Donne con una volontà d’acciaio e obiettivi chiari, ma talvolta dimenticate. Le ispiratrici della scrittrice finlandese Mia Kankimäki sapevano quello che volevano e sono andate a prenderselo.
Alcune sono note al grande pubblico, come l’artista Yayoi Kusama, altre sono da scoprire, come l’esploratrice-scrittrice Isabella Bird. Le troviamo tutte nel libro Le donne a cui penso di notte, edito in Italia da Neri Pozza nel 2021.
Un testo al femminile, denso di consigli per “darsi il permesso” di uscire dal pantano dell’indecisione e degli stereotipi e fare ciò che si desidera.
Un piccolo passo indietro. Mia Kankimäki, classe 1971, lavora con successo nell’editoria fino a quando si fa strada in lei la domanda: “è tutto qui?”.
Lascia il suo lavoro in una casa editrice e vola in Giappone a scrivere il suo primo libro Cose che fanno battere più forte il cuore, uscito in Italia nel 2014, sulla vita di Sei Shanagon, scrittrice giapponese e dama di corte del decimo secolo.
Viaggio e scrittura vanno a braccetto nell’opera letteraria dell’autrice finlandese, sempre sulle tracce delle sue muse, donne ispiratrici che hanno lasciato il segno nella storia, percorrendo strade non convenzionali.
Strade che portano Mia in Africa, sulle tracce di Karen Blixen, autrice de La mia Africa, da cui è stato tratto l’omonimo film.
Leggendo Le donne a cui penso di notte, è evidente che per Mia Kankimäki questa coraggiosa avventuriera che approdò in Africa per un matrimonio senza amore e che si trovò a gestire da sola una piantagione di caffè, dopo che il marito l’aveva piantata in asso (non prima di averle attaccato la sifilide), è un modello fondamentale per rispondere alla domanda che (forse) la tiene sveglia a pensare alle sue eroine: “Che cosa può fare della sua vita una quarantenne senza famiglia, che ha perduto casa e lavoro?”.
Seguire Mia nel suo viaggio, fisico, narrativo e interiore, è effettivamente incoraggiante, perché di donne che hanno “tenuto duro” nel corso della storia ce ne sono state moltissime e in questo libro ce ne presenta dieci che l’hanno particolarmente ispirata.
A proposito di Karen Blixen l’autrice scrive: “In pratica, le alternative sono due: restare a commiserarsi per la sorte che ci è capitata o pensare che quelle carte rappresentino il viatico a una fantastica, speciale opportunità, che altrimenti non avremmo avuto, e cominciare a vivere di conseguenza”.
Karen Blixen dopo aver perduto l’amore della sua vita, che aveva incontrato in Africa e che non aveva mai voluto legarsi veramente a lei, torna in Danimarca e diventa una scrittrice di successo.
Isabella Bird era sempre malata, tra depressione, dolori e insonnia. Cosa poteva fare una nubile di mezza età nella Scozia di fine Ottocento? Seguire i consigli del medico ovviamente, che le prescrisse come cura cambiare aria, e Isabella con questa scusa viaggiò intorno al mondo, più di una volta, scrivendo poi guide di viaggio, e innamorandosi di un criminale incontrato sulle Montagne Roccese.
Ida Pfeiffer, austriaca che visse a cavallo tra Settecento e Ottocento, girò il mondo due volte, inventandosi ogni volta qualche stratagemma per rientrare nel budget, che era molto esiguo, adattandosi a ogni condizione.
Scrive l’esploratrice austriaca: “Per mia regola, quando viaggio evito tutto quello che non è indispensabile. Se so che attraverserò insediamenti umani, non porto provviste con me, mi andrà bene quello che mangiano gli altri. E se non mi piace il loro cibo, significa che non ho davvero fame”.
Di bagaglio leggero ne sapeva qualcosa Nellie Bly, giornalista del New York World, che nel 1889 fece il giro del mondo in 72 giorni, con un solo giorno di preavviso per prepararsi (il suo capo era Joseph Pulitzer). Aveva con sé soltanto una borsa a mano, in cui non entrò l’abito leggero di ricambio, per cui indossò lo stesso vestito per due mesi e mezzo. Maledisse la boccetta di crema idratante che non faceva mai chiudere la borsa.
Mia Kankimäki, scrittrice-esploratrice a pieno titolo, porta il lettore anche a Firenze (e in Normandia e a Kyoto e in una residenza per artisti da favola in Germania…), dove va a caccia di pittrici tra le meraviglie della città italiana.
Incontra Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi. Queste tre pittrici del Cinquecento hanno in comune due fatti non convenzionali per l’epoca: i loro padri hanno pensato di farle studiare, di dar loro un’istruzione, e con questa istruzione si sono trovate un lavoro con cui hanno mantenuto sé stesse e i propri familiari. Nel caso di Lavinia Fontana, partorendo anche undici figli.
Le donne a cui penso di notte contiene spunti e storie preziose per le donne di oggi. La cosa interessante dei modelli a cui ispirarsi, delle persone che incontriamo, è il viaggio che ci spingono a fare. I comportamenti e le scelte degli altri ci interrogano.
Mia Kankimäki fa una cosa semplice eppure per niente scontata: ripercorre i passi dei propri modelli, senza idealizzarli. Il rapporto “discepola-maestra” tra Mia e Karen Blixen ha superato l’innamoramento, è alla fase di amore vero e proprio, quando si sceglie di stare con l’altra persona, vedendola nella sua interezza, anche con i lati bui che ne fanno parte.
Questa continua ricerca apre le porte all’infinito, non si sa mai dove può portare, come scrive Mia raccontando del suo safari in Tanzania: “…mi rendo conto che dodici giorni nella savana sono già in sé un viaggio notevole. Dapprima fa paura, poi a un certo punto ci si rilassa e alla fine ci si trova inesorabilmente faccia a faccia con la propria essenza più profonda”.