Pasolini, il fuggitivo: per l’appia come un cane

L’uomo sta sul bordo della strada: scalzo, in canottiera e jeans, la volante della Polizia si avvicina e gli chiede: Come mai non ha la mascherina? L’uomo li guarda stranito, poi educatamente risponde: Perché dovrei avere una mascherina? E il poliziotto con la faccia eccone ‘nantro: Perché potrebbe ammalarsi o contagiare. Ma ammalarmi di cosa? E poi mi scusi ma io sono una forza del passato, sono già morto. A questa affermazione il poliziotto al volante che era stato zitto comincia a ridere, mentre quello che dal finestrino stava parlando chiede i documenti, l’uomo si tocca e scopre di non avere nulla in tasca, e poi con sicurezza racconta di essere stato rapinato stupendosi di non avere più le scarpe come se solo ora prendesse coscienza della sua condizione. Il poliziotto con molta pazienza e inaspettata gentilezza quasi a dargli ancora una possibilità: Almeno si ricorda come si chiama? E l’uomo: Sì, Pasolini, Pasolini Pier Paolo, nato a Bologna il 5 marzo 1922. Silenzio. Poi quello al volante ridendo: Ma che stai a dì? Te c’avresti 98 anni? Ma te rendi conto? E la faccia dell’uomo diventa un groviglio di rughe, prima di chiedere: Ma in che anno siamo? Annamo bene, questo manco sa in che anno siamo.

’A Pasoli’ stamo nel duemilaventi.

Ma che dice? Eh sì, rassegnate. Ora buono buono ti mettiamo una mascherina le manette e ti portiamo in questura. E perché? Come perché? Stai scarzo, mezzo nudo, senza documenti né mascherina durante il lockdown a passeggio pe’ Ostia, me stai a paraculà? Dai, su, vieni con noi che chiarimo tutto. Ma mentre i due poliziotti scendono, Pasolini sta già correndo sulla spiaggia. I due, pigrissimi, si guardano, è domenica, quello è uno sbandato e pazzo che dice di avere 98 anni, senza documenti, nato a Bologna che passeggia per Ostia, pure scalzo, poi si rimettono in auto e se ne vanno. Ma per strada uno dei due dopo aver messaggiato a moglie e amante, cerca sul computer di bordo: Ma PierPaolo tutto attaccato o staccato? Boh, prova staccato se c’hai du’ nomi e te li attacchi sei scemo o no? Giusto. Oh questo ce sta pe’ davero, e la data de nascita è giusta e c’è pure scritto che è morto a Ostia nel 75. Ma che stai a dì? Guarda. Accostano. Guardano. Rileggono. E poi si dicono: tocca cercallo. Ma prima riguardano la foto e rimangono in silenzio. Sarà pure ‘npazzo, ma rimane che è ‘na fotocopia. Ma se chiamamo ‘ncentrale ce ridono in faccia, scusa che ce frega?

*

Pasolini corre e non pensa, corre e si ferma solo dopo un’ora. Il litorale è deserto nonostante sia una giornata di sole. Non riesce a credere che i romani siano diventati così stupidi da disertare il mare. Cerca di darsi priorità, pensa di chiamare sua madre, Moravia, Ninetto, Laura per farsi venire a prendere, cerca di ricordarsi i numeri, ma cammina e non incontra nessuno, vede passare solo auto della polizia e pensa che ci sia stato un colpo di stato, si ricorda degli anni della guerra con fascisti e tedeschi che controllavano le strade deserte, non riesce a darsi una spiegazione logica, anche la storia del contagio: una nuova Spagnola? La peste? Non sa darsi risposte. Ha solo domande, quella principale è Come arrivare a Roma?

*

 

Sa perché l’ho caricata?

Per pietà?

No, no.

E allora perché?

Lei rassomiglia al mio scrittore preferito, c’ho fatto pure la tesi.

Chi?

Pasolini, che tra l’altro è morto da ‘ste parti.

Lei ha fatto una tesi su di me?

Non su di lei, sul mio scrittore preferito al quale lei somiglia molto.

E che hai scritto su sto Pasolini?

La tesi era sul libro uscito postumo.

Quale?

Petrolio.

Ah, è uscito poi.

Senti ma che è successo a Roma, perché la gente non va al mare?

Ma lei dove è stato fino ad ora?

All’inferno.

(Ride) Ma niente c’è una pandemia e il governo ha ordinato di stare a casa.

E tu come mai non ci stai?

Be’ io consegno cose a quelli che stanno a casa.

Fammi capire, loro comprano cose stando a casa e non escono mai?

Escono il meno possibile.

E nessuno si ribella.

Nessuno.

Ma gli scrittori, i giornali, nessuno dice niente?

Non mi pare.

E di che scrivono?

Raccontano quello che fanno a casa.

Come?

Tipo diari della quarantena.

Ma come è possibile? Ma Moravia che dice? E il Pci?

Mi scusi, non vorrei dirglielo così a bruciapelo, ma Moravia è morto da tempo e pure il Pci.

Senti e chi è rimasto? I Citti?

No.

Sanguineti è vivo?

No.

Bertolucci?

No.

Ninetto Davoli?

Lui è vivo.

Bene. E mi porteresti a casa sua?

Perché lei lo conosce?

Sì.

E dove sta?

Se non ha cambiato casa dalle parti di Cinecittà.

Si può fare.

Ma lei che ci fa in giro?

Se ti dico la verità non mi credi, quindi meglio che non te lo dico.

Le posso chiedere se altri le hanno detto che rassomiglia a Pasolini?

In pratica tutti, nella realtà sei il primo: oggi.

*

Ma come pure tu stai zitto e chiuso in casa?

Pa’, so’ cambiate tante cose.

E lo vedo, ti sei rincretinito, sembri Enzo Biagi.

Ma che posso fa’?

Tutto quello che t’ho insegnato.

Allora Pa’ prima de tutto annamo su, te lavi, te vesti e poi ragionamo.

Ma che dici? Io voglio andare a casa di Pino devo restituirgli dei pugni, e poi farmi dire di quelli che erano con lui.

Pa’, Pino ‘a rana è morto un paro d’anni fa.

Muoiono tutti sti stronzi.

*

È una settimana che stai a legge’ ma nun c’hai voglia de fa’ altro?

Ma come siamo arrivati a questo?

E mo’ chiedi a me?

Ma chi è questo Serra che oggi dice di fare i bravi?

Ah questo è un po’ te.

Me?

Eh sì, è l’intellettuale di riferimento della sinistra.

Ma che sinistra, a me sembra un paese di ultradestre, col trionfo dell’uomo medio.

Pa’ so giorni che nun te capaciti.

E non mi capacito no, ma è assurdo e il Corriere poi.

L’ho comprato perché m’hai chiesto te.

E fai bene, ma chi è questo Scurati?

Er vincitore del Premio Strega.

A Nine’ questo c’ho so’, l’ho letto, con un libro su Mussolini. E ‘sto Gramellini?

Ah questo nun lo conosco.

L’Italia è molto peggio di come l’avevo immaginata, è andata oltre tutto. E poi tutti questi che parlano a nome mio, che sanno cose banali per mio conto, e poi film, canzoni, libri, ero così funereo?

‘Npochetto.

Ma chi c’è rimasto?

Nico.

No, per carità, ho visto che pure lui si è riprodotto a mie spese.

E allora nessuno.

Ma nel cinema?

È peggio der giornalismo Pa’, fidate.

Me fido, ma tocca fa’ qualcosa.

E che voi fa’?

Intanto dire che sono tornato, visto che son tutti pasoliniani.

A Pa’, ma te sei rimasto sempre uguale, nun l’hai capita che te nominano pe’ rubasse luce, che te mettono su ‘e majette pe’ dimenticatte più ‘nfretta, che te useno.

Sono tutti così cinici?

De più, fai conto che oggi Accattone sarebbe ‘nbravo pischello.

Ma allora la vera catastrofe non è il virus.

Eh no, è tutto er resto.

Ho visto, la politica peggio dei giornali e della letteratura.

Lassamo perde.

Ma che lassamo perde, ma te che hai fatto in questi anni?

Quarche firme.

Film come?

Firme, Pa’, ‘nce stavi più te, e quindi.

E quindi hai fatto dei film di merda.

Ma te invece?

Io che?

Te c’hai fatto?

Quello che fanno i morti, ho sognato.

 *

Ma quindi sono diventato un mistero italiano?

Sì, con Moro e le stragi.

In un paese di cuochi e poliziotti.

*

Ma quindi che voi fa’?

Vorrei scopa’.

Ma nun me vedi so’ ‘nvecchio.

Mica con te, con un pischello, portami a Termini.

A parte che nun ce sta nisuno, e se pure ce staveno: erano cinesi.

Cinesi?

Eh sì, Pa’. E poi so cambiate molte cose.

A Nine’  questa l’ho capita.

E nun me pare.

Famme guidà. Che macchina c’hai?

C’ho due machine, la mia e la tua.

La mia?

Eh sì, l’ho comprata dopo er fatto.

E allora annamo, famme guida’.

Dovemo prima da scrive l’autocertificazione per via del virus.

Fammi capire per uscire dobbiamo dire dove andiamo e perché?

Eh sì, ma te nun avevi letto tutto?

Ho letto tutto quello che era possibile.

Poi te stai pure senza documenti.

E che fa?

Fa. Fa.

*

Siete congiunti?

Lo siamo stati.

Ahò amo beccato du’ froci su ‘nauto d’epoca.

Lassa perde Pa’.

Lei non ha la patente, sfrecciava su una macchina che c’ha pure un delitto a carico, e mi dice che siamo un paese fascista, ma che, però, anni fa ci difese con una poesia, si rende conto in che situazione è?

Io? voi piuttosto, ma come fate a tollerare tutto questo: mascherine, coprifuoco, abuso di potere. Su, mi arresti. Arrestatemi.

….

Marescia’, guardi che lui è davero un grande poeta. Sta nei libri de scola, e ce stanno pure le scole a nome suo.

Ma come fanno a esserci scuole a nome di uno in vita.

E proprio pe’ questo, perché è speciale che ce stanno le scole.

E va in giro senza documenti.

Ma lo sa come sono i poeti, garantisco io pe’ lui, guardi che so ‘nattore ho fatto pure er medico in famiglia.

Ahhhh. Ecco dove l’ho vista.

Ecco, se prenda ‘a patente mia.

Facciamo che guida lei.

Ma certo.

*

Portami in televisione.

Ma ‘ndo te porto Pa’.

Alla Rai.

Ma nun vedi che stanno tutti in fissa co’ ‘sto virus.

Da quello che ho capito non è peggio della Spagnola, ma voi siete diventati dei fifoni.

Sì, pure, co’ tutto er resto, ma nun se tratta solo de paura.

E de che?

A Pa’, la televisione è cambiata.

E dimme una cosa che non so.

Vabbè te ce porto così capisci.

*

Bruno, lo so che nun me credi, ma de llà ce sta Pier Paolo.

Ma hai bevuto?

No, aspetta.

Impressionante. Non ci credo. È uno scherzo.

No, fidate.

Dai, dimmi è scherzi a parte.

Ma de che. Vai, parlaje.

Si ricorda di me?

Certo, lei diede l’annuncio, con troppa sicurezza, di Valpreda stragista.

Errori di gioventù.

Certo, eseguiva solo degli ordini.

È tornato per farmi il processo?

No, s’immagini che vorrei andarmene ogni due secondi.

Posso chiederle come ha fatto a tornare?

Lo ignoro. Mi sono risvegliato a Ostia.

Uhm. Che ricordi ha?

Sogni.

Di che tipo?

Si spaventerebbe, preferisco non dirglielo.

Sa cosa è successo dopo il suo assassinio.

Ho letto qualcosa.

Senta Pasolini, capirà che questa cosa è incredibile per me e sarà ancora più incredibile per gli italiani, prima di pensare a uno speciale, devo parlarne in Rai e prima ancora in Vaticano. Questa cosa destabilizzerà non poco, ci saranno attacchi, delegittimazioni, problemi enormi.

Capisco, ma ora in Vaticano non c’è l’argentino? Sembra un tipo aperto.

Lo è, ma capirà che il suo è un caso speciale.

Non vedo la novità, sono sempre stato speciale.

*

Poi, Vespa rinuncia. Invece, non rinunciano Giletti e la D’Urso che decidono per uno speciale con Pasolini in studio neutro, una sorta di Samarcanda per Pier Paolo. La cifra è rimasta segreta ma si è parlato del doppio del costo di Ronaldo più un anno di Pil della Lombardia con sponsor e aggiunte, un casino, e alla fine, dopo tre settimane – che hanno consentito al poeta di studiarsi il tempo perduto – è arrivata la grande serata. Per Giletti ci sono la Parietti, D’Agostino e Veltroni. Per la D’Urso ci sono Mughini, Luxuria e Feltri.

Sui social e sui giornali nessuno crede all’evento, ci sono state interpellanze parlamentari da parte di Salvini e Meloni perché il ritorno di Pasolini sarebbe una trovata del governo per distrarre il paese dai problemi reali. Gli stilisti Dolce&Gabbana si sono offerti di tornare insieme per vestirlo ma non hanno avuto risposta. La Chiesa ha invitato a disertare la visione. Il Pd gli ha indirizzato una lettera aperta per dargli la presidenza del partito, la sinistra ha promesso di non dividersi durante l’intera durata della trasmissione, tanti gli scontenti che si sono lamentati per il mancato coinvolgimento: da Siti a Virzì a Sorrentino, da Scalfari a Garrone a Mieli, solo per citare i primi a scrivere e a rilasciare interviste. Si sono lamentati, e molto, anche i giornalisti stranieri e gli editori, ma alla fine ha vinto la tivù generalista perché crede all’assurdo in modo cieco.

Piovani ha scritto la sigla dello speciale, un componimento d’accoglienza tutto violini e nostalgia, tra Bach e Modugno.

Quando parte il collegamento e la faccia di Pasolini torna in televisione, non attraverso un filmato d’epoca, la regia indugia sullo stupore che attraversa i fortunati interlocutori. Giletti e D’Urso gaudenti sanno che stanno passando alla storia, questa è la prima trasmissione con un “tornante”, la scelta dell’aggettivo calcistico è stata del poeta e regista.

Nelle case italiane e dei 45 paesi collegati piove stupore, è Pasolini davvero o gli somiglia tanto. Ovviamente sono davanti alla tivù i due poliziotti del fermo di Ostia, e il ragazzo della ditta di trasporti, increduli. La trasmissione ha fatto tornare in testa alle vendite i suoi libri e in tivù i suoi film, creando non poche lamentele da parte degli abituali appaltatori delle classifiche letterarie, alcuni giallisti hanno scritto un manifesto contro Pasolini evidenziando nella sua opera “una pornografica gratuita soprattutto per l’assenza di commissari, ispettori e indagini”. Anche le scrittrici italiane, costrette a guardare i suoi film per la prima volta, non hanno fatto mancare una lettera di protesta contro l’uso del corpo femminile nelle sue pellicole. Anche il regista Ferzan Özpetek ha scritto un lungo articolo su “Repubblica” per accusarlo di aver svenduto le conquiste del mondo cattolico-gay vendendosi alla tivù commerciale in una bassa operazione culturalnarcisistica.

Solo quando comincia la discussione Pasolini si accorge della nube di volgarità e violenza che lo circonda. Tranne D’Agostino che lo fa ridere subito chiedendogli se si tinge ancora i capelli. Però, la banalità delle osservazioni e le altre, conseguenti, domande, gli fanno scuotere il capo tanto che dalla regia gli chiedono di stare un attimo fermo altrimenti si crea la zona Cacciari, ma lui non capisce e continua a tarantolarsi mentre viene interrotto, sembrando sempre troppo lento e articolatissimo per le menti in ascolto e per quelle chiamate a sollecitarne le risposte. In una delle pause pubblicitarie gli appare Mentana con uno zaino da scout e i suoi libri, chiedendogli di autografarli, e Pasolini pur di non rispondere a Veltroni: si mette a scrivere lunghe e astruse dediche a quello che dice di essere un giornalista libero e per questo suo ammiratore.

Appena si torna in diretta, Veltroni gli chiede: Pier Paolo, ne La ricotta fai dire a Orson Welles che l’Italia ha il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa, ora come l’hai trovata? E, Pasolini, appare smarrito, forse non sa da dove cominciare, il suo è un silenzio lunghissimo che ha qualcosa di assurdo di cui lui è il vertice, si accarezza i capelli mentre sembra che debba finalmente rispondere, poi, invece, sparisce.