storie. Lui ovviamente ride e racconta storie.

A noi sembra che quando non ride e racconta storie vada na vila per non dover lavare i piatti.

La festa non è ancora finita e un rumore fortissimo ci frantuma i timpani e ci fa saltare in aria.

Sostiene Pereira che siamo feriti, dobbiamo uscire in fretta dalla saletta e saltarem para a água. Lui deve recuperare almeno i rullini giù in cabina.

Mi dà uno schiaffetto sul viso, dice di correre Pereira. Vá lá, meu. Põe-te a andar.

La seconda esplosione sbanda la nave sul fianco e ci fa finire in acqua. Come aveva detto Fernando.

Sentiamo le sirene, ci lanciano i salvagenti.

Quando riusciamo a risalire in banchina dico a Peter: Pereira.

Un fiotto di sangue riga la faccia del capitano bambino che grida: Fernando? È in città, Fernando!

Non è in città, Peter.

Sostiene Pereira che questo è un brutto sogno. Che come è passato Salazar, sono passati anche i vari Reagan, Fabius e Mitterand.

Che i servizi segreti francesi non hanno mai piazzato due bombe a tempo su una nave di ragazzi durante una festa di compleanno, perché sognavano un mondo senza atomica.

E che lui continua a fare foto di bambini felici, che giocano tra le onde dell’Oceano Pacifico.

Tra i bambini felici ci sono anche la sua Marlene e il suo Paul.

Ps. Al suo ritorno a casa ha restituito l’elastico rosso a Joanna.

E ha portato a Marlene e Paul i regali di Natale che sognavano nelle loro lettere a Papai Noel. Li andava a cercare ogni sera tra i negozi di Quay Street e nessuno sa perché li teneva nascosti ai jovens velhos in cabina.