La resilienza? È di seconda mano

Forse è una questione di età. Di avere scavallato “the right side of the Sixties” e di vedere davanti soltanto la (lunga? breve? In ogni caso inesorabile) discesa.

In attesa, quella che tocca vivere è Una vita di seconda mano. Un titolo bellissimo ha scelto Chris Offutt, 65enne americano di Lexington, Kentucky, per questa raccolta di racconti.

Dai vampiri alla vita vera

Offutt è anche sceneggiatore, e lì si è fatto notare per tutt’altro genere di scrittura, avendo firmato ormai quindici anni fa True Blood, la serie vampiresca di buon successo con Anna Paquin e Stehpen Moyer. Come tutt’altro era il genere di cui scriveva il suo abbastanza famoso padre Andrew J., che veleggiava fra letteratura fantascientifica ed erotica.

Una vita di seconda mano è di vite vere che parla. A partire dal primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, e dove niente è “nuovo”. Non lo è la bicicletta che una ragazza compra alla figlia del compagno, non lo è la casa che sarà messa in vendita ma non lo è nemmeno la storia di questa giovane protagonista, dei suoi legami sempre sbagliati e di un’esistenza sempre a metà.

Eppure, in questa campagna polverosa e umida come la vita che la ragazza conduce, un solo gesto può aprire lo spiraglio. Non è il vento dell’entusiasmo, della novità, di un futuro tutto di rosa dipinto: è il respiro di sollievo provato nel vedere la bambina che “sale sulla bici e pedala via”. È la consapevolezza che resistere si può.

Piccoli segnali di “luce”

Lo si può fare anche se lei ti dice che vuole stare con un altro per capire se sei quello giusto (La cabina n.13). Lo si fa offrendo il calore di un abbraccio struggente a una donna solo con figlio disabile (Johnny Bill). Preparandosi al “gran giorno” anche se ancora non si sa con chi, perché nessuna finora è stata disponibile (Mulino a vento). Accogliendo il marito davanti ai fornelli con allacciato in vita un enorme vibratore (Eclisse).

Sono esistenze poco eroiche, ma allo stesso tempo sono resistenze eroiche. Resistenze a un mondo che sembra non avere nulla da offrire né un futuro da promettere. Vite da affrontare.

Anche se acciaccati. Anche se laggiù nel Kentucky la signora è arrivata al miglio finale. L’ultima stanza è il racconto che chiude la raccolta, e anche qui il concetto di resilienza tesse la storia di Ruby, che rientra a casa – o meglio, fra le rovine dei luoghi in cui era cresciuta – per il congedo definitivo, che vede come il mondo è cambiato negli anni in cui lei è stata via, e rivede se stessa bambina, i semi d’anguria sputati lontano, rumori e silenzi di un tempo.

La lezione di Offutt

La morte che aleggia in diversi racconti non è però mai percepita come tragica, e nelle pompe funebri – in mezzo alle salme da rivestire e preparare – può pure nascere un amore (Dove si vive). Che, così come la morte, non si presenta a tinte forti: è un sentimento appunto “di seconda mano”, che però diventa molto più potente delle passioni estemporanee.

E chissà che dalle remote piane del Kentucky Offutt non possa indicare una strada che ci conduca fin qui. Qui, dove la vita di tanti – sopraffatti da guerre e violenze – è davvero ormai di seconda mano, e dove alla rabbia sarebbe bello riuscire a sostituire uno sguardo più accogliente sull’esistenza.