Szymborska, il premio Nobel che vale una mostra

Nasceva cent’anni fa Wislawa Szymborska, “Nostra Signora” della poesia contemporanea, colei che è riuscita a sdoganare, grazie ai suoi versicoli così intensi eppure così ironici, la libera associazione delle parole al grande pubblico.

Ne parliamo qui, perché Genova dedica ora una intelligente mostra alla poetessa polacca che è stata Premio Nobel per la Letteratura nel 1996.

Un viaggio nel suo mondo privato

Curata da Sergio Maifredi, con la consulenza di Andrea Ceccherelli e di Luigi Marinelli, l’esposizione è allestita in uno spazio del comune che è un gioiellino: Villa Croce, a pochi passi dal porto del capoluogo ligure.

Quest’antica dimora immersa in un ampio parco pubblico – sosta piacevole dopo la visita degli interni – ospita ora e fino al 3 settembre nelle sue sale affrescate tutta l’energia delle parole di Wislawa Szymborska, accostate alle sue opere grafiche e ai collage che tanto amava comporre per gli amici più stretti.

Wislawa Szymborska alla cerimonia del premio Nobel

Wislawa Szymborska. La gioia di vivere si configura come un viaggio nel mondo privato della celebre poetessa, morta nel 2012, e nel suo poliedrico universo creativo, un mix esplosivo in cui l’ironia prende a braccetto l’intelligenza.

Il legame con Genova

La mostra – per visitarla ritagliatevi almeno un’oretta – si apre con un collage espanso, sotto forma di pop-up che riprende alcuni “giochi grafici” ritrovati nei suoi diari mentre la seconda stanza al pian terreno offre al visitatore un quadro del contesto in cui la poetessa viveva in Polonia.

Veniamo poi a scoprire alcune curiosità che danno maggior significato all’esposizione e che lo stesso curatore Sergio Maifredi ci ha voluto spiegare: “Perché una mostra su Wislawa Szymborska proprio a Genova? Perché a Pietro Marchesani, professore di Polonistica all’Università di Genova si deve la traduzione dell’opera omnia della poetessa, un lavoro immane e devoto iniziato quando in Italia e nei Paesi italofoni Wislawa Szymborska era ancora un nome pressoché sconosciuto. Inoltre, fu proprio l’editore genovese Silva a pubblicare in Italia le prime poesie dell’autrice, tre decenni prima che le fosse assegnato il Premio Nobel“.

I collage per gli amici

Per entrare nel vivo della mostra, lasciandosi anche sorprendere da un allestimento che gioca con le scritte sui muri e punteggia le sale di fotografie d’epoca, pagine di diario e documenti che raccontano la vivace vita di Wislawa Szymborska, donna di lettere ma anche di grandi passioni amorose e di viaggi in giro per l’Europa, bisogna salire al primo piano.

Qui troviamo – vera gioia per gli occhi – un’ottantina di collage originali che la poetessa faceva nel tempo libero e che poi regalava agli amici: sono opere che lei considerava un mero passatempo, ma che invece testimoniano il suo modo di ragionare, per fulminee associazioni o per antitesi, sempre appoggiandosi nelle sue similitudini a oggetti della vita comune o a immagini dell’universo pop.

Sono opere di piccole o medie dimensioni, da osservare con calma perché infarcite ora di sarcasmo ora di passione: alcuni critici sostengono che fu proprio la pratica del collage a spingere Wislawa Szymborska a concepire la sua poesia dalla caratteristica struttura libera (e dai toni spesso scanzonati).

In mostra anche dieci poesie inedite

Accanto ai collage e ai lavori di grafica, ci sono anche alcuni disegni che la poetessa realizzò all’inizio della carriera per illustrare libri di inglese per bambini e ragazzi e frammenti del suo taccuino oltre a deliziose fotografie dalla giovinezza fino agli ultimi anni, passando per intense lettere d’amore che rivelano un carattere focoso, a volte incline al melodramma (ma infarcito di tanta autoironia).

I collage e le opere grafiche ci svelano quanto Wislawa Szymborska sia stata anche, a suo modo, non solo poetessa e letterata ma artista a tutto tondo. Del resto, era amica di Kantor, frequentava le Avanguardie, assorbiva come una spugna tutte le novità nel mondo dell’arte dagli anni Quaranta in avanti.

Wislawa Szymborska, a Cracovia nel 1984

E se la grande sorpresa di questa mostra genovese sono dieci componimenti inediti tradotti in italiano per l’occasione (si trovano nella sala centrale della mostra), il particolare più divertente resta la scimmia-peluche che Wislawa Szymborska usava come portafortuna (e la scimmia è un tema ricorrente anche nelle opere grafiche e nei collage).

Mentre il momento più emozionante della visita è senza dubbio nella sala in cui, avvicinando il nostro telefono ai vari QR code stampati sul muro, possiamo ascoltare la sua voce registrata nei tantissimi e vibranti messaggi che lasciava nella segreteria telefonica del suo editore.