WANDAVISION, il nuovo Sandokan

– No… datemi da bere… brucio.

– Da bere? Che cosa?

– Di quella birra, – rispose il disgraziato.

– Ah no, Eccellenza. Questa è esclusivamente per noi e poi voi, come indiano, non potreste berne poiché noi inglesi, onde aumentare la fermentazione della birra, vi mettiamo qualche pezzetto di grasso di mucca.

– Voi, Eccellenza, sapete meglio di me che, per voi indiani, quell’animale è sacro e chi ne mangia andrà soggetto a pene tremende quando sarà morto. –

Sandokan e Tremal-Naik fecero uno sforzo supremo per trattenere una clamorosa risata. Ne poteva inventare altre quel demonio di portoghese? Perfino il grasso di mucca nella birra inglese! (Emilio Salgari, Alla conquista di un Impero)

Quando, nel 1976, la Rai se ne uscì con lo sceneggiato Sandokan, io avevo già letto ogni libro di Salgari (Sàlgari, ci tengo) mi fosse capitato a tiro. Cinque anni prima avevo addirittura chiesto (e ottenuto, sui libri mia madre non ha mai badato a spese) una costosissima edizione gigante de Il secondo ciclo della giungla curata da Mario Spagnol. Edizione che, essendo in pesante carta patinata, finì col rovinarmi la vista e migliorarmi la vita. Ma, dicevamo, lo sceneggiato: per motivi di sceneggiatura, il buon Sollima fu costretto a trascurare personaggi importanti come il fido Kammamuri e perfino il mio amato Tremal-Naik, e io mi presi una collera che, sebbene addolcita dal ricordo di Philippe Leroy e di Adolfo Celi, mi porto ancora dietro. E quando dico che mi presi collera, intendo dire che mi presi davvero collera, tanto che alla fine gli amici mi intimarono di smettere di lamentarmi (non fu una buona idea, perché mi lanciai su Sven Hassel e feci parte di un battaglione di punizione nazista per qualche anno). Questo per dire che tu, a un ragazzino, i suoi eroi non glieli devi toccare nemmeno in buona fede. Me ne sono ricordato perché, qualche mese fa, mi è capitato di andare a parlare di serie tv con dei ragazzi (tutti molto in gamba, devo dire) di un liceo, e, tra una chiacchiera e l’altra, mi hanno tutti raccomandato di non perdermi Wandavision, la serie Marvel di questa settimana, e che mi è capitato di vedere solo qualche giorno fa. E lì ho capito due cose: che Scorsese ha preso un abbaglio e che i ragazzi di oggi (o una minoranza di loro, come minoranza eravamo noi lettori accaniti) hanno le stesse passioni e le stesse fissazioni dei ragazzi di una volta. Ma andiamo con ordine.

Scorsese: lo amo. Ho visto tutti i suoi film, ognuno almeno (e mi tengo basso) cinquanta volte e lo ritengo, insieme a Clint Eastwood, il più grande regista vivente. Ora, qualche tempo fa ha montato una piccola polemica sui film Marvel: «Molte saghe cinematografiche sono fatte da persone di notevole talento e capacità. Si vede, sullo schermo. Il fatto che quei film a me non interessino è una questione di gusti e temperamento. So che se fossi più giovane, se fossi cresciuto più tardi, sarei probabilmente stato entusiasta di vedere questi film, e magari persino di farne uno io stesso. Ma sono cresciuto in un altro periodo storico e ho sviluppato un gusto per i film – per quello che furono e potrebbero essere – che è lontano dall’Universo Marvel tanto quanto la Terra è lontana da Alpha Centauri». Ora, secondo me il vecchio Martin, qui, ha perso un colpo. Innanzitutto perché i suoi film sono – a parte forse un paio – una saga, eccome se lo sono. E poi perché gli è sfuggito il fatto che i ragazzi adorano quei film perché, come le nostre fissazioni dell’epoca (Salgari, ma anche Dumas e altri), richiedono conoscenza e devozione. Intendiamoci, puoi vederti Avengers: Endgame senza sapere quasi nulla dei personaggi, ma è come non sapere che Aramis è, più che donnaiuolo, un mezzo pappone. Parlando coi ragazzi, mi sono accorto che la loro passione per Wandavision deriva dall’amore o dall’odio che, negli anni, hanno sviluppato per i loro eroi: esattamente come facevamo noi che tolleravamo quel babbasone di Sandokan solo perché c’era Yanez; esattamente come noi fan dei Goodfellas sopportiamo le gigionerie di De Niro solo perché poi Scorsese ci risarcisce con una bella dose di Joe Pesci. Ecco, parlando coi ragazzi e vedendo il loro entusiasmo per questa serie, che è bella e che vi consiglio (anche se dovete vedere prima in ordine cronologico tutti i Marvel per gustarvela come si deve), ho sentito nelle loro voci la stessa passione di quando ero un ragazzino fanatico. Dice, bella riuscita che hai fatto. Beh, sarete belli voi. Su Disney+.