Come si legge un libro? Due pagine alla volta

Alla domanda se si trovi su un set, Francesco Montanari ribatte: “Veramente in questi giorni sto facendo vita da topo di biblioteca”.

A 37 anni, Montanari conduce tre esistenze diverse ma non separate. La prima è quella di attore di film e serie Tv (la prima tra il 2008 e il 2010 è stata Romanzo criminale che lo ha reso un volto noto, l’ultima è Il cacciatore, nella quale interpreta un personaggio ispirato al magistrato Alfonso Sabella). La seconda è quella di bibliofilo. Una passione che, negli ultimi anni, lo ha portato a dare la voce a un paio di audiolibri (per Emons Edizioni ha letto Una vita violenta di Pasolini e Complotto contro l’America di Philip Roth) e a creare podcast come Dedicato ai Cattivi in cui recita classici come Otello e Amleto.

Infine, la terza vita: quella di direttore artistico del teatro di Narni (in tandem con Davide Sacco). Per cui ha curato il festival Narni Città Teatro (dal 17 al 19 giugno): “Trentadue eventi in tre giorni. L’idea è aprirsi alla città, perché crediamo che il teatro sia la forma più perfetta di condivisione, non un luogo fisico, ma uno spazio dove si raccontano storie e si vivono esperienze”.

Si dice che abbia qualcosa come quindicimila libri. Dove li tiene?

Un po’ a casa, un po’ nel garage di mio padre che, poverino, tra un po’ non riesce più a parcheggiare la macchina.

Ma quando le viene voglia di rileggere uno come fa?

Nel garage tengo i volumi che sono stati fondamentali nella mia vita. Non è che mi serva andare a ripescarli spesso. Quando succede vado lì, cerco, rispolvero.

Quante volte le hanno fatto la classica domanda: “Ma li hai letti tutti?

Più o meno ogni giorno. Ma devo dire la verità, se compro un libro, poi, lo leggo. Magari non lo finisco. Calvino mi ha insegnato che non bisogna per forza arrivare all’ultima pagina. È come un rapporto con qualcuno, se non scatta la scintilla inutile continuare a ostinarsi. Del resto, Franco Califano diceva: “Mi rivolsi al libro come a una persona”.

È una strofa di una canzone?

Sì, Un tempo piccolo. Una delle più belle dichiarazioni d’amore per la lettura. Poi , nella stessa canzone, diceva anche: “Mescolai la vodka con acqua tonica” ma, vabbè… Come nella vita dipende da chi incontri.

Un libro fondamentale?

Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder. Me lo diede mia madre, che faceva la bibliotecaria. Avevo otto, nove anni.

L’ultimo?

Sto leggendo Domani in battaglia pensa a me di Javier Marías, un libro molto noto che io, ammetto la mia ignoranza, non conoscevo. Ero partito dall’ultimo romanzo di Marías, Tomás Nevinson, che mi è piaciuto ma non da impazzire. Invece Domani in battaglia pensa a me è stato una scoperta. Lo consiglio a tutti. Tra l’altro non è neppure troppo lungo.

Troppe pagine la spaventano?

Un po’ sì, lo ammetto. Un romanzo come L’uomo senza qualità di Robert Musil, due volumi, duemila pagine, ti dà un po’ l’effetto mutuo: “Riuscirò a finirlo?”. L’unico modo è focalizzarsi sulla rata mensile. Nel caso del libro, sulle pagine che pensi di poter leggere. Anche due al giorno vanno bene.

Com’è arrivato agli audiolibri?

La lettura fa parte del mio mestiere di attore. Leggo 30, 40 pagine al giorno, se posso di più e lo faccio ad alta voce.

Che differenza fa rispetto alla lettura mentale?

La parola detta evoca immagini che ti sorprendono. Che non solo quelle dello scrittore, che stanno già dentro di te. Perché le parole sono dei contenitori, sei tu che le riempi di contenuto. Quando leggi ad alta voce per forza di cose rallenti il ritmo e dai il tempo ai concetti scritti di diventare tuoi.