Gli scenari post 11 Settembre in”Homeland”

Noi non siamo assassini, Mira, siamo spie. Noi non uccidiamo se non ce né bisogno. Cerchiamo di raggiungere degli obiettivi, ma sempre e solo per la difesa del nostro Paese.”

Homeland – Caccia alla Spia rientra nell’ampio panorama di film e serie tv che raccontano l’attività dei servizi segreti a livello internazionale, come 24, The Night Manager, The Americans.

Lo spionaggio spiegato ai Millenial

La serie, ideata da Alex Gansa e Howard Gordon, conta un totale di otto stagioni ed è disponibile su Disney+ STAR. Per buona parte della critica è riuscita a rendere più umano e comprensibile un mondo ricco di contraddizioni, segreti e strategie ambigue a un occhio e una mente poco esperti in materia. Spiega l’intelligence persino ai Millenial, rivoluzionando il genere spy-thriller e dimostrando che le spie dei tempi moderni non sono più ispirate al classico James Bond.

I primi a portare le spy story in Tv? Gli israeliani

Non tutti sanno che i primi a portare lo spionaggio sul piccolo schermo sono stati gli israeliani, quindi non è un caso che Homeland sia l’adattamento americano della serie israeliana Hatufim (nota anche con il titolo Prisoners of Wars) ideata da Gideon Raff.

Nicholas Brody (Damian Lewis) è un sergente della Marina degli Stati Uniti che torna a casa e viene accolto come un eroe dopo otto anni di prigionia in Iraq. Dato per disperso, l’uomo sorprende famiglia e colleghi quando torna alla sua vita, ma non tutti credono alla sua versione dei fatti. Tra questi l’agente della CIA Carrie Mathison (Claire Danes) che è convinta che Brody sia al servizio di Al Quaeda e agisca come spia ai danni del suo Paese, progettando un attentato.

Lo scenario post 11 Settembre

Film e serie tv che trattano il tema dello spionaggio chiamano in causa inevitabilmente la storia e l’ordine geopolitico a livello globale, pertanto la cura della sceneggiatura deve ricercare autenticità e credibilità per rendere il prodotto degno di rispetto. In Homeland la componente storico-politica si unisce a storie personali e più intime, puntando all’intrattenimento di diversi target di pubblico. Le sfumature dei vari personaggi sono in continua evoluzione secondo le esperienze che vivono, da soli o in relazione a chi incontrano sulla loro strada.

Carrie Mathison, nel corso delle otto stagioni, diventa una donna determinata e autoritaria, l’agente della CIA che risolve ogni problema, indipendente, che non si arrende e non si lamenta quando qualcosa non va secondo i piani. Ma è decisamente un’antieroina con la sua dipendenza da alcol e pillole, il suo bipolarismo e i rapporti personali non proprio impeccabili.

Viene tessuta una tela di intrighi, corruzione, congetture, per analizzare lo stato di salute dell’America contemporanea. Secondo il Los Angeles Times Homeland è la prima serie che racconta una storia post 11 settembre con tutti gli elementi necessari: “È politicamente risonante, emotivamente straziante e avvincente da guardare”.

Dal piccolo schermo alle librerie

Dalla serie televisiva, Andrew Kaplan ha tratto due romanzi, Carrie’s Run: A Homeland Novel nel 2013 (pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Homeland: In fuga) e Saul’s Game: A Homeland Novel nel 2014.

Essere una spia non significa aspettare tranquillo che il nemico si pari davanti al tuo fucile. Si vive in una giungla, spesso nell’oscurità, con scarse informazioni e colleghi inaffidabili.”