La casa editrice che partorì il topolino

Un topo si aggira per il museo. Si ferma davanti a reperti antichi, e sgranocchia informazioni, curiosità, storie. Dopo essere nato su carta stampata, essere cresciuto nel mondo anche cartoon e diventato protagonista di serie, adesso il nuovo passo dell’evoluzione topesca è una app.

Per la prima volta, Geronimo Stilton accompagna infatti il pubblico dei bambini alla scoperta di un museo, di cui investiga le opere con il tono leggero dell’app-game. L’iniziativa è di Fondazione Brescia Musei, con Atlantyca Entertainment e il sostegno di Fondazione Cariplo.

Il primo vagito del topo investigatore risale ormai al 1997, in quel di Topazia. Qui Elisabetta Dami, nata in una famiglia di editori, (Il padre Pietro fondò nel 1972 la dami Editore) diede vita a Geronimo, giornalista investigatore.

Come l’autrice, oggi 63enne, ha più volte raccontato, successe che – scoperto di non potere aver figli – decise di dedicarsi al volontariato per bambini. “Era“, ricorda alla presentazione della app intitolata al suo rattino, “il periodo di Patch Adams, il medico che indossava un naso rosso da clown per distrarre i bambini malati. Sul suo esempio, per il desiderio di donare un sorriso ai ragazzi, diedi vita alle avventure di Geronimo che sono umoristiche, avventurose, ma anche con tanti valori etici“. Da lì, con un cognome che sa di formaggio, sono partite le topesche storie.

Ma perché proprio un topo?

Perché sono animali particolarmente vicini ai bambini. Sono curiosi come loro, vivaci, intelligenti, sempre pronti a fare nuove esperienze. Il topo è un personaggio simpatico, che riesce a interagire con i piccoli anche a livello umoristico. Quindi Geronimo si presta in modo particolare a proporre argomenti anche seri e culturali con leggerezza: così si fa ascoltare.

L’intrattenimento dei piccoli e dei più grandi ha già un celebre topo. Non temeva il confronto con Walt Disney?

Topolino non è un concorrente, può essere un amico. E l’amicizia è uno dei valori di cui Geronimo si fa sempre portavoce.

Perché, dovendo dargli una professione, ha scelto di fare di Stilton il direttore del giornale Eco del roditore? I giornalisti non sono una categoria un po’ antipatica?

I giornalisti che si impegnano a fondo per cambiare il mondo possono offrire un proprio contributo. Come Geronimo, uno che ce la mette tutta e cerca di dare il meglio.

L’ha disegnato lei il suo topo?

No, ho dato le indicazioni ed è venuto proprio conme lo immaginavo.

Le illustrazioni a chi sono affidate?

C’è un team di disegnatori che interpretano lo spirito umoristico delle storie. Le illustrazioni vengono fatte secondo le indicazioni del testo, perché quando scrivo mi immagino già quello che ci sarà. Le vignette non sono generiche ma complementari alle battute scritte: cerco sempre una sinergia fra ciò che viene raccontato a parole e l’immagine, in modo da far scaturire la scintilla umoristica. Tanti mi chiedono come faccio a far ridere…

Come fa?

Sono una persona molto seria, riservata. Per me vedere sempre il lato buffo, ironico della vita passa attraverso la scrittura.

Scrivere per parole e immagini: quali sono le difficoltà?

È una grande sfida, ogni mattina quando mi alzo mi chiedo di che cosa potrò occuparmi: è bello pensare che con il mio lavoro posso aiutare i bambini a sorridere. Soprattutto adesso che ce n’è un gran bisogno.

Scrive tutti i giorni?

Assolutamente sì.

I bambini forniscono spunti alla sua scrittura?

I figli delle mie amiche sono uno spunto inesauribile, come i bambini che incontro nelle scuole, e anche in giro nel mondo. Ascoltarli a capire che cosa vorrebbero leggere è una grande sfida.

Anche perché altrimenti la letteratura per l’infanzia rischia di essere paternalistica.

Spesso si scrive dall’alto verso il basso, come da un cattedra. Invece Geronimo e i bambini si parlano alla pari, da cuore a cuore, e questo è uno dei segreti del suo successo.

Ma non le viene mai voglia di passare a una letteratura “per grandi”?

Ci saranno anche altri personaggi. In questo momento mi dedico al mio primo figlio in baffi e pelliccia. Ma non si finisce mai di spaziare. Ho scritto tanto prima di Geronimo, scriverò anche dopo di lui.

Magari un romanzo?

Forse. Noi artisti abbiamo bisogno di tanto in tanto di rinnovarci, rimotivarci.

Non sarà comunque facile il passaggio.

Io mi sono avvicinata all’editoria iniziando a 18 anni con mio padre. Per vent’anni ho lavorato con lui sui libri per bambini della sua Dami editore. Poi è nato Geronimo e abbiamo passato altri 20 anni insieme. I prossimi venti vedremo che cosa ci sarà.

Da piccola, qual era la sua lettura preferita?

Piccole donne e Il libro della giungla di Kipling.

E adesso?

Mi piace leggere e rileggere, sono onnivora.

I libri di investigazioni e polizieschi le piacciono?

Molto. Adoro la Miss Marple di Agatha Christie, una grandissima comunicatrice. Poi Ellery Queen, il grande Conan Doyle….

Pur in versione topesca, l’aspetto di Geronimo Stilton in effetti ricorda quello di Sherlock Holmes. Guardando invece avanti, lei è amica della tecnologia?

Credo che niente possa sostituire un colloquio a quattr’occhi, ma nello stesso tempo mi rendo conto che potersi collegare online consente di fare molto di più e di trovare nuovi amici che altrimenti non si sarebbero potuti conoscere di persona. Se opportunamente utilizata la tecnologia è uno strumento che può aiutare i ragazzi. Come nel caso di questa app, dove la cultura è collegata alal tecnologia.

Fra un Geronimo Stilton e l’altro, lei ha avuto anche una vita avventurosa. Ha ottenuto il brevetto da paracadustista, ha fatto il giro del mondo in solitaria in anni in cui non era così semplice, ha fatto trekking in Nepal, frequentato un corso di sopravvivenza… Adesso si è fermata?

Adesso non si può più viaggiare tanto. Però l’avventura è un’attitudine, un modo di vivere. Per me oggi ogni mattina quando mi alzo l’avventura è che cosa posso offrire alla comunità e ai miei lettori, alle persone in difficoltà. Seguo tanti progetti di volontariato. Non mi stanco mai di cercare di trovare il modo per darmi da fare, così da dare un contributo al mondo.

Per finire. Ha dato vita a un topo, ma nella realtà possiede gatti?

Ne ho avuto tantissimi, adesso ho in affido il micio di mia nipote. Ma ho avuto anche cani e tanti animali. Mi piacciono tutti gli animali, non a caso sono consigliere nazionale del Wwf. Per me la natura è fondamentale: tutto oggi è collegato, l’equilibrio dell’ambiente è dato dal fatto che animali piante e uomini trovino un modo di convivere rispettandosi.