Isabella Rossellini porta Darwin a teatro

Vuole la leggende che Re Salomone avesse un anello magico che gli permetteva di parlare con gli animali. Isabella Rossellini quell’anello non lo possiede.

Però “fin da piccola mi sono sempre domandata se gli animali fossero capaci di pensare o avere sentimenti come noi, e se comunicassero tra di loro”.

Attrice e adesso etologa

Per rispondere a queste domande, che iniziò a farsi quando papà Roberto Rossellini a 14 anni le regalò il libro di Konrad Lorenz (L’anello di Re Salomone, appunto), ma forse anche prima quando mamma Ingrid Bergman dopo l’operazione di appendicite le donò il suo primo cagnolino, il maltese Yuppie, l’attrice  a 50 anni ha deciso di studiare etologia all’università.

Si è laureata, ha tenuto al Musée d’Orsay di Parigi una conferenza semiseria sul tema dell’evoluzione, e da lì è nato uno spettacolo coprodotto dal Théâtre National de Nice e dal Teatro della Toscana.

Lo spettacolo Il sorriso di Darwin

Dopo una breve tournée italiana, che si conclude al Teatro della Pergola di Firenze il 28 gennaio, Il sorriso di Darwin andrà in scena anche alle Canarie, a Dubai e a Nizza. A interpretarlo, diretta da Muriel Mayette, con cinque cambi di costume a vista e sola in scena, la Rossellini che – a seconda delle location – recita in italiano, inglese o francese.

Lo spettacolo è in parte un’evoluzione dei corti che Isabella ha realizzato una quindicina di anni fa: tre serie basate sul comportamento degli animali: come si riproducono (Green Porno), le diverse strategie di seduzione (Seduce Me), l’istinto materno (Mammas). Ma è soprattutto, in chiave leggera, frutto di lunghi studi.

Di Darwin, innanzitutto. Un libro in particolare che il naturalista pubblicò circa 150 anni fa (tuttora disponibile), L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, analizza specie per specie le modalità in cui esprimono i diversi sentimenti. Prima degli animali, poi degli uomini.

I cani ridono con le orecchie

Si tratta anche di comportamenti che non attribuiremmo ad altre specie, come il sorriso. “Invece Darwin diceva che quando i cani piegano le orecchie il loro è probabilmente un sorriso, perché hanno meno muscoli facciali e quello è il modo in cui si possono esprimere. Oppure, era sicuro che le scimmie ridessero, dal momento che si evidenzia la stessa interruzione del respiro che abbiamo noi quando ridiamo. Sempre Darwin aveva anche identificato alcune espressioni che pensava fossero comuni a tutti. Per esempio lo spaesamento, che i cani esprimono mettendosi a pancia in su e gli uomini aprendo le mani. E poi si chiedeva perché alcuni gesti siano capiti dappertutto, come tremare dalla paura, sorridere, urlare. Gli animali si passano informazioni di generazione in generazione: questa è cultura. Lo fanno i primati, ma lo fanno anche le api, trasmettendo ragguagli per esempio su come prendere il nettare”.

Il gatto e i topi

Al di là dello studio di Darwin, però, Isabella Rossellini ha anche condotto esperimenti in proprio. Lo ha fatto all’università, per esempio: “C’erano dei topi che studiavamo, tuttavia quando con noi si  trovava un certo studente, le bestie si ritraevano. Ci chiedevamo perché, finché abbiamo capito che sentivano l’odore del suo gatto e avevano paura. A volte il distacco scientifico con cui si studia diventa in realtà un handicap. Nella comunicazione è sempre importante mantenere una dose di empatia”.

E questo vale anche per lo spettacolo: “Noi attori manipoliamo l’empatia, essere attore è non solo agire ma anche reagire, la recitazione è il contatto con il partner davanti a te. All’Università mi sembrava che questa capacità di comprendere i sentimenti altrui fosse messa da parte, gli scienziati non facevano amicizia con i topi che studiavano. Però, se togli l’empatia rischi di dire che gli animali non comunicano. Il fatto è che gli uomini si sono separati dalla natura, convinti di essere gli unici a pensare e progettare il futuro, invece gli animali ci riescono benissimo”.

Una fattoria per le specie in via di estinzione

Ciò che ha imparato studiando la Rossellini lo mette poi in pratica nella sua Mama’s Farm, la fattoria cui ha dato vita a cento chilometri da New York, dove alleva pecore, anatre, papere (la papera Cayabna fa uno specialissimo uovo nero che man mano diventa grigio), galline, le ultime arrivate sono sei caprette da cachemire spanish… “Nella fattoria la mia amica Patty Gentry gestisce la  coltivazione dei vegetali bio e io o gestisco gli animali, che sono heritage breeds, cioé razze antiche: specie in via di estinzione. L’industrializzazione del settore agrario tende alla monocultura. Per esempio al supermercato troviamo un solo tipo di spinaci, o broccoli o finocchi ma ci sarebbero mille varianti di  questi vegetali. Piccole fattorie artigianali come la mia possono contribuire a mantenere la biodivesità, quindi Patty coltiva le varianti di spinaci, broccoli o finocchi, che qui chiamiamo heirlooms, e io le razze antiche e rare di animali da fattoria”.

Come comunicano le galline

Osservando le galline, Isabella ha anche verificato come queste si parlino: “Un corvo le aveva avvertite che stava arrivando un falco e loro sono tutte corse via per mettersi al riparo”. Un altro esperimento di comunicazione è stato quando “un’amica che la mattina dava il fieno alle pecore una volta non si è presentata: al mio arrivo, loro belavano mentre mi facevano segno con la zampa sul piattone vuoto”.

Visto che nella fattoria – che ha un fortissimo impatto sugli abitanti della zona, con mamme che portano a vedere i pulcini e continui scambi con il villaggio – si tengono anche diversi corsi e incontri, alla Rossellini piacerebbe tenere qualche lezione sulle pecore, di cui “si sa molto poco, all’università si studiano elefanti, delfini, animali domestici, ma non quelli da fattoria”.

Ma i serpenti le fanno paura

A lei tutti gli animali piacciono. Solo uno non le va giù: “Potrei anche essere mangiata da un leone, ma sono i serpenti che mi fanno davvero paura. Qui ce ne sono diversi: potrebbero nascondersi sotto un tronco d’albero e mordermi quando cammino innocentemente in un bosco”.

Se invece le chiedi in quale bestia le piacerebbe reincarnarsi… “Forse uno dei miei cani. Mi sembra abbiano una bellissima vita. Poi, a proposito di cani: ci fanno capire che la selezione naturale non è la legge del più forte ma del più sociale. I cani vengono dai lupi ma come è successo che i lupi mangiano gli uomini e i cani sono i nostri migliori amici? L’addomesticamento non è stato condotto solo da noi, ma dagli animali stessi discendenti dei lupi, che hanno scelto di vivere con gli uomini per opportunismo”.

E questo non fa che confermare la superiorità della specie… animale.