Goya tra ragione e sentimento

Una mostra che espone i lavori di Goya è una mostra da non perdere, e così siamo stati a visitare le sale di Palazzo Reale di Milano dove fino al 3 marzo è esposto Goya. La ribellione della ragione, nato in collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid (la produzione è di 24 Ore Cultura).

Annibale vincitore osserva l’Italia dalle Alpi
per la prima volta (1771)

La ragioni della committenza (e le sue)

Non si tratta di una esposizione “definitiva” (qualcuno ricorderà il grande e forse irripetibile progetto della Fondation Beyeler, a Basilea, due anni fa), ma di un’esposizione ben curata, che ha il merito di raccontare al grande pubblico l’evoluzione creativa di Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828), campione dell’arte spagnola ed europea che si muove tra Illuminismo e Romanticismo, tra ragione e sentimento.

Joaquina Candado Ricarte (1802-04)

Pittore della monarchia spagnola, artista colto e accademico, Goya iniziò il suo percorso con opere legate a temi tradizionali, cari alla sua committenza (nobili e intellettuali) e nel tempo ha sviluppato uno sguardo personale verso soggetti intimi così come verso temi sociali.

Verso una pittura più personale

Lo vediamo bene in questa mostra milanese, curata da Victor Nieto Alcaide, decano degli studi su Goya, e scandita in sette sezioni, allestite da Fabio Novembre in un diminuendo di luce: si comincia con le pareti chiare delle prime sale e poi ci si immerge, con le opere della maturità, in ambienti sempre più chiaroscurali, in un crescendo emotivo che culmina nella sala dedicata agli orrori della guerra.

Ma partiamo dall’inizio: accolti da due interessanti autoritratti dell’artista, eseguiti per farsi conoscere dalla ricca committenza spagnola, vediamo Goya muovere i primi passi dentro una pittura per certi versi accademica e convenzionale.

Autoritratto (1815)

Passano pochi anni appena e l’artista capisce che queste committenze importanti (incluse quella del re Carlo IV) limitano fortemente la sua libertà creativa: Goya comincia a ritagliarsi spazi di pitture e soprattutto disegni fuori dall’ordinario.

L’arte del brutto e dell’insolito

Immagina bambini che giocano per strada, persone umili nella loro vita quotidiana, si addentra in luoghi poco frequentati dalla pittura, come i manicomi (che ben conosceva: frequentava con una certa assiduità quello di Saragozza perché vi erano ricoverati dei famigliari).

Goya è il primo a rendere “il brutto” una categoria estetica degna di rappresentazione. E quando, con il crescere della fama, può dedicare sempre più tempo a questa forma d’arte, comincia a realizzare opere per sé stesso o da regale a una ristretta cerchia di amici.

La serie dei “Capricci”

Nascono così i “Capricci” e i “Proverbi” in cui non risparmia frecciate all’ottusa società del tempo. Il disegno, e in particolare l’incisione, diventano per Goya il mezzo per esprimere e diffondere le sue idee: rinnovando anche la tecnica dell’incisione e dell’acquaforte, l’artista spagnolo non è solo interessato a rappresentare la realtà ma a darne una sua lettura, talvolta critica e tagliente.

Il sonno della ragione genera mostri, dalla serie “Caprichos”, 43 (1797-99)

Una delle sue opere più note e riprodotte è il Capriccio numero 43, dal titolo Il sonno della ragione genera mostri, in cui Goya stesso s’immagina mentre dorme ed è assalito da incubi: in che modo l’immaginazione può salvarci dalle brutture della vita reale? Ci può essere una ragione giusta per opporsi al presente?

L’orrore della guerra, i lutti personali

Negli anni della maturità Goya diventa sempre più sensibile al tema della guerra: la lotta per l’indipendenza spagnola, con battaglie e morti ovunque nelle città, lo tormenta così come la perdita dei suoi cari (la moglie e sei dei suoi sette figli).

La sua arte – lo vediamo nelle ultime sale della mostra a Palazzo Reale – diventa ancora più sferzante, il tratto nervoso: il “razionale” Goya si ribella al tempo che vive e grida le sue ragioni del cuore.

Grazie a questa sua complessità, la sua opera è da ammirare ogni volta.