Come Elon Musk ha portato Tesla al successo (rischiando di affondarla)

Di solito, quando leggiamo di Elon Musk, è per qualche sua affermazione o azione stravagante.

Nell’immaginario collettivo, il magnate di SpaceX e Tesla è uno degli uomini più ricchi e folli del pianeta. Uno che annuncia viaggi privati nello spazio e costruisce dal nulla un’azienda aerospaziale. Che si fissa con le auto elettriche e tira fuori dal cilindro una vera casa automobilistica, e si mette a fare concorrenza ad aziende che hanno alle spalle un’esperienza di oltre cento anni.

Il genio che ha inventato Paypal e poi l’ha venduta, diventando milionario. Ma anche il “pazzo” che sfida Vladimir Putin a risolvere la questione della guerra in Ucraina con un incontro di judo.

O che, come l’ex presidente americano Donald Trump, accusa Twitter di non permettere la libertà di espressione e annuncia di voler creare un social network tutto suo.

Il latin lover che, ai tempi del divorzio di Johnny Depp, attraversava il mondo per stare con l’ex moglie di lui, Amber Heard. Un riccone che una ne pensa e cento ne fa, e che ha sempre l’aria di saperne una più del diavolo.

LA NASCITA DI TESLA

Ma chi è davvero Elon Musk? Un cane sciolto, un antieroe, un ciarlatano o tutte e tre le cose insieme? A provare a dare una risposta è il giornalista americano Tim Higgins, nel libro La scommessa del secolo. Elon Musk e la nascita di Tesla, edito in questi giorni da Mondadori.

La cover del libro-inchiesta di Tim Higgins.

Molti vogliono che le cose siano in bianco e nero, ma con Musk non può funzionare“, dice Higgins, che in 480 pagine rivela la vera storia di Tesla, la cui fondazione tutti attribuiscono erroneamente al magnate sudafricano con cittadinanza canadese e naturalizzato statunitense, “Musk può essere sia l’eroe che il cattivo, a seconda del giorno e del problema“.

Il libro di Higgins ricostruisce in maniera dettagliata un’impresa impossibile: costruire da zero una supercar sportiva totalmente elettrica e, con questa, avviare una nuova casa automobilistica. “Una cosa è creare un social network quando tutto quello che esiste già è MySpace. Tutt’altra è prendere di mira alcune delle maggiori aziende al mondo e sfidarle sul loro stesso terreno, con qualcosa che hanno imparato a fare – spesso a prezzo di grandi sofferenze – in oltre un secolo“, scrive Higgins.

Ma Musk, che ha creato da solo la sua ricchezza partendo da zero, non è tipo da mettersi paura: è un visionario che sa come inseguire i propri sogni. Di più: sa come indurre gli altri a crederci e li spinge a sostenerlo versandogli milioni e milioni di dollari.

DAL SUDAFRICA A PAYPAL

Nato in Sudafrica, avido lettore fin da bambino, al punto da chiedere a sua madre divorziata di poter vivere con il papà che a casa ha tanti libri, a 24 anni arriva in California per un dottorato in fisica applicata e scienza dei materiali.

È il 1995 e, invece di studiare, Musk fonda con il fratello Zip2, un’azienda di software web che sviluppava guide cittadine online per i gruppi editoriali, dopo aver convinto un gruppo di investitori a finanziarli. Poi inventano PayPal che, nel 2002, sarà acquistata da Ebay per 1,5 miliardi di dollari. Musk ha 31 anni e diventa ricchissimo.

L’anno dopo fonda Space X, con l’obiettivo di sviluppare un’architettura per il trasporto interplanetario di massa completamente riutilizzabile. Nel 2004 l’imprenditore, la cui unica esperienza con le auto era stato l’acquisto di una supercar McLaren dal valore di un milione di dollari dopo la vendita di Zip2, entra a far parte di Tesla, una casa produttrice di veicoli elettrici e pannelli solari.

RITARDI E DEBITI

Contrariamente a quello che tutti pensano, Musk non ha mai fondato la casa automobilistica del quale è poi diventato CEO e product architect. Ma ne è diventato l’anima: Tesla, senza Musk, non esisterebbe.

Il suo merito? Avere una visione unica di quello che i consumatori desiderano e riuscire a vendere il sogno agli investitori. A leggere il libro si rimane stupiti da come Tesla per anni sia stata una macchina per mangiare denaro contante: aveva bisogno di un pasto continuo di soldi per rimanere in vita.

Musk è riuscito a ottenere quel denaro vendendo la sua visione più e più volte, nonostante i notevoli ritardi nella produzione e nella consegna delle auto annunciate.

Per quindici anni Tesla è stata un’anticamera dell’inferno, assediata dai rivali, messa sotto pressione dagli investitori, schiacciata dai debiti, oppressa da problemi tecnici.

Lo stesso Musk si è spesso dimostrato il peggior nemico dell’azienda: i suoi tweet hanno portato la società sull’orlo del collasso più di una volta. Ma il magnate aveva dalla sua, oltre alla capacità di vendere sogni, anche quella di motivare i dipendenti.

È capace di convincerli a lavorare senza sosta e a ritmi massacranti. “C’era chi divorziava, chi si licenziava e andava via, un sacco di sconvolgimenti familiari“, scrive Higgins. “Un giorno riunì i dipendenti intorno a una torta e disse loro che dovevano continuare a spingere, dovevano far uscire la Model S, e poi sarebbe venuta la nuova generazione. Quella avrebbe potuto rendere davvero popolare il brand. ‘So di aver chiesto tantissimo a tutti voi, e che avete lavorato duro’ esordì. ‘Mi piacerebbe potervi dire che non dovremo lavorare più di così, ma invece sì: in futuro dovremo farlo. Se non lo facciamo falliremo, e precipiteremo come una meteora. Ma se lo facciamo, quest’azienda potrebbe arrivare a valere anche 200, 250 dollari ad azione’. In molti tra i presenti avevano scrollato le spalle e avevano pensato che il loro capo fosse un folle. Non potevano immaginare che molti anni più tardi il prezzo sarebbe stato di gran lunga superiore“.

HAPPY ENDING?

Oggi che Tesla vale circa mille dollari ad azione, secondo l’indice Nasdaq, ripercorrerne l’avventura è come rivivere da vicino la storia di Elon Musk, del suo ego e della sua sfrontatezza, che lo hanno portato a diventare dal nulla l’uomo più ricco del mondo.