La mostra “immersiva” di Diego Marcon

La mostra di questa settimana non è una mostra come tutte quelle che fino ad oggi vi abbiamo raccontato qui, su Visioni di Tortuga. Più che una mostra, è un’esperienza artistica totale e richiede una buona dose di “tenuta” perché fortemente coinvolgente. Persino commovente.

Lo spazio è quello del Teatro Gerolamo di Milano: in piazza Cesare Beccaria, in pieno centro, a due passi dal Duomo e da piazza Fontana, si affaccia un piccolo teatro, una sorta di Scala “in miniatura”.

Il paragone non è azzardato: costruito in pochi mesi nel 1868, il Teatro Gerolamo è dotato di una piccola platea, di due ordini di palchi e un loggione. Al soffitto e alle pareti spiccano le decorazioni di Giuseppe Mengoni, lo stesso che ha firmato la Galleria Vittorio Emanuele.

Il teatro Girolamo di Milano

Per i milanesi del Novecento questo era il teatrino delle marionette: qui si sono esibiti a lungo i Colla, un’istituzione in questo campo. Qui, negli anni Sessanta, Paolo Grassi ha portato il meglio dei recital milanesi (con personaggi come Dario Fo) e sempre qui, nel periodo seguente, c’è stato abbandono e chiusura fino al 2017 quando i restauri hanno riportato all’antico splendore gli interni di questo teatro-bomboniera.

È questa la sede scelta dalla Fondazione Trussardi per celebrare il ventennale delle sue attività: l’istituzione ha scelto di essere nomade, senza un museo fisso, senza alcuna collezione permanente, senza premi da omaggiare.

E da due decenni si adopera per cercare nella città di Milano spazi insoliti e poco noti e frequentati per animarli con progetti inediti di arte contemporanea. Quest’anno, per tutto il mese di giugno, la scelta è caduta appunto sul Teatro Gerolamo, una “piccola Scala” che merita una visita.

Dentro, vanno in scena i Dramoletti di Diego Marcon, che è un artista lombardo (classe 1985, è nato a Busto Arsizio) che si è distinto già nelle passate edizioni della Biennale di Venezia e di cui una personale è in programma dal prossimo autunno alla Kunsthalle di Basilea (Have you checked the children, dal 27 ottobre 2023 al 21 gennaio 2024).

Noto per i suoi intensi video, cortometraggi, sculture e installazioni, presenta una sua prima antologica con notevoli lavori. Quello a maggiore impatto emotivo si averte subito, grazie a una particolare colonna sonora, non appena entrati a teatro: è Ludwig, un’animazione digitale, in cui, tra vari sprazzi di luce in mezzo al buio della sala, scorgiamo un bambino a bordo di una nave in tempesta, con una lanterna in mano, che canta una ninna nanna struggente (con un testo che, persino al primo ascolto, trasmette brividi: “mi sento proprio giù/ vorrei tirar le cuoia/ e non pensarci più“, recita uno dei versi più toccanti della video installazione).

L’aria stessa è composta da Diego Marcon ed eseguita in collaborazione con il coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala ed è parte essenziale dell’opera che ipnotizza il visitatore come fosse un carillon. Ci troviamo in un teatro dove andavano sul palco marionette per far ridere i bambini e ora abbiamo davanti agli occhi tutti i drammi di un’infanzia contemporanea infarcita di insicurezze, paure, mal di vivere, senso di abbandono.

Difficile staccarsi dalla platea e dai palchi ma, quando lo si fa, si nota che la mostra procede grazie a una serie di videoproiezioni animate che punteggiano lo spazio. All’ultimo piano, in quella che è solitamente la piccola caffetteria, è installata un’altra opera ad altissima intensità: si intitola The Parents’ Room e presenta la cameretta di un ragazzo e i lamenti del padre e della madre che gli sono vicino, mentre attorno la natura (nella forma di un uccellino o delle foglie dell’albero) si fa viva.

L’installazione The Parents’ Room

La poetica bellezza del lavoro di Diego Marcon, artista dal tratto raffinato abile a lavorare con le nuove tecnologie, plasma gli spazi del Teatro Gerolamo e ci fa riflettere sulle contraddizioni del nostro tempo.

La mostra è aperta al pubblico fino al 30 giugno ed è a ingresso libero, così come tutti i progetti promossi dalla Fondazione Trussardi.