Ferlinghetti, San Francisco e la libreria del far west

Dopo la seconda guerra mondiale mi ero trasferito a Parigi per studiare alla Sorbona. Avevo trent’anni. È lì che ho conosciuto George Whitman, che presto divenne il mio migliore amico. Nel 1951, George aveva rifondato il bookstore Shakespeare and Company a Parigi, la sua versione di quello originario, aperto negli anni Venti da Sylvia Beach”.

Lo racconta Lawrence Ferlinghetti (di cui il 22 febbraio del prossimo anno ricorre il primo  l’anniversario della morte) nel documentario Lawrence, nei cinema dal 9 dicembre, diretto da Giada Diano, la sua traduttrice in Italia e biografa ufficiale, ed Elisa Polimeni, curatrice di mostre d’arte e retrospettive internazionali sullo scrittore.

Lawrence si concentra soprattutto la nascita di un’altra delle librerie più leggendarie al mondo: il City Lights bookstore, aperto nel 1953 nell’allora quartiere italiano di San Francisco. Che, originariamente, avrebbe dovuto essere un negozio di libri usati “come quello di George Whitman”, spiega Ferlinghetti. “Dove mi immaginavo seduto nel retro a leggere tutto il giorno. Peccato che l’invenzione dei tascabili mi prese alla sprovvista e mi costrinse a cambiare i miei piani”.

È per un “incidente di percorso”, quindi che, nel 1953, Ferlinghetti insieme al docente universitario Peter D. Martin, figlio dell’anarchico italiano Carlo Tresca, inaugurarono la prima libreria al mondo dedicato ai libri tascabili: City Lights, dal titolo del film di Charlie Chaplin, Luci della città, del 1931 (“Chaplin ci scrisse una lettera in cui ci autorizzava ad usare quel nome”).

In realtà, molto più di una semplice libreria. Perché, in quegli anni, San Francisco era la capitale della nuova cultura americana “nata nel dopoguerra” e City Lights divenne presto il luogo dove i poeti della beat generation, venivano accolti e pubblicati nella collana Pocket Poets Series. Una sessantina di libri in tutto, usciti tra il 1955 (L’esordio toccò allo stesso Ferlinghetti con Pictures of the Gone World) e il 2017. Di cui si ricordano, fra gli altri, Howl and Other Poems (insieme a diversi altri libri) di Allen Ginsberg, Gasoline di Gregory Corso, Scattered Poems di Jack Kerouac.

Libri che hanno segnato una generazione e che, secondo Ferlinghetti, hanno cambiato lo storytelling dell’America. Nati e stampati in una città di frontiera (“che allora era fatta di casette di legno bianche spesso immerse nella nebbia”) dove lo scrittore era arrivato attraversando l’intero continente in treno.

In quella che, all’epoca, era ancora l’ultima tappa possibile per ogni pioniere.