Il tributo di Melissa Fu al padre e al potere del racconto

Cina, 1938. Meilin e suo figlio di quattro anni, Renshu, fuggono dalla loro città in fiamme mentre le forze giapponesi avanzano. Nel pericoloso viaggio che segue, attraverso una Cina trasformata dalla guerra, trovano conforto e saggezza nel loro bene più prezioso, una pergamena illustrata con favole antiche.

In modo simile a quanto aveva già fatto Jung Chang nel libro Cigni selvatici. Tre figlie della Cina del 1994, che raccontava le vite di tre generazioni di donne fino alla morte di Mao nel 1976, nel suo romanzo, Nella terra dei peschi in fiore, Melissa Fuscrittrice americana di origini cinesi – affronta la narrazione della storia del Paese partendo dalla seconda guerra mondiale e puntando l’attenzione alle vicende di coloro che scappano, emigrano e si stabiliscono in un Paese sconosciuto.

La prima metà di Nella terra dei peschi in fiore è una rappresentazione alternativamente straziante e commovente della vita dei rifugiati. Siamo a Taiwan, dove Chiang Kai-shek e i nazionalisti cinesi sono emigrati con la speranza di tornare nella Cina continentale dopo la sconfitta dei comunisti, e dove Meilin  dedica tutta se stessa a Renshu, rimasto ormai l’unico membro della sua famiglia.

Nella seconda metà del libro, invece, troviamo Renshu, ormai cresciuto e ribattezzato Henry Dao, frequentare una scuola di specializzazione a Chicago negli anni ’60. Realizzato il suo sogno di emaniciparsi da un passato difficile, Renshu-Henry sembra trovare finalmente la propria stabilità quando sposa una compagna di classe americana, ottiene un lavoro da scienziato altamente desiderabile nel New Mexico e accoglie la paternità con la nascita della figlia Lily.

Ma problemi familiari e politici complicano la sua vita altrimenti soddisfatta. Come può mantenere la sua famiglia al sicuro in America quando il peso della sua storia minaccia di trascinarli verso il basso? Come può prendersi cura di sua madre come un bravo figlio cinese se non è in grado di farla immigrare negli Stati Uniti?

Intanto, passano gli anni e tocca a Lily, in modo diverso dal padre, fare i conti con le sue radici. La ragazza, infatti, si rende conto di non essere come gli altri studenti, la maggior parte dei quali sono bianchi, mentre i pochi cinesi della scuola lo sono a tutti gli effetti, non come lei, nata negli Stati Uniti, da una madre americana.

Lily non rientra in nessuno dei due gruppi. Da questa mancanza di senso di appartenenza, nasce la sua curiosità per il passato del padre e della sua famiglia. Ma le sue domande mettono in difficoltà il taciturno Henry che rifiuta di parlare della sua infanzia: lui vuole dimenticare e far dimenticare il suo passato, essere solo un cittadino americano.

Ma questo è solo uno dei motivi di conflitto tra Lily e Henry. La ragazza, infatti, è combattuta tra il desiderio di rendere il padre orgoglioso di lei, coltivando come lui la passione per la scienza, e il bisogno di avere altri interessi e di affermare la sua indipendenza.

Alla fine, Nella terra dei peschi in fiore di Melissa Fu è tributo alle famiglie immigrate, un “resoconto” che non addolcisce gli effetti che guerre e sradicamenti forzati producono nelle vite delle persone. Un omaggio al padre, fuggito dalla Cina proprio come il piccolo Renshu. E una riflessione profonda su come le storie possono plasmare l’identità.