Il fascino irresistibile dei cattivi maestri

Negli anni Trenta del secolo scorso è ambientato Gli anni fulgenti di Miss Brodie, uscito nel 1961 e consacrato da Time, nel 2005, fra i migliori romanzi inglesi contemporanei.

Nell’opera di Muriel Spark, incontriamo uno dei personaggi oscuri più affascinanti della letteratura: forte lo è, come spesso i cosiddetti leader negativi. Manipolatrice altrettanto, come molti docenti consapevoli del loro carisma fuori del comune ma non sempre del potere che esso può esercitare su menti plastiche come quelle adolescenziali.

Impossibile non ricordare l’iconica figura del professor John Keating, protagonista de L’attimo fuggente e salutato dagli allievi come il “Capitano”, eternato da Whitman, che guida in mare aperto e cambia i destini della flotta.

Eppure Dante, affascinato dai condottieri innamorati di “virtute e canoscenza” di cui il più luminoso è Ulisse che, con parole mirate, trascina i compagni a morte certa oltre le colonne d’Ercole, sa che l’intelligenza può in breve trasformarsi in consigli inopportuni e “fraudolenti”, immagina che un girone infuocato attenda coloro che abusano dell’intelletto astuto e che la malia di un bel discorso abbia fatali conseguenze.

La signorina Brodie non guida navigli né sfida oceanici mostri, ma fonda una sorta di piccolo tiaso nella Edimburgo del 1936. Il fulgore è per lei il periodo della vita in cui ogni persona, trascorsi gli anni informi della giovinezza, dovrebbe esprimersi con determinazione.

Prima che la senilità giunga rapinosa ad azzerare vigore e progetti. Gli anni della maturità o, meglio, gli anni in fiore o il fiore degli anni, per rendere con efficacia il termine inglese del titolo originale, The Prime of Miss Jean Brodie.

Jean ripete ossessiva alle allieve che sta vivendo il prime della propria esistenza, il suo fulgore dunque, una fase che le ragazze non hanno ancora raggiunto. In Jean si riconosce una frequente tipologia di docente: colui che tende a proporsi nell’azione didattica in modo egotico e autoreferenziale.

È una donna narcisista che, con abilità e pazienza, si è posta l’obiettivo di rendere le menti delle pupille impermeabili a qualsiasi influenza diversa dalla propria.

Una volta individuati i caratteri più duttili, inizia un’opera di persuasione che trae nutrimento dalla leggenda cresciuta intorno alla sua persona. Jean diventa un idolo laico che le prescelte dovranno adorare senza spirito critico.

Ama ripetere con enfasi un paio di frasi significative: “Se date retta a quello che vi dico, farò di voi la crème de la crème”, oppure “Datemi una bambina a un’età influenzabile e sarà mia per tutta la vita”.

Evidente la necessità forse inconscia di proporsi come educatrice esclusiva: mitomane e a tratti meschina, esibisce una mentalità ristretta e inversamente proporzionale all’ego smisurato. Non contempla il fallimento educativo, la volontà di potenza deve concretarsi in uno stile di vita e in comportamenti riusciti purché aderenti al suo.

Non è un caso che Miss Brodie ammiri, in modo superficiale e privo di autentica conoscenza degli eventi, personaggi politici autoritari, come Mussolini e Francisco Franco. Verrà per tali discutibili simpatie licenziata dalla scuola conservatrice in cui insegna, la “Marcia Blaine”.

Giorno dopo giorno le scelte della docente, solo in apparenza ribelle alle norme istituzionali, si traducono in una didattica monolitica e giocata sul consenso. Le allieve da cui Jean pare suggere vita ed energie sviluppano un senso di appartenenza che le inducono a vedere in lei un esempio da imitare.

Jean racconta le esperienze vissute all’estero e gli artisti che ama, ma condivide anche le alterne vicende sentimentali che l’hanno segnata. Dà appuntamento alle ragazze al di fuori dell’orario scolastico e le porta a teatro o per musei.

Un paradigma pedagogico che si traduce in pratiche interessanti, quando sprona le allieve a confrontarsi con stimoli culturali che non troverebbero nei manuali. Miss Brodie è una professoressa moderna: appende alle pareti delle aule, coprendo immagini che la annoiano, poster di opere d’arte, oppure con un proiettore mostra foto scattate durante i numerosi viaggi.

Insomma, possiede uno stile anticonformista: innegabile è il fascino esercitato sul gruppo di cui si prende cura. Purtroppo il suo privato è problematico e si riflette sull’ambiente circostante: miss Brodie è instabile e deve colmare antichi vuoti affettivi.

Fatica a controllare il furor, a cui non pone limiti, necessari per non superare confini che con gli studenti andrebbero mantenuti. Compie scelte ed esprime giudizi che odorano di plagio e risulta una figura educativa discutibile, una copia in negativo di John Keating.

Il romanzo dell’autrice scozzese richiama all’etica della consapevolezza, indispensabile se il lavoro scelto comporta relazioni impari e pericolose, quando non sostenute dal buon senso. La protagonista è una donna inquietante che in parte tradisce il mandato di un bravo maestro, cioè generare preziosa curiositas: i Romani sapevano che è parola sacra e duplice, dai risvolti ambigui.

Motore primigenio di ogni essere umano che brama il sapere e il possesso perenne, nel vano tentativo di controllare il micro e il macrocosmo, può distrarre dalla ricerca interiore, spostando l’attenzione degli uomini su oggetti o situazioni esterne.

Quasi due millenni fa Apuleio ne fece il tema centrale del suo Asino d’oro, il cui protagonista, Lucio, cerca salvezza e significato nella poliedrica conoscenza ma sarà condannato a uno stato di animalità degenerata, finché non comprenderà che l’anima necessita d’altro. Di una rivelazione che travalichi l’esperienza, di una spiritualità che permetta di controllare l’ùbris.

Che siano il curiosus Lucio a zonzo per la ctonia Tessaglia o le fanciulle in fiore della terra di Macbeth, tutti hanno bisogno di mentori e di guide. Ci sono bravi e cattivi maestri, piccoli e immensi, nessuno perfetto. Il prime agognato da Jean Brodie è cosa buona e giusta ma non può diventare un fine assoluto, altrimenti il rischio è alto: se il desiderio è male indirizzato, il prezzo da pagare coinvolge la comunità.

Non siamo isole sperdute nell’Atlantico, come la montagna del Purgatorio intravista da Odisseo multiforme e dalla “compagna picciola” che non lo ha abbandonato.

Nemmeno le ragazze della “Marcia Blaine” lasciano sola miss Brodie e ne ricorderanno ombre e luci per gli anni a venire. L’ardore, su tutto, che spinge al folle volo, sempre. Fino a quando il mare si chiude sopra di noi, fino al precipizio.

Ma come e perché poi “negar l’esperienza”, se la veglia è breve e la clessidra ormai svuotata? Anni fulgenti, anni in tasca.