L’arte iper partecipata di Leandro Erlich

Case sradicate e lasciate penzolare appese a una gru, ascensori che non portano da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali, video che sovvertono la normalità: benvenuti nel magnifico mondo di Leandro Erlich che dall’Argentina porta a Milano, per la prima volta in Europa, l’arte della “grande illusione”.

Oltre la soglia s’intitola la sua personale che da questa settimana occupa gli ampi spazi di Palazzo Reale di Milano: una mostra punteggiata di video e di installazioni, di luci e di suoni e da visitare con calma, con il giusto tempo a disposizione per entrare nell’universo incantato dell’artista sudamericano, 50 anni e svariati riconoscimenti e mostre in giro per il mondo.

Costruisco storie visive tratte dalla vita quotidiana che evocano un insieme di circostanze ordinarie, radicate nella realtà e nell’esperienza condivisa, ma che non funzionano come ci si aspetta“, ha detto Erlich alla presentazione. E ancora: “Intendo l’arte come un mezzo per coltivare nuovi approcci alla comprensione del mondo fisico, mentale, politico, simbolico“.

Sono 18 le installazioni che, sala dopo sala, occupano le stanze di Palazzo Reale: la più celebre è Batiment, che a prima vista sembra la facciata di una casa con delle persone appese a penzoloni mentre si tratta di un effetto ottico strabiliante.

Bâtiment (2004) di Leandro Erlich

Erlich compone infatti sul pavimento uno specchio su cui è applicata l’immagine della casa e sulla quale alcuni performer (o persone del pubblico) si possono sdraiare per creare, nella rifrazione verticale che vediamo, l’illusione di una facciata davvero straordinaria.

L’arte di Leandro Erlich, sia nei lavori di pittura, fotografia, video e installazioni, è un’opera iper-partecipata, che vive perché ci siamo noi ad animarla, a renderla reale: l’artista infatti stimola le nostre capacità percettive, “giocando” a rappresentare oggetti o scenari in modo quotidiano solo in apparenza.

Liberandosi dall’inerzia della visione, dall’abitudine agli oggetti, dalle nozioni preconcette e dall’esperienza ricevuta si comprende – osservando le diverse installazioni di Leandro Elrich – che il visibile non è tutto ciò che esiste nella realtà.

Fin dai primi lavori, l’artista argentino si è voluto impegnare per immaginare un nuovo tipo di mondo e questa proposta di deviazione dall’ordinario stimola in noi, sala dopo sala, opera dopo opera, interrogativi: che cosa sto davvero osservando? Quel piano è davvero verticale o orizzontale? Quell’oblò si apre su un paesaggio o è un’illusione?

ChangingRooms

Si ride (e ci si fotografa tanto) nelle mostre di Leandro Erlich: l’ultima che ha fatto a Tokyo è stata tra le più viste in Giappone, sul fronte dell’arte contemporanea.

Ed è vero che la sua arte è “instagrammabile”. Tuttavia, si tratta di una semplicità solo apparente, di un gioco che invece diventa serio. Erlich stimola infatti il nostro impegno, “punisce” la nostra pigrizia: ci educa a non ritenere familiare e scontato nessun tipo di quotidiano, coltiva il dubbio e l’incertezza sul mondo che ci circonda, ci ricorda – soprattutto – che l’arte contemporanea ha bisogno di tempo e di attenzione per essere davvero compresa, per cogliere dove ci vuol portare.

La mostra di Leandro Erlich è allestita nelle sale di Palazzo Reale di Milano fino al prossimo 4 ottobre: merita una visita (e molte foto, e ancor più riflessioni).