Pater Mayle e il suo “grand tour” in Provenza

Ho scoperto questa piccola gemma preziosa leggendo l’introduzione di una guida sulla Francia Meridionale: Un anno in Provenza di Peter Mayle viene citato come un libro cult della letteratura di viaggio.

Progetto di fare una vacanza in Provenza da più o meno quindici anni fa, quando sono stata in vacanza in Costa Azzurra con un’amica. Mi manca l’altra metà della mela. Per ora la sorte turistica mi è avversa e giusto nel momento in cui scrivo avevo pianificato di essere al tavolino di un bistrot di Aix en Provence, ma niente, anche questa volta ho dovuto rimandare.

Nel mentre però mi sto documentando per bene. Edito la prima volta in Inghilterra nel 1989 ed uscito in Italia con la casa editrice EDT, Un anno in Provenza è il primo libro di Peter Mayle sulla terra che l’ha ospitato per venticinque anni, da quando ha abbandonato la city londinese e gli affari per dedicarsi alla scrittura (è suo anche il libro Un ottima annata, da cui è stato tratto il film con Russell Crowe). È un classico ed è divertentissimo.

Non un itinerario turistico, ma un modo di vivere

Non pensate di trovare le dritte sulle meraviglie artistiche e naturali da visitare. Nel suo primo anno in Provenza Peter Mayle ha fatto essenzialmente due cose: diretto i lavori di ristrutturazione della sua casa (anche per installare il riscaldamento e non gelare in inverno, stagione che si presenta con grande disappunto degli abitanti) e degustato la cucina provenzale.

Ci sono dodici capitoli, ciascuno dedicato a un mese dell’anno 1989, che lo scrittore ha trascorso interamente con la moglie a Ménerbes, nel Luberon.

Ogni capitolo è costellato di aneddoti e informazioni dettagliate su come vivono i provenzali, sulle loro abitudini e il loro carattere. Mayle ci restituisce una fotografia di questa regione della Francia negli anni Ottanta, quando era ormai da tempo la meta di vacanza prediletta da Inglesi, Parigini, Svizzeri e Tedeschi. È l’autore stesso a usare sempre la lettera maiuscola quando parla di Francesi, Provenzali o Parigini, tipi umani che non sono per niente caricaturali, ma spontanei e genuini, come gli occhi dell’autore.

Esilaranti sono i ritratti degli “amici” Inglesi che continuano ad auto invitarsi per una vacanza a casa di Mayle, al fresco della sua piscina, con l’ottima cucina di sua moglie. Il risultato è un libro spassosissimo, da leggere tutto d’un fiato.

La filosofia del “normalement”

Normalement” è il termine francese di cui si avvale sempre la squadra di operai che ha messo a soqquadro per un anno la casa di Peter Mayle. Quanto ci vorrà per fare questo lavoro? “Normalement” due settimane, ma naturalmente prima di tre mesi non si conclude nulla.

La stagione dell’edilizia in Provenza segue i tempi del turismo: quando arrivano londinesi e zurighesi che devono fare lavori nella loro seconda casa, tutti gli operai si precipitano per non perdere la commessa. Chi vive in Provenza può aspettare.

Monsieur Menicucci era il capo della banda: idraulico, elettricista, piastrellista e muratori, tutti ruotavano attorno all’eroe che aveva installato la caldaia, con i suoi pantaloni pesanti di velluto anche a luglio. Riusciranno a terminare la ristrutturazione per Natale? Probabilmente no, fino a quando la moglie di Mayle non ha un’idea geniale per mettere tutti sull’attenti.

Il pessimismo dei contadini

Diverse pagine sono dedicate alla vita dei contadini, in particolare dei viticoltori. Faustin è il vignaiolo della proprietà dello scrittore, che con moglie e figlia cura la viti che per la produzione di vino e per l’uva da tavola. Disgrazie e sciagure sono sempre preventivate dalla sua bocca, quasi con compiacimento e divertimento.

Effettivamente a chi si aspetta sempre il peggio, le cose non possono che andare bene. E così riesce a raccogliere l’uva in tempo prima che un forte temporale si abbatta sulle sue viti. A proposito di pessimismo, il personaggio più interessante è indubbiamente Massot, che vive come un arcigno e simpatico eremita in una casa malandata che vuole vendere per un milione di franchi.

Piazza cartelli con scritto “Attenzione vipere” ai confini della proprietà per scoraggiare i campeggiatori tedeschi e lascia i cani sguinzagliati, anche quando distruggono completamente i copertoni delle auto di passaggio.

Le vipere ci sono davvero e quando si va a funghi è importante non dimenticare di mettere degli stivali di gomma alti per proteggersi dai morsi. Oppure portarsi una donna, visto che secondo il detto provenzale riportato dall’autore: se una vipera morde un uomo, l’uomo muore, se una vipera morde una donna, muore la vipera.

Continue scoperte per il palato

Fu una rivelazione: dopo aver mangiato per anni il pane quasi per dovere, più o meno come un’abitudine fissa, fu come scoprire un nuovo cibo”. Non solo il pane acquista un nuovo gusto, ma anche l’olio, che lo scrittore acquista direttamente al frantoio e ne descrive l’assaggio come “un raggio di sole”.

Complici i lavori in casa che in un certo periodo hanno toccato la cucina, Mayle e la moglie si avventurano alla scoperta dei ristoranti tipici, frequentati dalla popolazione locale. Armati della guida gastronomica Gault Millau, ancora reperibile in edizioni aggiornate ogni anno, scoprono le delizie culinarie della Provenza, che vengono descritte nei particolari.

Le scoperte per il palato raggiungono mete inaspettate e l’autore rende partecipe chi legge con un senso dell’umorismo che oggi rasenterebbe il politicamente non corretto. “Camminando verso casa, udii uno sparo e mi augurai che Doufur avesse sbagliato la mira. Per quanto fossi vissuto qui a lungo, non c’era dubbio che non avrei voluto diventare come uno di queste parti. E, visto che preferisco osservare un cinghiale sui suoi quattro zoccoli, piuttosto che su un piatto, non voglio fare il Francese adottivo. Adorino pure, i Francesi, il loro stomaco: preferisco mantenere le distanze tra me e la mania sanguinaria che mi circonda. Questi nobili sentimenti durarono fino all’ora di cena, in cui mia moglie mi servì un coniglio selvatico, arrostito alle erbe, con la senape, che ci aveva portato Henriette. Ne presi due volte: il sugo, reso spesso dal sangue, era così buono!”.

Bon appétit et bonne lecture!