Elisabetta II e la regola delle 3 C: campagna, cavalli e corgi

Scripta (et regina) manent. Adesso che celebrazioni e trasmissioni tacciono, i libri restano. A 96 anni, Elisabetta II ha appena festeggiato i 70 di regno, un Giubileo di platino culminato nel maxi concerto davanti a Buckingham Palace. Chi non si accontenta però dell’evento e vuole prolungare il real sogno, al di là dei gossip legati alla turbolenta discendenza, può dedicarsi alla lettura.

Elisabetta. La regina infinita comincia dove finiscono le favole. Il titolo fiabesco del prologo – “E vissero felici e contenti…” – presenta Lilibet, come Filippo l’ha chiamata per tutta la vita, partendo dalla notte passata davanti al catafalco del marito (anche lui giunto a ragguardevole età: il Duca di Edimburgo è morto nell’aprile 2021, a una manciata di settimane dai 100 anni), per poi procedere a ritroso.

Il viaggio nel tempo lo compiono due autori. Uno è il giornalista e scrittore Alberto Mattioli, a lungo corrispondente della Stampa da Parigi, esperto di musica d’opera alla quale ha dedicato diversi libri (da Pazzo per l’opera a Meno grigi più Verdi), autore per teatri e collaboratore per la televisione: grandissima cultura in talento pop. L’altro è Marco Ubezio: di professione fa l’avvocato, ha un passato, che ricorda anche nel libro, come concorrente del Rischiatutto di Fabio Fazio, e soprattutto, nutre un amore sconfinato per i reali d’Inghilterra.

La doppia firma provoca inevitabilmente qualche occasionale squilibrio o déjà vu, replay, come nel caso del più volte citato cappellino indossato (polemicamente?) da Elisabetta nell’immediato post Brexit: blu con fiori gialli, ossia nei colori dell’Europa.

Tuttavia, le due diverse competenze sono preziose per fare del libro qualcosa di più dell’ennesimo sunto sullo stato della Corona e i suoi protagonisti.

Conteggiato in cifre, il periodo elisabettiano secondo elenca 14 primi ministri, a partire da Winston Churchill, 7 Papi, 12 presidenti italiani e 14 americani incontrati dalla Regina. Fra il 6 febbraio 1952 in cui ascese al trono (l’incoronazione sarebbe avvenuta l’anno seguente) e il 6 febbraio 2022 sono passati 25.568 giorni. Adesso, l’obiettivo per diventare lo scettro più longevo della storia sarebbe raggiungere il Re Sole con i suoi 26.407 giorni, ma è difficile, anche perché lui aveva iniziato ben prima, quando non aveva ancora compiuto 5 anni.

La competenza in materia, mescolata con un tratto lieve che rende La Regina infinita di piacevole lettura, non si limita ceto ai numeri. Risale per li rami, dal letto di morte di Vittoria nel 1892 lungo la discendenza, la rigida educazione, le guerre mondiali, il “gran rifiuto” di zio David, ossia Edoardo VIII, che preferì sposare la divorziata Wally Simoson…

La Storia è raccontata attraverso le storie di casa, le bambinaie, le collezioni di pony, l’educazione più alla natura che alla cultura, la fede nelle tre C: campagna, cavalli, corgi. E spesso quella maiuscola e quella minuscola convergono, a partire da quando la diciottenne Elisabetta Windsor nel 1944 si arruola nel Servizio ausiliario territoriale, e durante la guerra guida camion e ripara motori.

Certo, in questi 70 anni l’habitat storico della Gran Bretagna, del Commonwealth e del mondo intero ha visto succedere parecchie cose, ed è interessante rileggerle attraverso i riverberi su Elisabetta. La quale – scrivono gli autori – “forse non è mai stata brillante, ma è sempre stata avveduta e con il tempo è diventata anche saggia. Più che la madre della patria, ne è la nonna”.

Ma è anche una donna dallo stile deciso: più che con le poche e sempre calibrate parole, comunica la propria “infinitezza” con i suoi cinquemila cappellini o con la foggia inconfondibile degli abiti (tutti dotati di pesi incorportati negli orli per evitare inopportune folate di vento).

Dal fashion all’amore: nel libro c’è spazio per l’incontro e la passione per l’Unno di cui Lilibet si innamora ragazzina e che non lascerà per tutta la vita, anche se però gli autori sorvolano sulle reiterate avventure di Filippo, che invece sono state messe in scena per esempio nella serie Tv The Crown.  Mentre non mancano naturalmente i momenti drammatici, dalla morte del padre a quella di Diana, la principessa che – sintetizzano Mattioli e Ubezio – “definisce bene, ma a contrario, la grandezza della nostra Regina infinita, l’anti-Elisabetta”.

Il titolo dell’ultimo capitolo riporta infine nel mondo delle fiabe: “C’era una volta una Regina”. “In un tempo che ha visto triturarsi troppe antiche certezze, gli uomini e le donne hanno trovato rifugio nel volto imperscrutabile di una signora che accompagna da sempre la nostra vita”, concludono gli autori. La sua favola, aggiungono, siamo noi che l’abbiamo scritta.

Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più Regina del reame?