Con Gli Appendistorie le stoffe diventano sogni

La magia, a cercarla, può trovarsi ovunque. Persino dentro una lavanderia, appesa come un calzino ad asciugare.

L’evento-laboratorio “L’appendistorie”

A dare una mano ai bambini a scoprirla e attivarla ci pensano Silvia Coggiola e Ornella Vancheri. Una formazione teatrale per entrambe e rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione culturale Trillino Selvaggio nata nel 2007 a Milano, al Mompracem festival portano uno dei loro eventi-laboratori, Gli Appendistorie.

Una delle attività, insieme a tante altre, come i percorsi “così li chiamiamo, non corsi, percorsi”, spiega Coggiola, per bambini e ragazzi (e non solo) che portano nelle scuole o che organizzano anche per le famiglie.

Silvia, in che cosa consiste Gli Appendistorie?

Al Mompracem, l’esperienza riguarda i bambini delle elementari. Con gruppi di 20, 25 allievi, non di più perché si tratta appunto di laboratori che prevedono una partecipazione attiva. Cominciamo raccontando di trovarci dentro a una sorta di lavanderia. Ma sugli stendini, invece di indumenti, lenzuola, asciugamani come succede a casa, i bambini trovano tessuti. Stoffe che, spieghiamo, nascondono al loro interno delle storie. Solo che abbiamo bisogno di loro per ritrovarle perché noi ce le siamo dimenticate.

E poi?

Attiviamo la loro fantasia attraverso attività motorie. Per esempio, abbiamo una grande tela di colore blu che tutti insieme possono muovere. Da lì nascono le suggestioni che noi, ovviamente, guidiamo. Nel caso di quel tessuto, il blu ricorda il mare, i pesci, la notte… Un altro telo, un cellophane, invece, assomiglia alle nuvole… Poi, quando i bambini hanno capito il meccanismo e si è creato un rapporto di fiducia, facciamo un passo oltre e diamo loro stoffe individuali e li spingiamo a interagire anche da soli con i tessuti che possono, per esempio, diventare le strade di una città o cose da mangiare. Infine, utilizziamo stoffe multicolori, che definiamo piccole coperte con le quali entrare nel mondo dei sogni, grazie anche a un accompagnamento musicale. Al risveglio, ognuno con il suo tessuto si trasforma in quello che ha sognato, che desidera diventare.

Ha notato se questi “sogni” negli anni sono cambiati? Magari influenzati da quello che vedono in televisione, dai film con i supereroi?

In realtà, la fantasia dei bambini è rimasta piuttosto costante nel tempo. I cartoni, quello che vedono in televisione non ha avuto un impatto sulla loro creatività.

Senza dubbio i bambini si divertono. Voi anche?

Facciamo questo lavoro perché ci crediamo molto, è anche una passione, una scelta di vita. Ovviamente abbiamo una formazione alle spalle, un metodo, ma è anche molto divertente.

Come associazione proponete anche altri eventi-laboratori. Oltre alle stoffe che materiali usate?

Abbiamo un laboratorio incentrato sulla pasticceria in cui i bambini compongono quadri da mangiare, altri sui colori. Uno sulla cucina, cui partecipano musicisti, in cui gli ingredienti e gli utensili vengono trasformati in strumenti per dare vita a una piccola orchestra. In generale, per noi è importante partire da oggetti di uso quotidiano. Perché, come diciamo sempre: “Basta aprire un cassetto per trovare qualcosa di inaspettato”. Un altro laboratorio che facciamo spesso è l’Orto profumato, con le piante aromatiche di cui scopriamo insieme odori, sapori e proprietà. Arriviamo con centinaia di piantine, è molto scenografico.

E alla fine di tutti questi laboratori i bambini portano via con loro qualcosa, nel caso de Gli Appendistorie, un quadro con un pezzetto di stoffa. Perché questa scelta?

Perché è importante secondo noi che abbiano un qualcosa che li aiuti a “fissare” quello che hanno vissuto. Ma anche perché può essere l’inizio di una nuova esperienza. Nel caso dell’Orto profumato, per esempio, spesso le piante rimangono a scuola e, nel tempo, crescono.