La nuova “pezza” di Valerio Lundini

Di Foto mosse di famiglie immobili è andato a parlare in tv. Per promuovere il nuovo libro ha raccomandato agli spettatori di aspettare a comprarlo: le prime copie sarebbero “difettate”, perché a causa di un errore dell’editore contengono oggetti intrusi come collanine d’oro, yen, diademi…

Per chi non si lasci dissuadere dall’acquisto, la presentazione dell’autore riassume: “Valerio Lundini (Roma, 1986) è tra le voci più innovative della comicità italiana. Dopo aver partecipato a Battute? e all’AltroFestival di Sanremo 2020, ha ideato e condotto per Rai 2 Una pezza di Lundini, ottenendo un grande successo di pubblico e critica. Nel 2021 viene arrestato per aver effettuato a mani nude un trapianto di cornea su un minore, spacciandosi per oftalmologo. Nello stesso anno ha esordito come scrittore con Rizzoli Lizard, pubblicando il best seller Era meglio il libro”.

Biografia con qualche dettaglio in più, come poi la dedica “A mia figlia Lucilla. Indagata per bancarotta fraudolenta, peculato, spaccio… ma per me sempre innocente”. E qualche dettaglio in meno: l’ultimo Concertone, a cantare con i suoi storici compagni I VazzaNikki, e con interruzione telefonica di Putin che annunciava la pace in Ucraina. “Meglio il Primo Maggio di Lundini che quello di Landini”, ha commentato Il Foglio. Poi, la calda estate affrontata con Il primo tour dopo il drammatì’ikico scioglimento.

Quindi, il film che arriverà il prossimo anno – Il più bel secolo della mia vita – con Sergio Castellitto. Vero è che solo poco tempo fa lui aveva garantito che “se dovessi fare cinema, avendo la mania del controllo, dovrei fare la regia, ma non sono regista”. Ma le idee, e le storie, possono cambiare. E la cosa rischia di essere divertente. Come alcuni (la maggioranza, non tutti) racconti che compongono Foto mosse di famiglie immobili.

Lundini da quando è uscito il primo libro è diventato ancora più cult, e questo gli fornisce un’ottima occasione per sfoggiare il suo cringe humour, basato su imbarazzo e figure meschine. Uno dei momenti migliori è legato alla commemorazione funerea di un Paolo, commentata in soggettiva dall’amico convinto di essere la vera star della giornata.

La morte – si sa – con lo humour “vive” molto bene. Il tema così ritorna, con il paradiso di un San Pietro indaffarato a smistare anime. Ma anche con il ricordo di Gigi Proietti, protagonista due volte. La prima al suo funerale: “Uno diventa un comico di primo livello, riempie teatri, colleziona ore e ore di applausi e per cosa? Per avere al suo funerale gente scettica che dice Nun te credemo! o peggio ancora Stavorta nun c’hai fatto ride?”. La seconda in un futuro novembre 2025 in cui l’attore in realtà morto non è.

Messaggi, o meglio film, dal futuro arrivano anche a Elvis. Mentre il passato svela un amletico dubbio di Martin Schulz, a cui nel 2003 Silvio Berlusconi si rivolse con “So che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapò” (e questo non è l’umorismo di Lundini: è la realtà). Il futuro presidente del Parlamento europeo nel racconto però è molto indeciso se accettare l’offerta, magari senza farsi pagare che figura meglio.

Attenzione alla postilla. Anche qui, come in Era meglio il libro, i nomi di personaggi conosciuti ritornano ma “nessuna delle cose che dicono o fanno all’interno di questo libro corrisponde a qualcosa che possono realmente aver detto o fatto”. L’unico micro-elemento autobiografico, ha spiegato l’autore (ammesso che sia vero) si trova in Tappi, quando al concerto di Brunori Sas la barista vende bevande senza tappo, per supposte ragioni di security.

Di racconto in racconto, cambiano non solo i personaggi ma anche lo stile e il genere, come già nel precedente. C’è il format intervista e c’è lo scambio di chat. C’è la doppia versione – lui sfigato, lei la più bella della scuola – del medesimo giorno, 11 settembre 2001, memorabile per un attacco non alle Torri ma a Nicolina Cupi. E c’è la vicenda epistolare in un inglese calabresizzato. Ovunque, i disegni che Lundini, diplomato alla Scuola dei fumetti, molto ama.

Per mantenersi poi all’incrocio fra generi e linguaggi, in fondo si trovano i “Bloopers”, quelli che al cinema rischiano spesso di sfuggirci mentre usciamo dalla sala e che in Foto mosse di famiglie immobili non possiamo non vedere, prima di chiudere il libro: errori, sviste, frasi sbagliate.

Evidentemente, dopo tre stagioni e una settantina di puntate di Una pezza di Lundini, adesso è tempo di girare pagina, almeno per un po’.