L’arte poliedrica di Alberto Casiraghy

Pare uscito da una favola Alberto Casiraghy. Nessuno somiglia a lui, nell’omologato mondo dell’arte e delle lettere.

Ne scriviamo ora qui su Tortuga perché il Museo di Storia Naturale di Milano ha (finalmente) deciso di dedicargli una personale: il titolo è Nel vento della poesia. La Natura nei libri e nelle opere di Albero Casiraghy (fino al 12 novembre) ed è una vera chicca, oltre ad avere il merito di introdurci alla visita del museo civico fresco di nuovo allestimento.

Un magico mondo di carta

Una premessa è necessaria per capire di che tipo di universo creativo e visivo stiamo parlando: Casiraghy (se vi incuriosisca la y finale del nome, sappiate che è solo un vezzo), 71 anni ottimamente portati con un fisico minuto e un sorriso serafico stampato in faccia, è un poeta-artista, editore, scrittore, tipografo, stampatore, liutaio e violinista. Sì, tutte queste cose insieme, e tutte condotte con garbo.

La casa atelier a Osnago

Considerato unanimemente l’erede di Bruno Munari, una quarantina di anni fa ha deciso di trasformare la sua villetta di Osnago, vicino a Monza, in un atelier dove stampare progetti originali. Fernanda Pivano, Giuseppe Pontiggia, Ettore Sottsass, Sebastiano Vassalli, Enrico Bay, Gillo Dorfles, Maurizio Cattelan sono solo alcuni dei nomi di intellettuali e artisti che ha coinvolto nelle sue “visioni su carta”.

Un’immagine di Alberto Casiraghy nella sua casa-atleier (foto di Grazia De Cesaris)

L’amicizia con Alda Merini

Dagli anni Ottanta Alberto Casiraghy ha ideato le edizioni Pulcinoelefante, libercoli di sole quattro pagine, tagliate a mano, e composti di un verso o un aforisma e un disegno d’autore, tutti a tiratura limitata ma a prezzo politico (10 euro, quello di copertina).

Casiraghy, con il suo macchinario manuale, ne ha composti undicimila in questi anni, un patrimonio impreziosito dal sodalizio con la poetessa Alda Merini con cui ha composto oltre mille fortunati titoli.

Dadaista, surrealista e appassionato della cara vecchia carta, Alberto Casiraghy attraversa la nostra epoca con garbo: i suoi “Pulcini” – Alda Merini li chiamava con affetto “librini” – sono oggi contesi sul mercato dai bibliografi, mentre l’intero archivio della casa editrice è conservato presso Casa Boschi Di Stefano ed è di proprietà del comune di Milano.

Un artista puro

Casiraghy non ha smesso di stampare, ma ha affiancato all’attività di poeta-tipografo quello di artista puro. Di questo e del suo rapporto con il mondo naturale e animale parla la mostra appena aperta nel capoluogo lombardo: curata dal librario antiquario Andrea Tomasetig, amico di lunga data dell’artista, non è solo una rilettura inedita delle edizioni Pulcinoelefante, ma la presentazione di una visione del mondo profondamente legata agli elementi naturali, alle stagioni, agli “amici animali”, alle necessità e ai nutrimenti primordiali e ai sentimenti più profondi dell’uomo.

Nei suoi testi esposti in mostra trovano posto il vento, i suoni, gli alberi, le radici, il bosco, il fiume: Casiraghy sa meravigliarsi delle loro infinite risorse e questo suo panteismo, quasi un moderno e laico Cantico delle creature, è un’ottima chiave di lettura per capire la sua poetica.

Animali fantastici e dove trovarli

E se dell’allestimento colpisce soprattutto il centro della sala, al cui soffitto sono soavemente appese diverse edizioni del Pulcinoelefante, accanto ai disegni e ai libri sono presentati anche lavori di formato più grande, vere e proprie opere d’arte realizzate dall’artista nei tempi della pandemia e dell’isolamento forzato.

Alberto Casiraghy non poteva fermare la sua regolare produzione di bellezza e così nei mesi tragici della pandemia ha trovato nell’attività artistica rifugio e sollievo. Ecco apparire allora una galleria di animali antropomorfi e fantastici, capre occhiute e agnellini, pesci che volano, uccellini e nidi, scale sospese verso l’infinito o il nulla, il mare e i suoi abissi, barchette di gusci di noce, fili d’erba e fiori poetici o astratti che si stagliano solitari ed essenziali.

Suddivisa in sei sezioni e scandita su un centinaio di pezzi, la mostra si presenta come una Wunderkammer dove la creatività di Casiraghy ha libera espressione: si resterebbe ore a osservare sotto le teche gli acquerelli, a leggere le poesie e a immaginare, almeno per un momento, di far parte del magico mondo di questo geniale essere umano.