L’arte di Umberto Boccioni prima del Futurismo

Che cosa dipingeva Umberto Boccioni prima di diventare il campione del Futurismo che tutti conosciamo? Incuriosisce fin dal titolo – Boccioni prima del Futurismo – la mostra che abbiamo visitato per Tortuga in un luogo che, da solo, vale il viaggio.

Eccoci infatti a Mamiano di Traversetolo, appena dopo Parma, in una delle più importanti istituzioni artistiche del Nord Italia, la Villa dei Capolavori, oggi sede della Fondazione Magnani-Rocca, già dimora del musicologo e critico d’arte Luigi Magnani.

Autoritratto di Umberto Boccioni (1908)

Le mostre temporanee nella Villa dei Capolavori

Qui, in spazi sontuosi senza tempo, circondati da un giardino all’inglese con piante esotiche e alberi monumentali (e una colonia di pavoni che è una delle attrazioni locali), è custodita la corposa collezione d’arte di Luigi Magnani, con pezzi firmati da Goya, Durer, Tiziano, Canova, Renoir. Due volte l’anno, la Villa ospita anche mostre temporanee, sempre di qualità, come questa su Boccioni.

Curata da Francesco Parisi con Virginia Baradel e Niccoló D’Agati, presenta quasi duecento opere tra cui spiccano alcuni capolavori assoluti dell’artista, negli anni in cui si confrontava col Divisionismo.

I capolavori del Boccioni pre-futurista

Dal Mart di Rovereto arriva, ad esempio, lo strepitoso Nudo di spalle del 1909, mentre il Masi di Lugano ha generosamente prestato il bucolico Meriggio e la Pinacoteca di Brera di Milano il celebre Autoritratto.

Se volete però sapere qual è il quadro che ci ha ipnotizzato, dovete arrivare nell’ultima sala dell’esposizione, che si chiude con la visione de Il romanzo della cucitrice, un’opera del 1908 della Collezione Barilla di Parma, che è di una bellezza assoluta per il modo in cui Boccioni ritrae la donna, elegantemente assorta nella lettura, in una pausa di bellezza dentro una quotidianità ordinaria.

Il romanzo di una cucitrice (1908)

Ma partiamo dall’inizio di questa mostra che ambisce a raccontarci un lato meno noto di Umberto Boccioni (1882-1916), carattere narcisista e difficilmente imbrigliabile, inquieto tanto da girovagare tra Padova, dove stava la madre con le sorelle, Roma, Parigi, Venezia e Milano.

L’esposizione segue, sala dopo sala, queste sue “geolocalizzazioni” dal 1899, quando compie le sue prime esperienze artistiche, al 1910 quando elabora il Manifesto dei pittori futuristi.

I modelli, da Segantini a Sironi, Carrà

Parliamo di un decennio cruciale in cui Boccioni si dedica, per sbarcare il lunario, all’illustrazione commerciale (la mostra riserva a questo genere di lavori la prima sala,) e in cui sperimenta parecchio, prima ispirandosi alla pittura di Giacomo Balla, tanto di moda a Roma, poi all’arte dell’incisone appresa a Venezia.

Si comprende così, seguendo il percorso cronologico dell’esposizione, quanto Umberto Boccioni si sia confrontato con tutti i suoi contemporanei inseguendo fin da giovanissimo l’idea di un’arte che “sintetizzi il sogno dell’anima moderna.

Proprio da questo suo incessante peregrinare, Boccioni costruisce la “rivoluzione” del Futurismo. Fondamentale, a questo proposito, il confronto con la pittura divisionista di Giacomo Segantini e Gaetano Previati, ma non vanno dimenticati – e sono ben esplicitati in mostra – anche i confronti con Mario Sironi e Carlo Carrà.

Attento alle creazioni dei suoi contemporanei, Bocconi è attratto dai nuovi studi sul colore e dagli effetti di questo in pittura: non ama il vedutismo dei veneziani, predilige una “pittura di idea“, quasi sempre irrealistica.

Un maestro del ritratto

Lo vediamo nei numerosi ritratti dedicati alla madre anziana, cui la mostra dedica una sezione a parte: anno dopo anno, il volto della donna diventa sempre meno realistico, sempre più forma astratta di segni e colori.

Abilissimo disegnatore, Umberto Boccioni dà il meglio di sé nella pittura di figura: è qui che realizza una pittura attenta alle emozioni, così capace di coinvolgere chi guarda, come accade per Ritratto di Fiammetta Sarfatti in cui la bambina è colta, con una prospettiva persino sbagliata, nell’atto di camminare verso di noi (la tela si trova nella parete destra dell’ultima sala, ed è una vera chicca).

Nudo di spalle (1909)

Nell’ultima incantevole sezione di questa esposizione scopriamo un Umberto Boccioni “pittore di ideacapace di portare aria fresca sulla scena italiana dei primi del Novecento: stava maturando in lui l’ipotesi di un’arte futurista non tanto basata sull’esaltazione della meccanica e della modernità, ma sulla capacità di catturare efficacemente l’attenzione di chi osserva, anche grazie al moto delle emozioni impresse su tela.