Cristina Cassar Scalia & Co. chi sono le eredi di Camilleri

Dice Stefania Auci, la prof bestseller della saga dei “Leoni” Florio, che “per noi crescere è stato imparare a vedere i diversi piani della realtà, senza fermarsi al livello più semplice”. Il “noi” si riferisce a una generazione di scrittrici che arrivano dalla Sicilia e stanno popolando a forza di copie gli scaffali delle librerie.

Lo fanno con biografie oppure con storie minute attinte alle tradizioni dell’isola, e soprattutto con romanzi gialli. La Sicilian vague, aperta anni fa dalla poi anglicizzata Simonetta Agnello Hornby, comprende la palermitana 65enne Giuseppina Torregrossa: il suo ultimo Morte accidentale di un amministratore di condominio è ambientato a Roma, ma i primi riscontri la scrittrice li deve a racconti siciliani, come Il conto delle minne.

La generazione in cui si ritrova la Auci è però quella nata negli anni Settanta. Nomi come Nadia Terranova, che dopo essere stata finalista allo Strega sta ora per pubblicare Trema la notte, ambientato durante il terremoto di Messina, e che nonostante viva da tempo a Roma ha la Sicilia nel cuore, tanto che – dice come prima cosa di un giornale legge la cronaca palermitana.

Oppure, made in Catania, Simona Lo Iacono: della Sicilia ha ricostruito il passato di Giuseppe Tomasi di Lampedusa protagonista bambino dell’Albatro, e quello della Tigre di Noto, la fisica e docente alla Normale di Pisa Anna Maria Ciccone.

Dalle più alle meno giovani, queste scrittrici che esplorano i “diversi piani della realtà” sono accomunate anche dal frequentare altri mestieri: insegnante l’una, magistrata, avvocatessa o chirurga le altre.

Cristina Cassar Scalia, la più giovane del gruppo, nata a Noto nel 1977, metà della settimana lavorativa la dedica alla oftalmologia, in cui si è specializzata dopo la laurea in Medicina. La scrittura però l’ha sempre accompagnata. Si è formata, dice, sulla lettura di Montalbano. Con il quale la sua vicequestore Vanina Guarrasi condivide l’amore per la buona cucina (quella altrui, però: lei è completamente negata, così tutti intorno fanno a gara per prepararle manicaretti vari).

Il primo romanzo della serie su Vanina Guarrasi

Dal 2018 di Sabbia nera, Giovanna – Vanina è il soprannome che le diede il padre ucciso, in memoria dello Stendhal di Vanina Vanini – è stata protagonista di cinque romanzi, che si aggirano indagando fra le pendici dell’Etna e una Catania contemporanea intasata di traffico e cocktail, oltre che di mafia e droga.

Come la sua autrice, la Guarrasi ama rilassarsi con i film italiani in bianco e nero di serie B, o anche meglio C.

Refrattaria al politicamente corretto, quando non fuma si fa di cioccolatini. Ruvida, con alle spalle un’infanzia cui gioverebbe una buona dose di psicoterapia, e un “amore che va amore che viene” per il magistrato Paolo. Al quale si devono spesso i finali, che l’autrice ama lasciare aperti in attesa della “prossima puntata”. Non a caso, da tempo si sta parlando di una serie Tv ispirata ai suoi gialli.

Nell’ultimo Il talento del cappellano, la vicequestore si trova a investigare fra le nevi della “Muntagna”, dove si compie un duplice assassinio. Che, come spesso nelle indagini di Cassar Scalia, riporta alla luce storie (e talvolta cadaveri) del passato. E anche questo andare indietro nel tempo, ritrovare consuetudini e curtigghi, è un marchio di scrittura che spesso accomuna le autrici siciliane.

Se il debito nei confronti di Camilleri è – per la scrittrice – la lettura adolescenziale, e la conseguente scelta del genere giallo, dopo un paio di romanzi che trattavano di tematiche storiche, le affinità non sono però molte altre. Differente, per esempio, è l’uso della lingua. I termini dialettali punteggiano la scrittura ma non la innervano nella sua totalità, anche grazie alla presenza in commissariato di personaggi del continente, e al fatto che la regione non è una sola: la Guarrasi lavora sì a Catania, ma viene da Palermo e non perde occasione per sottolineare le “abissali” differenze.

D’altra parte, come dice la stessa autrice, “la Sicilia ha una immensa ricchezza di chiaroscuri, ecco perché ambientare qui un noir è più facile che altrove”. E proficuo, visti i riconoscimenti ricevuti da Cristina Cassar Scalia, compresa lo scorso dicembre la nomination al Premio Scerbanenco del Noir in Festival.