Il denaro, il poker e il disgusto secondo Patrizia Cavalli

Non capita spesso (mai?) che un poeta venga raccontato in un due documentari presentati in un colpo solo allo stesso festival cinematografico.

È successo a Patrizia Cavalli, poeta, morta nel giugno dello scorso anno, di cui parlano in modo diversissimo due titoli presentati all’ultimo festival di Venezia.

Il primo, Le mie poesie non cambieranno il mondo (realizzato da Annalena Benini e Francesco Piccolo, in arrivo a novembre su Raitre) che è composto da interviste a Cavalli realizzate in tempi diversi, l’ultima si presuppone poco prima della morte, e da immagini di repertorio dei suoi spettacoli.

Mentre, il secondo, di cui non c’è ancora una data di uscita, è un corto, This Is How a Child Becomes a Poet, della regista Céline Sciamma che la racconta attraverso le stanze e gli oggetti – Cavalli era legatissima alle sua “cose” cui diceva di voler bene anche più che agli esseri umani – del suo appartamento romano poco prima che venisse svuotato dopo la sua morte.

Il documentario “This Is How a Child Becomes a Poet”, della regista Céline Sciamma

E che deve il suo titolo al primo impulso che avrebbe l’avrebbe portata, secondo i suoi racconti, almeno a scrivere poesie fin dalla quinta elementare. Ovvero la visione di Picnic e il conseguente innamoramento per Kim Novak. Di cui Patrizia conservava gelosamente in casa una foto con un autografo. In realtà un falso fatto da un suo amico che avrebbe rivelato il suo segreto solo dopo la morte di lei.

Se il corto della Sciamma ha un taglio più originale, quello di Annalena Benini e Francesco Piccolo ha il pregio di far parlare direttamente Patrizia Cavalli, una donna, a prescindere dal fatto che le sue poesie possano piacere o no, di un’intelligenza rara, capace di non essere mai banale anche di fronte alle domande più scontate, di praticare sempre e comunque il gioco dell’ironia.

Veri o no che siano i fatti che racconta della sua vita – Cavalli amava la rappresentazione, il teatro, e non è da escludere che alcune ricostruzioni siano fatte per amor dell’arte più che della verità, il che non ne inficia comunque l’onestà intellettuale – certi episodi che riguardano il suo rapporto con il denaro ancora prima che con l’amore e la scrittura sono indimenticabili.

Sembra di vederla Patrizia Cavalli che da ragazzina, quando ancora viveva Todi, si fa dare uno strappo da qualche conoscente fino alla stazione di rifornimento dove va a “molestare” i camionisti con le sue richieste di giocare a morra. A soldi, ovviamente.

Perché, dice con un sorrisetto, “io ero un genio della morra e li distruggevo”. E, poi, più tardi, adulta, fumare mille sigarette al tavolo da poker dove, spiega, vinse tanto finché non perse anche di più.

Ho smesso”, racconta, “per disgusto perché per smettere di fare qualcosa non basta volerlo. Non posso smettere per buona volontà o per ragionamento. Il disgusto è un sentimento importante, più importante dell’amore”.

Quello che non dice nel documentario ma che raccontò in un’intervista sul Il Foglio proprio ad Annalena Benini era che, siccome con le poesia non diventi ricco, per un periodo aveva fatto la mercante d’arte. “Soprattutto negli anni Ottanta era molto facile. Qualcuno aveva un quadro o un oggetto da vendere, io facevo da tramite con il compratore e prendevo la percentuale, in due minuti guadagnavo anche molti soldi. Rispetto ai soldi sono sempre stata fortunata: pura fortuna senza fatica. Poi mi sono venuti gli scrupoli e non ho più fatto una lira. Bisogna avere l’innocenza del delinquere per guadagnare. E sono stata per cinque anni mantenuta da una fondazione americana di una mia amica, simpaticissima e molto stravagante. Dovevo scrivere qualche riga di progetto e mi arrivavano quarantamila dollari, cinquantamila dollari, trentamila dollari”.

Nelle parole “pura fortuna senza fatica”, del resto, sta la filosofia economica di Patrizia Cavalli che nel documentario dice: “Non mi piace il denaro meritato, mi piace il denaro vinto, avuto per sorte. Il denaro guadagnato e sudato, mi fa orrore”.

Una dichiarazione condivisibile o no, ma meravigliosa. Ancor più delle sue riflessioni sulla poesia.