Da Napoli un’idea per il futuro

Cantavano “avanti popolo” non solo per chiamare alla riscossa. Nel comunismo c’era – c’è e sempre ci sarà – una promessa, un ribaltamento di prospettiva per la società. Guardare al dopo. Uomini che “venivano da lontano e guardavano lontano”, con idee, entusiasmo e gioia per il prossimo, per capovolgere il passato senza dimenticarlo, operare in maniera diversa nel presente ed essere al servizio del futuro.

Non è un caso che la parola più frequente nel documentario di Alessandro Scippa, La Giunta (presentato in anteprima al Festival del cinema di Torino, 25 novembre – 3 dicembre e in concorso al Laceno d’oro, 1 – 8 dicembre) sugli anni di Maurizio Valenzi come sindaco di Napoli – nato a Tunisi da famiglia ebraico livornese, antifascista e senatore del PCI – sia proprio speranza.

Il regista del documentario “La giunta” Alessandro Scippa

Eppure se qualcuno volesse assegnargli un’etichetta da documentario nostalgico, fallirebbe. Non solo perché il riverbero di quell’esperienza, comune alla Roma di Argan e Torino di Novelli, vive e opera ancora nelle testimonianze raccolte, ma soprattutto perché la giunta non è raccontata come un presepe napoletano custodito da Roberto De Simone: Scippa non mostra una natura morta del passato, fantasmi cristallizzati in una teca, immobili riflessi di un rimpianto irrecuperabile, ma un quadro collettivo di Renato Guttuso, un’onda che si muove insieme, perché in fin dei conti il Partito significava restare uniti. Senza perdere dinamismo, in eterna direzione verso il futuro.

Un sguardo rivolto all’avvenire che poteva essere predisposto solo custodendo l’intelligenza, immagazzinando più informazioni possibili, del passato e del presente. Perché per essere comunisti non bastava esserci, ma dimostrare di essere i migliori.

Come racconta Lucia Valenzi, il sindaco era capace di indovinare qualsiasi finale cinematografico, vedendo solo l’inizio. “Ho già visto un sacco di film in vita mia che già so come va a finire“. Perché anche la società avesse il suo lieto fine, era necessario studiare e rivoluzionare il presente, sovvertendo un ordine precostituito.

L’attore Renato Carpentieri, uno dei protagonisti del documentario

E La giunta svela la trasformazione radicale che il comunismo porta con sé, dalla gestione della cosa pubblica agli interni famigliari, “perché il cambiamento non può rimanere un’ipotesi“,  spiega Floriana Mazzucca, “ma deve crescere con dei contenuti“: il primato dell’istruzione garantito a ognuno, l’importanza della sezione, non più luogo di discussione tra pochi, ma riunione per tutti, e anche sede per vaccini durante l’epidemia di colera.

Scippa segue una riscrittura degli spazi recuperando, tramite riflessi e immagini di repertorio, la nuova geografia della Napoli valenziana.

Se Castel Nuovo, dell’Ovo, Sant’Elmo e Villa Pignatelli sono finalmente aperti alla cittadinanza, si riempie il vuoto dell’Italsider di Bagnoli ormai deserto facendo specchiare il cielo nella terra. Un’alchimia che al netto di retorica e parole, sa diventare consolazione per pochi e ricordo per molti.

Così il volto della città dimostra di voler cambiare espressione, eppure anche in partito e nell’intimità le dinamiche relazionali cambiano per sempre. Se con i compagni non c’è più voi, lei, ma solo tu, il comunismo irrompe nei salotti modificando equilibri e aprendo delle crepe tra uomini e donne, genitori e figli.

Le madri frustrate dagli obblighi famigliari rivendicano parità e ai padri fin troppo assenti gli si perdona tutto, perché in fin dei conti c’è una famiglia più grande a cui pensare fuori dalle mura domestiche. E Scippa, proprio perché figlio di Antonio, ex assessore al bilancio, non fa riserve e lascia che le testimonianze di altri interni occupino l’immagine, tra lo scontento di che non ha dimenticato la mancanza e l’ironia.

Ma dal restringimento dell’inquadratura sulla famiglia, La giunta non toglie intensità alla vita pubblica, così si apre alle adunate oceaniche delle feste dell’Unità, comizi di Berlinguer e concerti della cultura napoletana di quegli anni, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare alla Compagnia Il Cerchio.

Alternando ricordi personali e filmati dell’epoca, privato e pubblico, salotti e congressi, il documentario sottolinea quanto non ci fossero più dei confini invalicabili per riservatezza: tutto è mischiato, vissuto insieme, come sotto un unico tetto.

E forse ci voleva proprio un uomo dall’altra sponda del Mediterraneo, come Valenzi nato a Tunisi, per unire poli opposti e tentare anche un progetto di ricongiunzione tra identità diverse. Perché non fosse solo Campania, Italia, Europa ma riscrittura di confini con l’Africa e il Medio Oriente: Napoli, la capitale di un Breviario mediterraneo di Predrag Matvejević, la sintesi de La nostalgia di Ermanno Rea.

Schivando il difficile ostacolo del rimpianto fine a se stesso, La giunta è un reportage nella passione politica, gioia della partecipazione alla vita pubblica, consapevolezza di essere una luce accesa nella notte, come i lampadari di Palazzo San Giacomo il 23 novembre 1980.

Un racconto che in questa epoca di privilegi ricorda che essere migliori non era manovra di egoismo per proprio interesse, ma mettersi al servizio del domani, per gli altri e con gli altri. Perché il comunismo non è un punto di arrivo, ma un’idea che marcia.

Qualcosa che non è, ma lo sarà.