Le streghe, Batman e Maradona

Nella vita Salvatore Esposito non potrebbe essere più diverso da Genny Savastano di Gomorra. Almeno la versione di Genny che vediamo nelle ultime stagioni della serie, indurito dal mondo della camorra dove o ti adatti alla legge del più forte o sei spacciato.

36 anni, cresciuto a Mugnano, non lontano da quella Scampia in cui è ambientato libro di Roberto Saviano e da cui è stato tratto prima il film di Matteo Garrone, quindi la serie, Esposito da ragazzo invece di spacciare droga, serviva patatine fritte e hamburger da McDonald’s per contribuire alle entrate della famiglia.

Poi, a 24 anni, visto che fin da ragazzino, sognava di fare l’attore, si è detto: “Se non ci provo, vivrò tutta la vita col rimpianto di non averlo fatto”. Si è trasferito a Roma, ha studiato recitazione all’Accademia di Beatrice Bracco e, appena diplomato, è arrivato il ruolo nella serie Gomorra che, appunto, gli ha cambiato la vita.

Esposito, però, aveva un altro sogno: scrivere. Ha cominciato, nel 2016, con un libro sulla sua vita, Non volevo diventare un boss. Come ho realizzato i miei sogni grazie a Gomorra, scritto a quattro mani con Diego Nuzzo.

Quindi, lo scorso anno, l’esordio in narrativa con Lo sciamano, dal soprannome del protagonista, Christian Costa un profiler, esperto di delitti rituali e crimini satanici.

Personaggio che torna in Eclissi di sangue, uscito da qualche settimana, dove si occupa di un’altra indagine, questa volta in Galizia, in Spagna.

Quest’anno sono usciti due nuovi film di cui è protagonista, Rosanero e La cena perfetta. Dove trova il tempo per scrivere?

Lo trovo perché è una cosa che mi piace, mi rilassa. E, poi, ho finito di girare l’ultimo di quei due film, Rosanero nel luglio del 2021 e, tranne la partecipazione alla terza stagione del reality Celebrity Hunted in coppia con Marco D’Amore, non ho lavorato su nessun altro set.

Lo sciamano ed Eclissi di sangue diventeranno una serie?

Oppure un film, sì. In effetti, Lo sciamano lo avevo scritto con in mente l’idea di farne una sceneggiatura. Entrambi i libri hanno un taglio cinematografico. Ma arriverà anche un terzo romanzo con Christian Costa come protagonista. Per chiudere la trilogia delle streghe.

Ne seguiranno altre?

Penso di sì. Un po’ come i film della Marvel: Thor, Iron Man, Hulk… Ho tante cose per la testa.

È vero che il suo sogno è interpretare un supereroe? Potendo scegliere, chi?

Non ho dubbi: Batman. Ma ho anche scritto una storia ambientata a Napoli con un supereroe piuttosto particolare. Chissà, magari, un giorno riuscirò a farne un film.

Christian è anche il nome di fratello. Ha seminato nei due romanzi altri piccoli dettagli tratti dalla sua vita?

È vero, mi sono divertito a usare il nome del fratellino, che ha 13 anni. E, in effetti, ci sono altre piccole cose ispirate alle mie esperienze personali. Per esempio, il fatto che Eclissi di sangue sia ambientato per gran parte in Galizia. Ci sono stato lo scorso anno in vacanza con la mia compagna Paola che ha vissuto a lungo in Spagna, è un regione che amo.

Perché parlare di streghe?

Sono nato a Napoli, la Campania è una terra piena di leggende. E, poi, fin da piccolo, il mistero mi ha sempre incuriosito. Mi affascina tutto quello che è inspiegabile. Le teorie sugli alieni, le piramidi dei Maya…

Ha mai assistito a eventi soprannaturali?

Mi è capitato di sognare cose che, poi, mi sono accadute per davvero. E da bambino, quando ero solo in casa, sentivo nelle altre stanze le porte dei mobili che si aprivano e si chiudevano, oppure, di notte, mi capitava di vedere delle “presenze” in camera mia.

Lei è uno dei pochi attori italiani che è riuscito a lavorare anche in America. Ha interpretato il mafioso Gaetano Fadda nella quarta stagione di Fargo.

Ho vissuto negli Stati Uniti da solo per un anno, un’esperienza che mi ha fatto crescere. Gomorra ha un sacco di fan anche fra i registi internazionali. Luc Besson, per esempio, mi chiamò per propormi un personaggio che aveva scritto pensando a me in Taxi 5.

Immaginava così la sua carriera da attore?

Mai! Se qualcuno dieci anni fa mi avesse detto che avrei partecipato alla serie italiana più vista al mondo, lavorato in America e in Francia, fatto dieci film, scritto due romanzi e incontrato Maradona avrei detto: “Mi state prendendo in giro”.

Che cosa c’entra Maradona?

Deve capire che per noi napoletani non è stato solo un calciatore. Incontrarlo è stato uno dei momenti più importanti della mia vita.