L’Italia a Cannes parte dai libri

Entrambi i film italiani in concorso al festival di Cannes 2022 – molti considerano italiano anche il film di Valeria Bruni Tedeschi, Les Amandiers ma già dal titolo appare evidente che la maternità è quasi al cento per cento francese (del resto al centro della storia, autobiografica, c’è la scuola di teatro del regista Patrice Chéreau che l’attrice ha frequentato da giovane) – nascono in libreria.

Da Nostalgia di Ermanno Rea, (Feltrinelli, 2016) è tratto l’omonimo film di Marco Martone con protagonista l’onnipresente Pierfrancesco Favino. E da Le otto montagne di Paolo Cognetti (premio Strega nel 2017) il film, omonimo anche in questo caso, diretto dalla coppia (anche nella vita) belga Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, con un cast tutto italiano: Alessandro Borghi e Luca Marinelli, rispettivamente, Bruno e Pietro, oltre a Filippo Timi, nella parte del padre di Pietro ed Elena Lietti in quello della madre.

Origini letterarie a parte, i due film hanno almeno un paio di altre cose in comune: entrambi raccontano storie di amicizia al maschile e gli sceneggiatori (nel caso di Nostalgia, Ippolita Di Majo, moglie del regista e da sempre autrice dei suoi adattamenti cinematografici) hanno scelto la via della fedeltà al testo.

Protagonista di Nostalgia è Felice Lasco, quarant’anni vissuti in un altro continente, ormai di casa al Cairo, in Egitto, dove ha lavoro e moglie.

Dopo aver lasciato Napoli quindicenne e non esserci mai più tornato, rimette piede nella sua città di nascita per andare a trovare la madre.

Dovrebbe restare per poco. Invece, per un richiamo misterioso, tra malia e maledizione,  i vicoli del quartiere Sanità lo attraggono a un punto tale da non riuscire più ad andare via.

Mario Martone sul set di “Nostalgia”

I ricordi di quando era ragazzo riemergono. In particolare la memoria del più caro amico di allora, Oreste Spasiano (interpretato nella versione adulta da Tommaso Ragno), nel frattempo diventato il boss del quartiere.

Un camorrista che gestisce spaccio di droga e prostituzione, ma che Felice sente in qualche modo ancora vicino, un amico al quale lo lega un antico patto di lealtà che non intende spezzare.

Quanto alle Otto montagne, il film è, come il romanzo di Cognetti, una storia di formazione. Che prende forma grazie a un rispecchiarsi nelle differenze e nelle lontananze di due bambini, poi ragazzi, infine giovani uomini destinati a essere “fratelli”.

Pietro, cresciuto in una Torino che più grigia non si può, conosce Bruno quando i suoi genitori decidono di affittare casa in un minuscolo villaggio sui monti della Val d’Aosta dove ogni anno tornano per le vacanze estive.

Se all’inizio ognuno dei due sembra riconoscere la propria libertà nei limiti dell’altro (Pietro scopre di desiderare gli spazi aperti e l’indipendenza di cui gode Bruno. Mentre a quest’ultimo manca la famiglia protettiva e le opportunità che la città offre all’amico), il passare del tempo e le esperienze rimescoleranno destini, sogni e percezioni.

Un’immagine del film “Le otto montagne”

Trama e personaggi diversi a parte, a separare libri e rispettivi film è un qualcosa di più profondo.

Quello delle Otto montagne è un viaggio psicologico ed esistenziale nel quale, tra le righe, si leggono anche riferimenti “alla cronaca”: dalle contraddizioni della società in cui viviamo, sempre più inurbata e sempre più nostalgica del bel tempo che fu, alla critica di quell’immagine idealizzata della natura che appartiene solo a chi cerca il verde in vacanza (Da cui l’incapacità a preservare davvero luoghi e patrimoni culturali).

Nostalgia, invece, è un racconto fuori dal tempo, ambientato in un luogo puramente interiore. Napoli si fa spazio della memoria, e la trama, come ha raccontato lo stesso Martone, ha i toni universali del dramma mitologico.